Leonardo Padura Fuentes

Intervista a Leonardo Padura Fuentes, il quale nel corso del mese di aprile 2009 è stato insignito dal Presidente della Repubblica italiana, insieme a un altro illustre scrittore e sceneggiatore cubano, Senel Paz, del titolo di “Cavaliere dell’Ordine della Stella della solidarietà italiana”, onorificenza ricevuta all’ambasciata d’Italia di Cuba.

Come vive uno scrittore a Cuba?
A Cuba niente è semplice e uguale alle altre nazioni, Cuba è un paese speciale per condizione economica e politica.
E’ difficile spiegare la situazione, non tutti gli scrittori vivono allo stesso modo, hanno le stesse possibilità editoriali, e gli stessi interessi. A Cuba c’è un rapporto molto complicato tra lo scrittore e la sua professione, non esiste un mercato del libro, lo scrittore dipende economicamente dai diritti d’autore esteri o da altre attività locali. Per questo non sempre ha la concentrazione necessaria per scrivere romanzi. Se uno scrittore scrive un romanzo che viene pubblicato a Cuba, lavora per due anni e guadagna 10’000 pesos cubani, circa 400 euro. La vita a Cuba è talmente rincarata che per mantenersi deve svolgere anche altri lavori. I libri pubblicati a Cuba non sempre trovano un editore estero. D’altra parte, nella nostra situazione politica il libro deve essere approvato, a volte può contenere parti o frammenti che fanno decidere agli editori di non pubblicarlo. Inoltre è in atto un divorzio tra letteratura e media, è difficile che un romanzo arrivi al cinema o a una radio. Nonostante tutto ciò a Cuba ci sono molti scrittori, poeti, saggisti, drammaturghi che scrivono perché sentono la necessità di scrivere e perché sanno che per arrivare agli editori esteri prima bisogna scrivere e pubblicare. Io e altri  5 scrittori cubani (Senel Paz, Daniel Chavarria, Pedro Juan Gutierrez, Wendy Guerra, Ena Lucia Portela) abbiamo un rapporto diretto con gli editori esteri. I miei libri vengono pubblicati dal mio editore spagnolo Tusquets che concede l’autorizzazione gratuita di pubblicarli a Cuba e ne rivende i diritti in altre nazioni. Per lo stato cubano sono un buon contribuente che paga le tasse sui suoi guadagni esteri.

Riesce a viaggiare liberamente?
Come tutti i cittadini di Cuba necessito di un permesso di uscita del governo. Sono privilegiato perché mi è stato concesso un permesso per due anni e posso viaggiare insieme a mia moglie Lucia. Mi occorre anche un visto d’ingresso del paese che mi ospita. Finora non ho avuto alcun problema, tranne che negli Stati uniti, ho chiesto il visto  5 mesi fa e non mi hanno ancora risposto.

Dove vorrebbe vivere?
Mi piace vivere all’Avana, sono cresciuto al quartiere Mantilla dove la mia famiglia vive da generazioni. Mi piacerebbe vivere a Varadero ma solo se vincessi il premio Nobel potrei permettermi una casa lì!

Ci presenta Mario Conde?
E’ il protagonista di sei miei romanzi. E’ un personaggio che inizialmente era molto cubano ma diverso dai personaggi classici del genere poliziesco. La sua caratteristica principale è l’umanità. E’ un uomo con una sensibilità quasi artistica, con una gran nostalgia sia per il passato di Cuba che per un eventuale futuro, un grande senso della fedeltà e della decenza. Per tutte queste caratteristiche è sempre stato un poliziotto impossibile, più letterario che reale. Mario Conde è la lente attraverso la quale in tutti questi anni ho guardato la realtà cubana. Penso allo stesso modo riguardo a Cuba, alla società e realtà dell’Avana. Il suo personaggio è stato la mia chiave di comunicazione sia con i lettori cubani che con quelli degli altri paesi del mondo dove vengono pubblicati i miei libri. In questa serie di romanzi il genere poliziesco è un pretesto per raccontare il punto di vista di Mario Conde sulla realtà di Cuba.

E’ molto cambiata Cuba da quando ha iniziato a scrivere?
I romanzi con Mario Conde hanno dato la prospettiva dell’evoluzione cubana. I primi romanzi presentavano una società diversa, in questi 20 anni la vita politica e economica non è cambiata molto. E’ cambiato invece il modo di relazionarsi con l’economia e con il pensiero. A partire dal 1990 dopo lo smembramento dell’URSS Cuba è  entrata in una grande crisi che ha cambiato la società e la gente ha dovuto studiare strattagemmi di sopravvivenza in un paese dove nessuno può vivere con il proprio stipendio, le persone devono arrangiarsi anche per mangiare e per vestirsi. Ciò ha provocato un aumento dell’emigrazione tra i giovani, la decadenza materiale della città dell’Avana e l’impoverimento morale di molte persone, prostituzione, corruzione, droga, alienazione sociale. Tra i giovani si sono formate tribù urbane che si riuniscono soprattutto all’Avana, i freaks, gli emos, i rastas, sette di vampiri e di uomini lupo.  E’ aumentato il senso religioso sia verso la religione protestante che verso i santoni, le manifestazioni pubbliche di omosessualità ora sono tollerate, la Cuba di oggi è molto diversa anche all’interno del sistema politico e mantiene una sproporzione tra le necessità delle persone e quanto guadagnano. Il lavoro viene poco retribuito e una società dove il lavoro ha poco valore è una società malata.

Dove hanno maggior successo i suoi libri oltre a Cuba?
Soprattutto in Germania e Francia, in Spagna e Italia. Sono pubblicati in 17 paesi, entro la fine dell’anno dovrebbero arrivare a 20.

Vengono letti scrittori italiani a Cuba?
I libri stranieri che si leggono a Cuba sono solo traduzioni locali. Italiani contemporanei molto pochi, solo Valerio Massimo Manfredi, ora si pubblica poca letteratura estera perché non c’è abbastanza carta.   Anche gli autori cubani vengono pubblicati in modeste tirature.  Fino agli 80 si pubblicavano parecchi autori stranieri, non sempre recenti ma i migliori, Hemingway, Faulkner, Calvino Sartre, Pavese …

Ci sono stati molti cambiamenti con Raul Castro?
Non ho avvertito cambiamenti specifici nell’economia e nella politica, finora il governo di Raul è stato una continuazione di Fidel. In un primo tempo sembrava che Raul cambiasse le cose, poi non è successo niente.

Pensa che Obama potrà abolire l’embargo nei confronti di Cuba?
Penso di si, anche se non so se riuscirà a farlo e se i grandi gruppi economici glielo permetteranno.
Se potessi parlare con Obama gli direi in cubano “Compadre, nos jodas màs y quita el bloqueo!”
L’embargo non ha funzionato e la politica americana è un problema per Cuba, ci pregiudica nelle transazioni finanziarie. All’interno l’embargo è l’argomento che giustifica tutti i disastri economici, anche quelli che sono colpa dell’inefficienza cubana.

Come sono i rapporti tra intellettuali a Cuba?
Dipende dai caratteri, personalmente partecipo poco alla vita culturale, ho buoni amici scrittori, attori, pittori e musicisti con i quali mi trovo, ma cerco di dedicare il mio tempo soprattutto alla scrittura che è un lavoro solitario. Lavoro anche come giornalista e attraverso l’agenzia Inter Press Service collaboro con quotidiani  spagnoli ne con il Corriere della Sera come opinionista.

All’ultima fiera del libro di Torino è stata ospite virtuale Yoani Sanchez che non aveva ottenuto il permesso di uscita per venire in Italia. La conosce e cosa pensa del suo blog?
Non conosco Yoani, qualche volta ho letto il suo blog, penso che il non farla uscire da Cuba sia stato un errore e che l’abbia resa un personaggio importante. Nel suo blog racconta cose che a Cuba tutti vedono, le interpreta a suo modo ma credo che nella stampa cubana ci debba essere posto anche per queste interpretazioni. Le poche cose che ho letto sono vere, che il pane è cattivo, che gli ascensori e gli ospedali non funzionano ma sono cose che accadono in molti posti. Proprio Raul Castro ha detto che non tutti dobbiamo pensare allo stesso modo, anche se Yoani non la pensa come gli altri non si devono compiere questi atti violenti di repressione.

ambretta sampietro

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