L’isola degli idealisti



Giorgio Scerbanenco
L’isola degli idealisti
La nave di Teseo
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“Un noir a metà tra il cinema dei telefoni bianchi e gli spericolati esperimenti sociali dell’investigatore Duca Lamberti” così nella prefazione Cecilia Scerbanenco definisce “L’isola degli idealisti” pubblicato da La nave di Teseo nella collana dedicata a Giorgio Scerbanenco. Romanzo scritto tra il 1942 e ii ’43, ritrovato nell’archivio di famiglia, già presenta lo stile delle sue crime novel che maturerà nei grandi e noti romanzi noir degli anni Sessanta. Un’isolotto verde troneggia su un lago italiano e accoglie una villa abitata da poche solitarie persone e un grande cane. Una ridotta umanità, un microcosmo sociale che fa dell’isolamento e della solitudine la sua scelta e il suo modo di essere e vivere. Sull’isola della Ginestra o Ginestrin vive la famiglia del dottor Antonio Reffi, otorino in pensione: i figli Carla e Celestino, il custode Marengadi, le domestiche, i cugini Vittorio e la moglie Jole e Pangloss, l’alano. La routine della loro giornata è stravolta una sera dall’arrivo di una barca che sfida le onde alte e colleriche del lago, a bordo ci sono un uomo e una donna ricercati dalla polizia, Guido e Beatrice. La richiesta di ospitalità dei due latitanti incontra le perplessità iniziali di Antonio che diventano motivo di confronto con i figli. Ha la meglio la decisione di Celestino e il nascondiglio per Guido e Beatrice si trasforma in una sorta di sequestro e detenzione sulla piccola isola a fin di bene, una sorta di riabilitazione all’onestà a cui Celestino crede fortemente. La convivenza non si rivela facile e le regole dettate dal giovane medico appassionato di matematica  e la scarsa disponibilità dei due piccoli criminali cominciano a incrinare l’equilibrio della piccola comunità. Da Carla scrittrice metodica e e affermata al custode, uomo buono e fedele gli effetti del cambiamento si fanno evidenti e eventi tragici si abbattono sulla casa visitata piu volte dal commissario e dal medico del paese. L’abilità narrativa di Scerbanenco sta in un gioco di rimandi, di dubbi e certezze, di stabilità e equilibri precari, di etica e moralità. La piccola società dell’isolotto comincia a mettersi in discussione e a mostrare un altro volto. Magistralmente scritto, L’isola degli idealisti rivela la sua attualità nel percorso psicologico dei personaggi, una coralità di voci che urla e sta zitta, si fa sentire o si rifugia nel silenzio creando pathos e regalando pagine noir che solo un maestro come Scerbanenco poteva scrivere.

Cristina Marra

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