L’assassinio di Polly Carter – Robert Thorogood



Robert Thorogood
L’assassinio di Polly Carter
Time Crime
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L’ispettore Richard Poole è accaldato e infastidito. È bloccato sull’isola tropicale di Saint-Marie, costretto a vivere in una vecchia baracca traballante sulla spiaggia, con seri problemi a trovare da ogni parte  una tazza  decente di tè. Con per  unica compagnia una lucertola che tutto vuole meno che sloggiare, come se quel bungalow fosse solo casa sua …  Quella mattina poi, ma vi pare possibile che un pappagallo in volo gli abbia cacato dentro la tazza di tè che stava bevendo mentre faceva colazione in veranda?…  E invece è proprio ciò che gli succede alla prima pagina!
Seconda divertente avventura, anche letteraria, L’assassinio di Polly Carter di Robert Thorogood che si rifà alla  celebre serie televisiva Delitti in paradiso. Nuova avventura  che, anche stavolta   vede  come protagonista  Richard Poole,  ispettore londinese del Metropolitan Police Service, la quarantina passata, serio, professionale e sempre ligio alle regole. Con suo ehm disappunto, un bel giorno  ha scoperto di essere stato trasferito a prestare  servizio a Saint Marie, sperduto atollo caraibico — ex colonia francese, ora dipendenza britannica d’oltremare – come nuovo capo del distretto di Honoré.
Richard Poole, classico inglese, scapolone, precisino, quasi maniacale, che si è sempre crogiolato  nel freddo e nel grigiore della capitale inglese, ora, covando nostalgia, deluso e frustrato mal sopporta la selvaggia natura della sua nuova sede lavorativa.  E tuttavia, nonostante la  sua avversione, il clima tropicale lo spinga ad auto flagellarsi, continuando a indossare stoicamente i suoi impeccabili abiti londinesi, deve ancora adattarsi a quel nuovo contesto ambientale.
Sappiamo già che Poole è un ottimo poliziotto dotato di un notevole  talento deduttivo (molto da giallo classico), che gli permette di risolvere casi all’apparenza inestricabili, basandosi anche su particolari piccoli e insignificanti. E che a Saint Marie  è a capo di una nuova squadra formata dalla  sergente Camille Bordey di origine francese, dall’agente Dwayne Myers, cordiale sciupafemmine decano della polizia , e dalla giovane recluta Fidel Best, ancora in rodaggio. Squadra che lo affianca con efficienza  nella gestione della stazione di polizia di Honoré, pur con  metodi d’indagine molto ehm “diversi”  dalla ferrea disciplina britannica. Ha stabilito presto   un buon rapporto con tutti loro, nonostante gli occasionali battibecchi verbali soprattutto con Camille, la bella collega.
Questa volta poi, Poole, udite udite, avrà quasi due casi per le mani.
Il primo vero e proprio riguarda la top model Polly Carter, molto famosa per il suo aspetto e il suo stile di vita,  che ha una casa sull’isola e che, secondo le prime testimonianze, si sarebbe suicidata buttandosi in mare dalla scogliera alla quale si accedeva dal suo giardino. Tutti i testimoni che in qualche modo hanno assistito alla scena, la sorella gemella in carrozzina , l’infermiera della sorella, l’agente, il marito quesi ex,  tutti ospiti di Polly alla villa,  sostengono  che lei  ha sì gridato di volersi uccidere ma non  aveva motivo di farlo e  che non l’avrebbe mai fatto. Ma ora  lei è morta e il suo corpo giace scomposto sulla spiaggia sottostante la villa. Quando l’ispettore  Richard Poole e la sua squadra arrivano sulla scena della disgrazia e  fanno un accurato sopralluogo, dopo avere notato  alcune incongruenze nei primi  rilievi, si trovano  tutti  d’accordo  nel sospettare che dietro quella  morte possa esserci  qualcosa di diverso. Era felice Polly? Non era felice? Aveva perso il vizio dell’eroina, che per anni l’aveva resa una schiava, o no? 
Dubbi, alcune incongruenze, piccole  ma che faranno presto  a trasformare un suicidio in un omicidio. E, a guardare meglio,  i potenziali sospetti, insomma amici/nemici che avrebbero avuto motivo di volerle male, potrebbero essere addirittura sette,  anche se poi  tutti loro sfoggiano alibi impeccabili e almeno apparentemente nessuno avrebbe potuto commettere l’omicidio. Ma poi …  una miriade di moventi. Cliare la sorella , proprio per colpa di uno stupida bravata di  Polly era finita  su una sedia a rotelle per il resto della vita, ma proprio per questo non sarebbe stata in grado di agire. La sua infermiera? Come? Il suo amante o la moglie  gelosa dell’amante? Il suo agente o il suo marito, amico e regista?  Come fare a raccapezzarsi, a non perdere la testa e magari  far fuggire impunemente un assassino?…
Il secondo caso poi,  per il nostro londinese ispettore trasferito ai Caraibi, è  una gustosa sottotrama comica legata a  sua madre, Jennifer Poole,  pignola e precisa come ha educato lui,  che arriva a Saint Marie da sola e pare decisa, al contrario del figlio, a godersi appieno il sapore e i colori dell’isola. E come se non bastasse  flirta allegramente , persino con l’agente Dwayne che si è offerto di farle  da cicerone…   Insomma, ohimè per Poole, quasi una catastrofe. Tutto gli  farebbe  pensare che il matrimonio dei suoi genitori sia avviato a  naufragare…. Deve darsi da fare, scoprire cosa è successo e vedere  se è  ancora possibile di fare qualcosa.
Ma ora ritorniamo al caso vero, che interessa superiori, stampa e pubblico. La squadra del distretto di Honorè   indaga, interroga  approfondisce con l’ispettore Richard Poole, matematicamente certo che il colpevole sia solo pronto a filarsela. Proprio per questo bisogna  riuscire a ogni costo a sbrogliare  il rebus di  un omicidio che inizialmente sembrava  un suicidio, aggravato da  una pletora di sospetti e false piste sparse artamente dappertutto. Non sarà che per arrivare a farlo  Poole  dovrà trasformarsi quasi in un  prestigiatore? Soprattutto anche per scoprire il perché  di un telefono finito sopra un lampadario.

Patrizia Debicke

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