La vittima



andré héléna
La vittima
fanucci
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Una compagnia di balordi tenta il gran colpo con lo spaccio di droga. Un poliziotto per riconquistare la stima della moglie getta al vento al sua vita.
Parigi (ma con lei la Francia intera), in un momento imprecisato degli anni Cinquanta è già calata con entrambi i piedi nella fase industriale del crimine. Scorrono le vite e s’ingarbugliano le esistenze.
Ispirate da piccoli, lievi e insignificanti gesti in sé. Ma che liberi di scendere a valle compongono una tragedia di cui nessuno può dirsi solo e semplice spettatore.

Con La vittima la riscoperta di André Héléna si arricchisce di un nuovo testo (e siamo a quota 6). Questa volta nel versante Fanucci (e siamo a 2).
Héléna il maestro. Il vero flâneur nero della letteratura del Novecento. Lo racconta ogni libro. Lo testimonia ogni suo scritto.
Prendete questo. Si manda giù come un bicchiere di cognac quando la testa è pesante, ma bisogna tenerla accesa. Come una sigaretta fumata a tempo di record quando c’è da rimettere in fila i pensieri e agire il prima possibile. La strada ci reclama. Anche se sappiamo che il suo canto nove su dieci ha in serbo per noi liriche oscure.
Botte da orbi, confetti di piombo che ci fischiano nelle orecchie, tradimenti, fughe, sesso più che altro come punizione e, manipolando Franco Battiato, senza eccessivo dispiacere per quei corpi in terra senza più calore. La sua terra è questa. Anche se in mezzo al marcio è ancora possibile farsi colpire dalle ore felici. Il vero oppio con cui qualche suo protagonista ogni tanto tinge le proprie ore.

Héléna è un Omero bastardo. Il Céline che scova bassifondi a tratti ancora più bassifondi di quelli dentro cui apriva gli occhi quello autentico. Lui la sua vita l’ha munta quanto ha potuto, respirando il più possibile da vicino l’atmosfera e lo spirito che si trovano nei suoi romanzi. Purtroppo è la vita che se lo è giocato con una mano di carte truccate. Proprio come in un suo romanzo. Se i due editori coinvolti nella sua riproposizione (Fanucci appunto e Aìsara) fanno i bravi ci attende un godimento unico. Optima tempora currunt.

corrado ori tanzi

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