L’eredità di Mrs Westaway – Ruth Ware



Ruth Ware
L’eredità di Mrs Westaway
Corbaccio
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Per il nuovo romanzo di Ruth Ware, L’eredità di Mrs Westaway (Corbaccio, giugno 2019, pagg.368), la storica Kirkus Rewiews ha evocato il carismatico fantasma di dame Agatha Christie, mentre il Washington Post ha chiamato in causa Daphne du Maurier.
Senza scomodare due indiscusse maestre del giallo, deduttivo e psicologico, mi accodo però al coro di consensi nel dire che la Ware, alla sua quarta prova, ha costruito un romanzo di catturante atmosfera nel quale si fondono con armonia accenti mistery e gotici, accompagnati da un non comune studio di personalità della protagonista.
Harriet Westaway, poco più che ventenne, è rimasta sola dopo la morte della madre Margarida, uccisa da un pirata della strada. Sbarca con fatica il lunario sul molo di Brighton con il mestiere che fu anche di sua madre, la chiromante, senza credere a illuminazioni paranormali ma sfruttando uno spiccato intuito nel comprendere chi le sta davanti. È inverno, i clienti scarseggiando e Harriet scivola sempre più nella disperazione perché non sa come ripagare il debito contratto con una banda di usurai, che ogni giorno si fanno più minacciosi. A offrirle una inaspettata opportunità arriva la lettera di un notaio, che la invita in Cornovoglia ad assistere come beneficiaria all’apertura del testamento di sua nonna, Hester Westaway. Peccato che Harriet non abbia mai avuto una nonna con quel nome. Per lei si tratta comunque di una fortuna insperata, non solo fuggire da Brighton e dai suo creditori, ma soprattutto appropriarsi di qualche migliaio di sterline seppure spacciandosi per chi non è. A St Piran l’accoglie Trepassen House, una imponente magione storica che ha conosciuto tempi migliori, la “sua” nuova famiglia di zii e cugini e una notizia sconvolgente: lei è l’unica erede di una ingente fortuna che comprende trecentomila sterline e l’intera dimora. Da quel momento per Harriet inizia una destabilizzante altalena di dubbi – sono troppe le coincidenze, ivi compreso la coincidenza tra il nome di sua madre e quello della figlia di Mrs Westaway – e rimorsi – per poche migliaia di sterline Harriet potrebbe anche macchiarsi della colpa di rubare a quei ricchi sconosciuti, ma qui si tratta di una ingente fortuna. E, inesorabile, si fa strada in lei la paura: la coscienza rimorde, mentre la neve stringe d’assedio la dimora e strani incidenti capitano a Harriet, sempre più rovinosi.
Una lettura godibile, dalla prima all’ultima pagina, cui non mancano solidità d’intreccio, convincente caratterizzazione dei personaggi e, soprattutto, un’efficace resa del clima emotivo cui un’ambientazione ritratta con sapienti pennellate gotiche fa da potente cassa di risonanza.
Harriet è una ragazza di oggi che indossa sneakers e sdruciti abiti dark e mangia fish and chips, ma lo dimentichiamo appena varca il portone di Trepassen House e incontra la perfida e irrispettosa governante, in un duetto che, questo sì, è un chiaro omaggio alle atmosfere di Manderlay in Rebecca.
Come altrettanto palesi sono i tributi, questa volta alla Christie: la filastrocca d’apertura dedicata alle gazze, sulla falsariga delle tante nursery rhymes di Agatha, e l’agguato a Harriet che ci riporta all’indimenticabile Testimone silenzioso, con il filo teso tra due chiodi arrugginiti della scala per la mansarda.
Forse però la cifra più convincente del romanzo sta in quella trama sottile e perfida di dinamiche famigliari che la Ware ha saputo mettere in scena con convincente realismo: avidità, competizione, privilegi esistenti da sempre, che la morte della matriarca fa salire oltre il livello di guardia, fino al più irreparabile dei crimini.
A riecheggiare, ancora una volta, l’amara riflessione di André Gide, la famiglia altro non è che: “Focolari chiusi; porte serrate; geloso possesso della felicità”.
Una volta tanto, il titolo scelto per il mercato italiano è più convincente di quello originale (The death of Mrs Westaway): a incatenare il lettore infatti non è tanto la sua morte, quanto il mistero della sue ultime e perfide volontà testamentarie, che escludono del tutto gli eredi legittimi per designare una sconosciuta “nipote”.

 

Giusy Giulianini

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