Lo zoo



Marilù Oliva
Lo zoo
Elliot
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Torna Marilù Oliva che ancora una volta “cambia pelle” e ci regala una storia che tra le pieghe del grottesco e con una scrittura più elaborata, ci parla di diversità, della differenza tra essere e apparire, di gabbie che imprigionano.
Gabbie vere, nella storia, sono quelle in cui sono rinchiusi, come in una sorta di “camera delle meraviglie” delle persone che hanno avuto la sfortuna di nascere con anomalie fisiche rare, gabbie metaforiche sono invece quelle che imprigionano i carcerieri e dalle quali è più difficile, se non impossibile, liberarsi. Perché se i rinchiusi non possono nascondere la loro diversità in quanto fisicamente evidente, gli altri invece hanno vissuto e vivono una vita di menzogne, dando di sè un’immagine costruita a tavolino. La vera abiezione è quella dei carcerieri che per soddisfare un loro desiderio perverso e succubi di una mentalità distorta e malata, impongono ai loro simili umiliazioni e privazioni, richiudendoli in uno zoo, in un lager vero e proprio.
Un’imposizione che ovviamente ha chiari riferimenti storici: mettere alla berlina, sottomettere,rinchiudere, umiliare e uccidere gli indifesi, i più deboli, i diversi in nome di una supposta superiorità, è un fatto storicamente ciclico. Ma chi sono i veri mostri? Chi sono i deboli? E chi i cattivi? Qual è la vera deformità? Chi e perchè ha ucciso l’angelo, l’ermafrodita rinchiuso in una delle gabbie? Quanto coraggio, quanta forza, quanta determinazione e soprattutto quanta consapevolezza di sé e del proprio intimo essere ci vuole per eliminare le gabbie che ci imprigionano?

Cristina Aicardi

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