La voce nel buio – Enrico Luceri , Antonio Tentori a Paura sotto la pelle 2

Luceri_Tentori_La voce del buio_Cover (1)Paura sotto la pelle 2, brividi nelle parole e nelle immagini.
Giovedì 29 e venerdì 30 novembre 2018, ore 10.00 e 14.30, Aula magna Giovanni Pascoli e aula Forti -Via Zamboni 32-BO
Tra gli ospiti:
Enrico Luceri e Antonio Tentori
, gli autori de La voce del buio (Mondoscrittura, 2018, 165 pagine) provengono da mondi diversi, la narrativa il primo e il cinema il secondo, che però si incontrano nella medesima passione per la scrittura: quella in giallo per Luceri, penna storica del Giallo Mondadori nel quale ha esordito nel 2008 vincendo il Premio Alberto Tedeschi, e quella della sceneggiatura per Tentori, che ha collaborato con registi del cinema thriller e horror del calibro di Lucio Fulci, Dario Argento, Joe D’Amato e Sergio Stivaletti.
In realtà, Luceri è anche autore di due sceneggiature e Tentori di numerosi racconti, oltre che della novelization di Inferno, il film di Dario Argento del 1980.
Dalla loro collaborazione ne La voce del buio scaturisce un romanzo intensamente visivo, filmico nel vigore delle immagini, nell’efficacia dei piani sequenza e nella soggettiva dell’assassino.
L’Ombra, il serial killer del racconto, uccide donne diverse per età e condizione sociale, da una prostituta d’alto bordo a una manager di un’importante agenzia pubblicitaria, che sembrano non aver nulla in comune salvo un’intensa bellezza e una rosa, reale o simbolica, quale firma dei delitti. Sul suo cammino incontra Anna Ranieri, vice ispettore della Polizia di Stato e profiler di solido intuito.
Anna in realtà è coinvolta nelle indagini anche da implicazioni personali, poiché non è convinta dell’apparente suicidio della sorella Giulia, che lei stessa ha ritrovato in fin di vita, immersa nell’acqua del bagno, con i polsi tagliati e una rosa recisa abbandonata sul bordo della vasca.
La caccia al killer sarà piena di insidie, sprofondata nell’oscurità delle ore serali che il killer predilige per i suoi delitti e nel buio in cui Anna stessa sembra precipitare, creato dalle sue paure e dai dubbi che la mente sembra proporle senza sosta.
Impeccabile, a questo proposito, il racconto dell’incubo che apre il romanzo: un crescendo di angoscia che si moltiplica a ogni passo della protagonista nell’appartamento in cui si muove senza riconoscerne le stanze, l’epitome di tutti gli incubi, ovvero la paura della paura che alligna nei recessi più profondi del nostro essere.
Il romanzo non vuole sfuggire a nessuno degli stilemi cari al genere giallo-thriller – l’assassino che si muove nell’ombra vestito di nero, non cammina ma scivola incorporeo, sembra confondersi con i muri dei palazzi, quale immagine sfuocata che svanisce nel nulla dopo aver colpito inesorabile le sue vittime – eppure li rinnova, in un racconto mai scontato che non concede pause al lettore.
Ecco quindi che le soggettive dell’assassino si alternano alla narrazione attuale, le une e l’altra accomunate dalla stessa intensità di tensione.
Anna Ranieri è protagonista del tutto credibile, nulla a che vedere con le wonder women cui certi serial anglosassoni ci hanno abituati, umanissima nelle sue paure e soprattutto nei suoi incubi, che rivelano non tanto un’attitudine premonitoria quanto un doloroso senso del vivere. Sorretta da una salda professionalità e da un intuito che lo è altrettanto, Anna perviene a una soluzione del mistero senza sbavature, in un finale non privo di sorprese e risvolti drammatici.
Andrea Carlo Cappi nella sua recente e acuta recensione chiama in causa il filone italiano del cinema e degli sceneggiati televisivi thrilling, che ebbe, soprattutto negli anni Settanta, un pubblico appassionato e una risonanza internazionale.
Non posso che concordare, ovvio, visto poi che il romanzo è dedicato a Dario Argento, maestro indiscusso di quel genere. Mi permetto però di corroborare il concetto aggiungendo che trovare le citazioni cinematografiche di omaggio alle pietre miliari di quel genere, come sempre accade leggendo i romanzi di Enrico Luceri, è un vero divertimento per il lettore.
Ecco quindi che la luce riflessa dal neon ospedaliero sulla lama del bisturi impugnato dall’assassino manda bagliori argentei nella penombra, richiamando le sequenze di Una lama nel buio di Robert Benton (Still of the night, 1982). Il frequente ricorso al termine “sipario”, per alludere allo scenario allestito con gusto teatrale dall’assassino nella ricostruzione dell’evento scatenante il suo trauma, non è certo casuale ma rimanda a Il sipario strappato (Torn curtain, regia di Alfred Hitchcock, 1966) e anche alle macabre atmosfere di Opera dello stesso Argento. Altrettanto il Teatro delle Rose, in evidente stato di decadenza, con le poltrone lacere e il suo sipario strappato, all’ombra del quale avviene uno dei delitti più efferati.
L’assassino indossa poi cappello e impermeabile nero, chiara allusione a Vestito per uccidere (Dressed to kill di Brian De Palma, 1980), ma prima ancora agli stilemi di Mario Bava in 6 donne per l’assassino (1964).
Senza infine dimenticare che l’intera narrazione è essa stessa un continuo rimando a suggestioni visive: una tra tutte, il battito delle palpebre che è paragonato a scatti fotografici in sequenza.
Il romanzo è dunque un inno ritrovato al cinema di paura, di cui entrambi gli autori sono autorevoli esperti, in un alternarsi di scatti in bianco e nero al quale si sottrae il rosso pieno e drammatico della rosa, indizio dell’assassino, che solo contrasta quella scala cromatica. Su tutto però s’impone il buio, a trasformare la realtà e ad alterare i contorni consueti, anche i più famigliari, assumendo una dimensione onirica dalle “cadenze magiche e spaventose di un sogno a occhi aperti”.
ENRICO LUCERI è un autore di gialli classici. Ha scritto ventidue romanzi, più di sessanta racconti, quattro saggi e due sceneggiature, oltre a una decina di articoli.
Fra le opere più recenti: La Donna di cenere, con Marzia Musneci (Damster Edizioni, 2018L’ora più buia della notte (Giallo Mondadori, 2017); Dietro questo sipario (Damster, 2017), Solo dopo il crepuscolo, scritto insieme a Sabina Marchesi (Damster, 2016), Uno, due, stringi le mie mani tra le tue (FlimFlam, 2016), Punto improprio (Delos Digital, 2016), Le colpe dei figli (Mondadori, 2015), Lacrime di donne tradite (Delos, 2015), Buio come una cantina chiusa (Mondadori, 2013), Le strade di sera (Hobby&Work, 2012), Il mio volto è uno specchio (Mondadori, 2008, Premio Tedeschi) e Fata Morgana (Delos, 2015), quest’ultimo realizzato insieme ad Andrea Franco.
Gg_MN_ELuceri_ATentori_la-voce-del-buio_rece_004ANTONIO TENTORI è stato il precursore, insieme ad Antonio Bruschini, della critica cinematografica di genere italiana. Nel tempo, Tentori ha proseguito le sue ricerche nella varie branche del cinema di genere pubblicando dizionari critici con Profondo Rosso, Solfanelli e altre case editrici, diventando uno dei più esperti del settore, al punto di essere chiamato a collaborare per la stesura di molti copioni da grandi registi del terrore del calibro di Lucio Fulci (Un gatto nel cervello, 1990), Sergio Stivaletti (I tre volti del terrore, 2004 e Rabbia furiosa – Er canaro, 2018) e Dario Argento (Dracula 3D, 2012). Tra le sue attività, fu anche l’aiuto regista per Lucio Fulci in Demonia (1990). A suo nome, anche importanti incursioni nella narrativa horror come Nero profondo. Di recente pubblicazione, l’opera a due mani con Enrico Luceri La voce del buio, per Mondoscrittura.

Giusy Giulianini

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