La ragazza nell’acqua



Robert Bryndza
La ragazza nell’acqua
NewtonCompton
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“La ragazza nell’acqua” è in realtà una bambina di sette anni, Jessica Collins, scomparsa misteriosamente un giorno di agosto: un caso di rapimento rimasto senza soluzione. Ventisei anni dopo la detective Erika Foster, ispezionando il fondo di una cava sommersa dall’acqua dove, secondo una soffiata, è nascosta una partita di droga, si imbatte in una busta di plastica contenente un piccolo scheletro: sono i resti della piccola Jessica. Tanto basta per riaprire una ferita che il tempo non è mai riuscito a ricucire completamente: indagini sbagliate hanno lasciato strascichi non solo nella famiglia della piccola, ma anche in chi le ha condotte. E ora che il fato riporta tutto a galla, la paura di un altro buco nell’acqua si fa sempre più grande. Paura: un’emozione che non ci si può permettere di provare, se si vuole davvero arrivare alla verità questa volta.
Robert Bryndza alza il tiro e confeziona per la terza indagine condotta dalla sua brillante creazione, il commissario di polizia londinese Erika Foster, un intrigante giallo. Forse più che l’indagine in sé, a risultare interessanti sono le parti in cui l’autore cattura la devastazione psicologica che la sparizione di un bambino crea in chi lo conosce: genitori, fratelli, amici di famiglia, membri della comunità in cui è cresciuto. Ma soprattutto in chi è chiamato a dare loro una risposta che sembra non volere arrivare. Come Amanda Baker, la commissaria a cui ventisei anni prima era stato affidato il caso Collins: l’incapacità di risolverlo le è costata la carriera, ma non è mai troppo tardi per prendersi una rivincita.
Il microcosmo di personaggi efficacemente congegnato da Bryndza, permette di esplorare diverse tematiche di dirompente attualità che emergono in superficie: l’infanzia violata, il mondo della pedofilia e delle perversioni sessuali, il fanatismo cattolico che sfocia in estremismo, l’omosessualità e le sofferenze per il non essere accettati, l’alcolismo e altre dipendenze figlie dell’insoddisfazione umana e personale. E a fronte di un impianto generale che risulta essere piuttosto convincente, si finisce per perdonare all’autore qualche piccola ovvietà, soprattutto nella stesura dei dialoghi.

Giulio Oliani

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