L’ora più buia della notte



Enrico Luceri
L’ora più buia della notte
Giallo Mondadori
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È il caso di dirlo, anche i professionisti hanno un’anima che tende al giallo-noir, spesso alle prese con il giallo classico.
Dopo aver letto e recensito, pochi mesi or sono, il romanzo “Chiaroscuro”, scritto a quattro mani dal medico … Tosca Brizio, questa volta ho incontrato un ingegnere, Enrico Luceri, romano de Roma. Ha, alle sue spalle, molteplici pubblicazioni sul genere, oltre ad articoli, saggi e persino sceneggiature, insomma, un giallista doc.
L’ora più buia della notte, è uscito per il Giallo Mondadori , numero 3162.
Ricordo che lessi il mio primo “Giallo Mondadori”, acquistato in edicola, nel passaggio dalle elementari alle medie, costava, se non erro, 350 lire.
Ritrovarlo è stato un ritorno alla mia adolescenza.
Con L’ora più buia della notte, Luceri ritorna, come trama e sequenze, al vecchio, classico, genuino libro giallo, inserendo una serie di eventi e di circostanze tali da mischiare il tutto  in modo hitchcockiano, doyliano, dove sono presenti richiami al grande Sherlock Holmes, e dove i personaggi quasi si rincorrono, e sembrano essere manovrati da una misteriosa figura “nera” che frequenta la villetta dell’archeologo/documentarista.
Luceri è anche abile a inserire nel suo racconto tratti che definirei “occulti” e “maliziosi”: la presenza degli inquietanti “corvi”, le citazioni  della sig.ra del giallo Agatha Christie ( la sottile corda che vien usata nell’omicidio della governante Miranda rimanda a “pericolo senza nome” ) e  l’idea del bicchiere di latte avvelenato, che induce un qualche Sospetto (il film di Hitchcock) e altro, da scoprire e riconoscere soltanto leggendo.
Il racconto vi terrà letteralmente inchiodati alle pagine, e vi condurrà, con sapiente narrazione e descrizioni da ansia, alla conclusione,alla ricerca della verità, ma solo quando scoccherà l’ora più buia della notte.
In una piccola cittadina nella splendida campagna  senese abita il nostro protagonista: Enrico Roselli ,un archeologo definito da alcuni carismatico.
Come nella migliore tradizione gialla, il nostro archeologo di mezz’età non si occupa solo di scavi e reperti, ma di molte altre faccende. Al momento è occupato a produrre un documentario per una televisione. Grazie ai cospicui ricavi  derivanti dalla produzione dei documentari televisivi, l’archeologo conduce una lussuosa e sontuosa esistenza. Intanto, la villetta è frequentata da varie presenze, per lo più femminili.
Un tale personaggio  non può non avere al suo fianco una devota, instancabile ed efficiente segretaria che lo assiste nel suo quotidiano lavoro. Ma dietro ogni uomo di successo, c’è una grande donna, eccola: Roberta, che tutti chiaman Roby. L’organizzazione della villa è a carico della domestica Miranda Gibellini, che, nonostante il suo impeccabile lavoro, è abbastanza in rotta con la moglie e alquanto calunniatrice con il figlio Gino, dal giorno in cui  questo ha cambiato il suo modo di vivere, sperperando i soldi della mamma.
Covano, quindi, in questa bella villetta rancori, invidie, gelosie, vendette, livori …
La lista dei vari personaggi termina con l’assiduo frequentatore di “Villa Roselli”,l’amico, professionista, bellimbusto e sedicente architetto Vanni Bugli – fra le righe, dico che ha conosciuto biblicamente la bella e giovane Roby, ma che non si sappia in giro – che trova sempre validi motivi per eseguire lavori di ristrutturazione alla villa, per guadagnare sulla sua parcella, e corteggiare insistentemente la bella Roberta che, va precisato, è più giovane del marito-archeologo di venti anni.
Questi i sei personaggi, oltre alla polizia, inseriti nel racconto da Luceri, ma, ahimè, la prima vittima purtroppo ci vuole ed è proprio la governante Miranda a farne le spese, inciampando in una corda stesa sul primo scalino per accedere alla cantina della villetta…
Ma non è che il principio di un susseguirsi di momenti di tensione, di angoscia, di ansia e, ovviamente, di despistaggi. Gli incidenti  si intrecciano e si sovrappongono, tutti ai danni del padrone di casa, e Luceri, ce li dipinge con i particolari e i tempi giusti.
Il romanzo gioca con il lettore iniettando dosi di paura ad ogni pagina. Forse è lo stesso titolo del giallo che suggerisce quella paura che serve per affrontare il racconto, quella che ci conduce alla fine. Come egli stesso dice: «La paura non è scatenata da qualcuno o qualcosa, sconosciuto o meno, ma pagina dopo pagina da noi stessi, dalla nostra immaginazione … E questa considerazione, anche in giallo classico, non è per nulla consolatoria».
Alla scoperta del secondo delitto, però, – credevate ne fosse presente uno solo? –la verità viene alla luce (letteralmente) proprio nella ora più buia della notte, e questo proprio grazie alla mano crudele della  figura “nera” citata all’inizio della recensione.
In conclusione questo è un giallo con la “G” maiuscola, nel senso più alto e letterario del termine,  che contiene  tutta la logica della trattazione gialla, dove il racconto risponde agli interrogativi che lo scrittore pone, dove i personaggi sembrano reali.
Citando Sherlock Homes: una volta eliminato l’impossibile, quello che resta è solo la verità.
Cosa dire in conclusione? Oltre che invitarvi alla lettura del racconto, vi esorto a diffidare di tutto quello che sembra a prima vista. La mente degli scrittori è molto più abile degli stessi personaggi da essi creati … Hitchcock docet, e non solo lui.
Buona lettura … appassionata.

Gianni Anastasio

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