Le spose sepolte



Marilù Oliva
Le spose sepolte
HarperCollins
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Vorrei descrivere Le spose sepolte come fossero una ricetta orientale: una bella manciata di giallo ( e dunque curcuma), che si serve con un mix di curry, fatto di cardamomo, cumino e coriandolo per far strizzare l’occhio al thriller, aggiungendo a piacere un bel pizzico di peperoncini rossi a guisa di noir. Noir che fa la sua comparsa e poi soffia misterioso, perché su Monterocca, immaginaria e “perfettina” cittadina emiliana sul bordo di un paradisiaco lago a 700 metri di altitudine, aleggia un’atmosfera cupa, mascherata dall’idilliaca apparenza di una realtà che parrebbe funzionare come un orologio. Ma è proprio vero o è tutta apparenza? Perché anche in questo paesino sperduto dell’Appennino Tosco-Emiliano si nascondono dei segreti. Buoni? Cattivi? Si tratta solo di fuga dal male, dal sopruso, dalla rapace prevaricazione, oppure? Ma ricominciamo a spiegare da zero.
La trama giallo- thriller – noir di Le spose sepolte è una accorta maschera, o meglio un pretesto, per introdurre e parlare di un tema forte e attuale come quello del femminicidio. La storia è ambientata nel bolognese, in questa cittadina che a tutti gli effetti è “La Città Delle Donne di Marilù Oliva” (dimenticate quella di Fellini), retta da una giunta in maggioranza femminile, immune del caos del traffico, con le sue attività praticamente autosufficiente, senza criminalità, dove le strade esibiscono solo nomi femminili (dedicati a persone famose o che hanno fatto la storia), dove soprattutto le donne ricoprono le cariche pubbliche più importanti e, visto che i ruoli si sono invertiti, gli uomini sono accettati, magari benvisti ma…come presenze di supporto e di contorno. Insomma un specie di femminile paradiso in terra.
Qualche anticipazione, ben poco, prometto, sulla trama. Un atroce delitto, l’omicidio di Mario Cionti, di Gubbio, rappresentante di articoli per l’agricoltura, ritrovato dieci giorni prima a Villanova con la gola tagliata e con degli spilloni di sei centimetri infilzati nelle parti molli, costringe la squadra dell’ispettrice della polizia Micol Medici, composta dall’atletico commissario Elio Maccagnini e dal sovrintendente Antonio Jacobacci, a fare un sopralluogo esplorativo a Monterocca. Il motivo è legato al fatto preciso che dal sangue della vittima risulta che, prima di essere giustiziata, le è stata iniettata una variante sperimentale del Pentothal. Ora questo prodotto, frutto di una meticolosa ricerca scientifica, data la sua particolare composizione a base di erbe officinali, può provenire solo dal Centro di Studi Rita (Montalcini) dell’Azienda Farmaceutica di Monterocca. Mario Cionti però portava sulle spalle l’atroce sospetto di aver ucciso anni prima la moglie. L’uomo era sfuggito alla condanna per mancanza di prove certe ma, pochi giorni dopo la sua uccisione, una comunicazione anonima permette di ritrovare il cadavere parzialmente mummificato della povera donna nel vecchio ossario del cimitero di Pontericcioli, in comune di Gubbio. Quindi, tirate le somme, Cionti era l’assassino della moglie e qualcuno (chi?) l’avrebbe punito? Il commissario è costretto a rientrare a Bologna per approfondire il caso lasciando a Monterocca i suoi due aiutanti a proseguire le indagini. L’ispettore Micol Medici, pur sotto pressione tra la madre insopportabile e invasiva e gli strascichi dei litigi con il fidanzato, gira per la cittadina, annusa l’aria, interroga minuziosamente. Ma un solo delitto non bastava perché salta fuori il corpo straziato di un altro vedovo, anche lui accusato di aver ucciso le moglie e di averne occultato il cadavere. Ucciso con lo stesso rituale impiegato con Cionti. Quindi sempre penthotal e spilloni, seguiti da comunicazione anonima per rivelare il luogo della sepoltura. E siamo a due spose sepolte. Poi, a ben guardare potrebbero esserci altri delitti o meglio esecuzioni simili sempre nel circondario bolognese. A quanto pare, la squadra di Micol Medici si ritrova nella sua zona una specie di killer di assassini di donne e, visto che in tutti i casi le vittime risultano positive a quella mutazione di Pentothal, l’assassino, o i suoi complici, devono per forza essere legati a Monterocca. Scavando più a fondo, molti degli impeccabili residenti della cittadina sembrano aver qualche scheletro ben nascosto nell’armadio. E purtroppo la folle perversione del male è un crudele mostro che viene da lontano e contagia senza pietà tutto ciò che ha toccato. Un mostro che va smascherato e fermato a ogni costo.
Ovviamente, tutti personaggi clou di Le spose sepolte, sono donne (e come si sarebbe potuto fare altrimenti?) Tra loro decisamente intriganti la sindaca Adele, la bella scienziata bionda, la dottoressa Ludmilla, sfiziosa la Circassa, misteriosa erborista con poteri quasi divinatori, e come dimenticare l’intraprendente eroina, l’ispettore Micol, che si impadroniscono della scena, assumendo un ruolo chiave. Insomma donne, donne e soprattutto donne. Ma calma e sangue freddo. Ci sono donne brave, forti, nettamente positive, ma può esistere anche l’altra faccia della medaglia fatta di donne gelide, spietate, vendicative e perfettamente in grado di sottrarre agli uomini il ruolo di carnefici.

Patrizia Debicke

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