Libri per ragazzi: Sottovoce di Fulvia Degl’innocenti

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Sottovoce
Pelledoca

Già la prima pagina fornisce un inquietante segnale al lettore quando Caroline al cimitero con la nonna davanti alla lapide di un bambino morto investito da una macchina sente il brivido di una carezza leggera sulla spalla e una voce che sussurra: “Dov’è la mia palla?”. Come si sa, le regole del giallo proibiscono tassativamente la commistione di paranormale e poliziesco, sarebbe troppo facile se in una camera chiusa l’assassino fosse un fantasma. Ma in un libro per ragazzi si può, purché con un certa logica, come avviene in questo romanzo ben scritto con una tensione narrativa calibrata ed avvincente.
Quando Caroline e la madre si trasferiscono in una casa vicino a un cimitero abbandonato, nella ragazza si manifesta appieno il “dono” di mettersi in contatto con persone morte tragicamente. Voci e presenze inspiegabili le si rivelano d’improvviso come attraverso flash, visioni in particolari situazioni e luoghi: forse non semplici allucinazioni, ma messaggi d’oltretomba. Durante la festa di Halloween in casa di un vecchio percepisce “l’odore del male”. Subito dopo sente le voci di tre ragazze misteriosamente scomparse quarant’anni prima che le chiedono aiuto e le vede insieme, nude, legate tra loro e imbavagliate, dentro a un pozzo. Però, incubi, visioni, allucinazioni non sono sufficienti per convincere la polizia ad intervenire, occorrono elementi concreti. Ora la vicenda diventa un’indagine poliziesca vera e propria e la giovane decide di agire di persona: dopo accurate ricerche negli archivi del giornale locale e testimonianze di vecchi che ricordano ancora, entra nella “tana del lupo”, dove corre un pericolo mortale. La storia ricorda quella del commissario Ricciardi di de Giovanni che ha il “dono” o la maledizione di vedere l’ultima scena straziante della vittima di una morte violenta, anche se non gli è utile per risolvere il caso, mentre per Caroline le visioni risultano determinanti. Un vecchio cronista commenta: “Questa città ha i suoi scheletri nell’armadio e tu ci hai fatto aprire gli occhi”.
Da 11 anni

Fernando Rotondo

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