L’assassino qualcosa lascia



rosa mogliasso
L’assassino qualcosa lascia
salani
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L’atmosfera di una Torino dei quartieri alti che ricorda La donna della domenica di Fruttero e Lucentini e un’Alma Peressi vagamente somigliante alla lady alto borghese Anna Carla Dosio, ma molto più infelice di lei, nonostante i vestiti, i gioielli e i beni al sole: la sua famiglia è in completo sfacelo, e lei affoga la sua solitudine nello Chablis, fra chiacchiere con l’amica Cicci e amplessi con il domestico cingalese. Suo marito, l’algido avvocato Giancarlo Peressi, appassionato giocatore di golf, si emoziona solo davanti a prestanti gigolò, che raccatta nei pressi della stazione ferroviaria di Porta Nuova; la figlia, Verena detta Titti, è tossicomane, anoressica e ninfomane, “roba da far invidia a un’attrice hollywoodiana”(pag.96). E’ proprio Titti la prima vittima, trovata uccisa con un colpo alla tempia nel giardino della sua villa. Poco dopo l’assassinio di Titti, viene ritrovato il cadavere di Azziz, pusher nordafricano e suo fornitore. Indagano i commissari Barbara Gillo e Massimo Zuccalà, di cui l’autrice tratteggia un ritratto ironico e divertente. Lei, bionda bellezza hichkochiana, single e accanita fumatrice, è infatuata fin dall’inizio dello zelante e scrupoloso collega siciliano, che ha un fisico da principe azzurro e maniere galanti. Alla fine tra i due sboccerà l’inevitabile idillio.

In quella che sembra una tragedia ristretta alla cerchia familiare, “una storia da far impallidire Eschilo” (pag.34), sono coinvolti anche personaggi sinistri e pericolosi come Guillaume Bogomili, un fanatico di Nietzsche e della teoria del superuomo, che tiene sotto scacco l’avvocato Peressi ed è capo di una banda. Fra intrighi e colpi di scena, l’assassino lascia un indizio che porterà alla soluzione del caso, e alla fine qualcuno guadagnerà inaspettatamente dalla vicenda…

Il romanzo, con prefazione entusiasta di Margherita Oggero, si distingue per la vena caustica e per il linguaggio diretto, colloquiale, non privo di disfemismi; un noir tra il comico e l’amaro, che scorre gradevolmente e fa sorridere.

gloria corbucci

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