La strategia della clarissa



Cristiano Governa
La strategia della clarissa
Bompiani
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Grasso, poco agile, non troppo sveglio, tutt’altro che sciupafemmine… il commissario Carlo Vento è il perfetto antieroe, e La strategia della clarissa  di Governa è a sua volta un antigiallo. Al suo interno troviamo tutti gli ingredienti principali del poliziesco: omicidio, indagini, colpevole. Eppure c’è qualcos’altro, qualcosa che a prima vista sfugge al lettore, come sfugge a Carlo che tra una ricerca e l’altra ci racconta frammenti della sua vita, della sua famiglia. Già nel titolo abbiamo il primo indizio: il riferimento alla clarissa ci indirizza a Paola, la sorella di Carlo, una suora di clausura sui generis che entra ed esce dal convento, attraverso la lavanderia, per recarsi a far visita al fratello. È lei il perno della narrazione, con la sua fede incrollabile e libera da pregiudizi, che non si fa rinchiudere tra quattro mura e che ha una naturale vocazione per le indagini. Il suo aiuto sarà fondamentale per Carlo, per condurlo alla soluzione del caso. E altrettanto utile si rivela Elio Fantini, l’immancabile spalla investigativa del commissario, con il suo fiuto e la sua propensione all’ascolto che lo pongono sempre un passo avanti.
Ma veniamo alla vicenda. Tutto inizia con la scomparsa di una quindicenne a cui si affianca in contemporanea la scomparsa di un cinquantenne, vedovo e suo vicino di casa. Come se non bastasse Paola, nel libro delle grazie del convento, trova delle frasi inquietanti che potrebbero preludere a degli omicidi. E una serie bizzarra e inspiegabile di omicidi effettivamente avviene, nel cuore della riviera romagnola. Carlo deve trovare velocemente il bandolo della matassa, sollecitato dal questore Ventura e inizia così un inseguimento balneare affiancato dall’arguta sorella. Il passato, tanto dei due fratelli, quanto degli altri protagonisti, torna ad affacciarsi sotto forma di canzoni, poesie, ricordi e ha un peso non indifferente nella comprensione dei motivi che riguardano tanto la scomparsa del vedovo e della ragazza quanto la catena di omicidi. Non aspettiamoci una soluzione definitiva, quella non c’è, proprio come nella vita. C’è un avvicinarsi, un tendere al limite, un mettere insieme il concatenarsi dei fatti, le spiegazioni scientifiche, ma non un senso conclusivo, un qualcosa che ponga la parola fine. Carlo, nella sua essenza di antieroe, non ha la verità in tasca, ha solo mezze e confuse verità che possono bastare per chiudere il caso e soddisfare il questore ma non danno quel senso di appagamento che si ritrova nel classico poliziesco dove è facile distinguere il buono dal cattivo, il colpevole dalla vittima, dove l’investigatore al termine rende note tutte le sfumature e dissipa ogni dubbio perché il lettore possa usufruire della funzione catartica che si aspetta dal romanzo.
E così, perdendoci tra Bologna e la riviera, affrontiamo anche noi il viaggio esistenziale dei due fratelli che, tra passato e presente, tra amori che vanno e ritornano, ci porta a indagare su di noi, le nostre paure, i nostri desideri inconsci, il nostro bisogno di affetto e a scoprire alla fine che forse l’unico vero colpevole è dentro di noi e per trovarlo servono un pizzico di ironia e di follia.

Cristina Bruno

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