I gialletti-rosa: come la figura femminile appare nella letteratura gialla

L’amore, la passione, l’intrigo sentimentale e, perché no, sessuale, ci sono sempre stati nel romanzo poliziesco. Quanti morti ammazzati per una folle gelosia, per una pulsione dirompente, per la vendetta di un tradimento! Nei momenti e nei luoghi più impensati. Pure tra pizzi e merletti, torte (ai mirtilli, ai lamponi, alle fragoline di bosco…), focaccine, crostate, biscotti fragranti e meravigliose tovaglie ricamate. Insomma dove tutto è lindo e pulito e non ti immagini neppure lontanamente che possa essere sporcato da qualche tresca schifosa.

Scoperta dell’acqua calda. Ultimamente le cose si sono, però, complicate. Soprattutto con l’entrata in scena di una miriade di detective lady, giovani o mature, che hanno portato con sé tutta una serie di problematiche legate all’aspetto del cuore e alle esigenze dell’istinto.

Di solito single per scelta o per necessità, belle o brutte che siano, hanno un aspetto in comune: la sfiga e l’incasinamento affettivo. Sulla sfiga ho già scritto e non vorrei ripetermi. Grasse, se rimangono orfane senza altri problemi. A parte la dieta, o meglio le diete da seguire (mai terminate), da un po’ di tempo a questa parte ne vedo parecchie pienotte e traccagnotte.

Il problema più evidente è diventato, però, quello amoroso e quello sessuale nudo e crudo (una sfiga, comunque, anche questa). Se single c’è tutta una serie di rapporti che fioriscono e muoiono nell’arco di un mattino. Esagero un tantinello per esigenze ironiche del pezzo ma siamo lì. Una variante non secondaria di diversi libelli è che la nostra eroina se la faccia pure con altri ma non arrivi all’epilogo con il sottoposto (i sottoposti sono una vera tentazione) che la fa sdilinquire durante tutto il racconto senza arrivare al sodo se non, magari, attraverso un sogno agitato dopo una discreta abbuffata (i sogni sistemano tante cose). E quando pure sia perfettamente legata ad un vincolo matrimoniale, non mancano fremiti stuzzicarelli per quello o quell’altro, durante il completo svolgersi della vicenda.

Insomma la parte prettamente gialla si sfilaccia, perde consistenza, mentre cresce in contrasto quella rosa. Non importa tanto scoprire il colpevole, quanto come andrà a finire la storia intima della nostra anamopatologa o commissaria o giudice, e via discorrendo, di turno. Ce la farà a portarsi a letto il giovane appuntato? Ritornerà con quel bellimbusto di prima? Quanto durerà il nuovo rapporto? Perché non riesce a dimagrire?

Tutta la vicenda spesso (non sempre, tengo a sottolinearlo) scivola via melensa e sciapita fra occhiate sensuali, sussulti, batticuore, rossori, pianti, baci trascinanti e incredibili, invidia e gelosia, momenti di abbattimento e frustrazione attraverso l’ormai classico linguaggio legger-spiritoso, e pure banalotto, che va tanto di moda.

Non c’è niente da fare. E’ il momento dei gialletti rosa. Inutile storcere la bocca e se vendono hanno pure ragione.

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