La verità dell’Alligatore

Massimo Carlotto al festival Nebbiagialla 2009


Massimo Carlotto
La verità dell’Alligatore

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A Marco Buratti piace il blues.
Marco Buratti cantava il blues, suonando il rubbuoard con i suoi Old Red Alligator, nei locali di periferia avvolti dalla fitta nebbia della Pianura Padana.
Per questo lo chiamano Alligatore. Fin dai tempi nei quali il Portello (quartiere di Padova) era gagliarda sede del malaffare padovano e non il popoloso quartiere dormitorio di oggi dove “…ogni cinque portoni una pizzeria al trancio e ogni dieci una lavanderia a gettoni e ovunque cumoli di biciclette arrugginite, incatenate ai pali delle segnaletica stradale…”
Venne arrestato all’alba l’Alligatore. Per un motivo di cui non seppe nulla e di cui non parlò visto che “…semplicemente non aveva nulla da dire…” Magnifico personaggio borderline, in questo romanzo ci viene presentata la sua “verità”. Si muove con sicurezza come il mitico Dylan Dog, alla ricerca dei motivi oscuri, dei poteri nascosti e tenebrosi che tengono le fila e i fili della vita economica e politica della Padova-bene.
Ma cosa è successo? Alberto Magagnin sta scontando una pena a diciotto anni di reclusione per un reato che forse non ha commesso. E’ in regime di semilibertà e quindi può uscire dal carcere qualche giorno la settimana. Ma proprio in una di queste sere non si è ripresenta alle porte della prigione. E’ scomparso e rischia grosso perché la giustizia su queste cose va giù pesante. La richiesta di aiuto arriva da un avvocato, Barbara Foscarin, legale e forse qualcosa di più dell’uomo scomparso.
Perché coinvolge l’Alligatore? Perché in galera Marco Buratti “…passò la sua prigionia senza vedere e senza sentire e questa cosa fece di lui una specie di saggio a cui rivolgersi quando c’era qualche problema da risolvere…”. Un intermediario insomma. Un ruolo questo che svolge anche fuori di galera: è un investigatore privato molto particolare con addosso l’ossessione della giustizia.
Sente che Magagnin è innocente e che il reato per il quale è stato condannato non gli appartiene. Ma il caso non è semplice perché sono troppi gli interessi in gioco. Un continuo gioco di maschere, un turbinio di situazioni anche al limite dell’assurdo che vedranno sfidare l’Alligatore e il suo fidato compagno Beniamino Rossini.
Personaggio straordinario questo Rossini. Delinquente di lungo corso e che aveva lasciato Milano “perché ormai invasa da spacciatori e infami” per rifugiarsi a Punta Sabbioni per dedicarsi ai suoi commerci poco legali con la Dalmazia.
E’ un caso spinoso si diceva…di omicidi ce ne saranno, di schermaglie con delinquenti, poliziotti e giornalisti pure. Il tutto in un perfetto mix di suspance e verosimiglianza con quello che la realtà tutti i giorni offre ai nostri occhi.
Perché Carlotto con maestria, porta alla luce quello che per molti anni è rimasto sommerso: anche nel ricco nord e nelle sue bigotte provincie venete, malaffare e potere hanno allungato inesorabilmente i loro poderosi tentacoli.

 

 

Marco Zanoni

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