La nave dei vinti



Leonardo Gori
La nave dei vinti

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Con La nave dei vinti, Leonardo Gori fa un regalo ai suoi lettori scrivendo il terzo e finora sconosciuto capitolo della saga di Bruno Arcieri, capitolo che poi è il seguito della sua nuova versione di Nero di Maggio (con la principesca visita di Hitler a Firenze nel maggio 1938) e di La finale (Parigi 1938, con l’esaltante finalissima del Campionato del Mondo, allo stadio Colombès: la leggendaria partita del 4 a 2 contro l’Ungheria, la seconda Coppa Rimet conquistata dagli Azzurri in quattro anni). Vi dico dubito che Gori ha centrato in pieno lo scopo, che aveva dichiarato nella sua intervista a Milano Nera del 12 aprile, di scrivere « un romanzo-romanzo, ovviamente sempre noir, ma senza troppi legami con il “genere” – sia perché segna una discontinuità con il ciclo precedente, conclusosi (per il momento), con “L’Ultima scelta”, ambientato nel 1970. “La nave dei Vinti”, infatti, si svolge Genova e Firenze nella primavera del 1939: ritroviamo quindi il capitano Bruno Arcieri, ancora legato alla sua rigorosa visione del mondo, ma già sulla via giusta per cominciare a mettere in discussione sé stesso e le sue convinzioni. Ciò mentre è alle prese con un mistero che ha al centro i prodromi della Seconda Guerra Mondiale, di cui quest’anno cade l’ottantesimo anniversario.» Ho scelto di riportare una per una, le parole di Leonardo Gori perché è indubbio che con La nave dei vinti, ha costruito un romanzo in grado di far percepire al lettore il nascere di nuove emozioni, sentimenti, idee e capacità decisionali del suo protagonista. Insomma, sempre secondo Leonardo Gori, sarà “una specie di romanzo di formazione”. Ma “La nave dei vinti” è anche romanzo arricchito da una robusta trama noir che supporta una drammatica avventura densa di colpi di scena, di suspense e di azione… Gennaio 1970: Bruno Arcieri guarda bruciare nel portacenere del bar della stazione di Firenze il biglietto aereo, che avrebbe potuto portarlo da Elena, in Israele. Ḕ un taglio netto, definitivo. Ormai ultrasessantenne, ha scelto di rinunciare a lei per sempre, non partirà mai più. Ḕ mezzanotte, ci sono solo Marie, il conforto della sua presenza, il vederla seduta al tavolino accanto a lui, la sua dolcezza e la sua cauta curiosità sui fantasmi che tornano dal passato. Quei fantasmi di una vecchia storia, compressi troppo a lungo, pronti a traboccare e che Arcieri decide di condividere con Marie, la donna del suo futuro. Una grande storia che Leonardo Gori affida a un lungo, quasi interminabile, racconto notturno che comincia a mezzanotte davanti a un bicchierino di cognac al bar della stazione e continua fino alle tre di notte, dipanandosi in un lungo giro a piedi, con per gelida cornice Firenze di notte, le sue vie e le sue piazze, per concludersi di nuovo per strada la mattina dopo. Genova marzo del 1939: Bruno Arcieri, capitano dei Carabinieri da pochi mesi in servizio a Roma, da poco agente del SIM con ufficio segreto in Piazza Navona, è stato spedito là in fretta e furia dal Comandante, il suo nuovo capo, per una missione urgentissima e misteriosa con Nanette, conturbante trentenne dal passato difficile, diventata collaboratrice esterna dei Servizi. Un’improvvisa partenza notturna che gli ha persino impedito di avvertire Elena Contini, in arrivo da Firenze per stare con lui. Il suo compito è salire su un piroscafo inglese, attraccato nel vecchio porto con una grossa falla subita durante una tempesta, che trasporta un carico di profughi, spagnoli e non in fuga dalla guerra civile, partiti da Barcellona, per verificare l’identità dei passeggeri. A bordo nel salone della nave trova un prestigiatore che ha organizzato uno spettacolo per uomini, donne e bambini. Degli squadristi sono già sulla nave e stanno torchiando in malo modo il comandante. Arcieri deve imporsi e far valere la sua autorità per allontanarli. Usando il prestigiatore come interprete, scopre dal capitano che qualcuno ha ucciso e nella stiva c’è un cadavere non identificato. Ma la sua missione si complica quando riceve l’ordine di collaborare con un emissario del Vaticano, il vescovo Eugenio Winkelmann. Il vescovo deve incontrare un agente segreto, nascosto tra i profughi, nome in codice Morgan, che sarebbe in possesso di documenti molto importanti sul patto di non belligeranza pronto a essere siglato tra Molotov e Ribbentrop. Documenti di vitale importanza e che forse potrebbero scongiurare l’invasione della Polonia e il dilagare del nazismo. Arcieri sale a bordo e comincia gli interrogatori nel tentativo di individuare l’agente Morgan. Ma la situazione è tesa e difficile. Bisogna trovare il modo di far sbarcare i passeggeri assediati dagli squadristi e, nonostante l’abile diversivo organizzato da Arcieri, l’operazione si rivela molto più complessa e impegnativa del previsto, tra letali agguati di spie, profughi che non possono essere rimpatriati e devono trovare una via d’uscita, agenti che fanno il doppio gioco e un avventuroso susseguirsi di inseguimenti. Mettendo a fuoco quei terribili mesi che precedettero lo scoppio della guerra e l’Europa stava per cominciare a slittare verso il baratro, Leonardo Gori rievoca per bocca di Bruno Arcieri l’atmosfera angosciante che incombeva sul mondo intero. E mette, lui, uomo di cultura, innamorato della letteratura anglosassone e della musica d’oltreoceano, del jazz, il militare retto, abituato a ubbidire, l’uomo senza tessera di partito, già antifascista nel segreto dell’ animo, di fronte ai primi seri dubbi, alle prime vere scelte decisionali. Quelle che hanno formato il Bruno Arcieri del 1970, che romanzo dopo romanzo, facendolo diventare un uomo segnato dall’età, dalle esperienze vissute e dalla disillusione. Un personaggio gravato dall’esigenza di ricordare e di spiegare, anche a se stesso, cosa hanno significato quei drammatici eventi, quali conseguenze hanno avuto nella sua storia forse addirittura cambiando radicalmente la sua visione di vita. Poi nello stesso romanzo, vincendo i limiti del tempo e dello spazio, Gori fa incontrare di nuovo le donne di Arcieri, tutte e tre espressioni del suo mondo interiore, del sogno, del desiderio del mito e della quotidianità. Ognuna rappresenta una faccia del suo universo personale: Elena Contini è l’ideale che non può tornare, Nanette giovane e splendida rappresenta il perduto mondo delle finzioni delle ombre profumate, Marie è l’oggi, l’attuale serena concretezza di un possibile futuro.
Dalla nota dell’autore: Il romanzo ha tratto ispirazione da una storia vera: il 23 marzo del 1939, una nave inglese, la Burrington Corbe, partita da Valencia, diretta , a Sète, in Francia, e con a bordo più di novanta profughi marxisti in avaria dopo una burrasca nel Golfo del Leone attraccò al porto di Oneglia. Una settimana dopo, convocato il console inglese, fatti sbarcare quattro spagnoli che lo desideravano, dopo aver chiuso la falla a poppa e riparato i danni più significativi, riuscì a riprendere il largo e dirigersi finalmente verso la sua meta originaria.

Patrizia Debicke

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