Luis Roldán né vivo né morto



Manuel Vázquez Montalbán
Luis Roldán né vivo né morto
Feltrinelli
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Pepe Carvalho riceve la visita di tre figuri che si presentano solo con le tre iniziali. Troppo l’imbarazzo di attribuire alla loro identità la vergogna per essere stati truffati da Luis Roldán, dirigente socialista in Navarra ed ex capo della Guardia Civil. L’uomo politico, affermano, ha intascato una quantità di denaro spropositata che gli avevano messo in mano per acquistare, da appassionati cacciatori quali sono, una tenuta in Kenya in cui poter girare ad ammazzare ogni tipo di bestia. In verità non c’è solo la vergogna, ma la consapevolezza che quella somma di denaro non è stata il frutto di iniziative proprio legali. Carvalho deve trovare l’uomo. E possibilmente mettere le mani sul grano. L’investigatore si mette in strada con il fidato Biscuter, scendendo sempre più giù, nelle vene più oleose di Barcellona, dove politica ed economia sono dedite a una così simbiotica orgia che non si capisce più dove inizi l’una e finisca l’altra. Nuovo “ultimo” romanzo postumo di Manolo Montalbán questo Luis Roldán né vivo né morto, uscito in Spagna vent’anni fa e da noi appunto oggi inedito canto del cigno dopo quello dello scorso anno, La Bella di Buenos Aires. La storia gira attorno a un personaggio realmente esistito che, nei primi anni Novanta, venne arrestato con una fila di capi d’imputazione praticamente infinita. Luis Roldán evase poco dopo e venne ripescato a Bangkok, la città dove Montalbán fu colto da un fatale infarto. Oggi il tipo è ancora vivo e se la spassa a piede libero, ma al tempo lo scrittore immaginò che al suo ispettore venisse dato l’incarico di acciuffarlo. In un centinaio di pagine (più un racconto lungo quindi che un autentico romanzo) c’è l’insieme dei cliché delle storie che hanno come primo motore Pepe Carvalho: l’abitudine dell’investigatore di bruciare i libri che legge, ampie dissertazioni su ogni tipo di cucina popolare, la politica come scintilla che vi accende intorno una discussione, le puttane che sembrano più vere delle donne che non praticano la professione. Un concentrato di stereotipi che sostiene la ricerca dell’uomo politico truffatore. La scrittura è quella di sempre, montalbaniana doc. Il fiato, sarà per il breve respiro che l’autore ha voluto concedere alla storia, piuttosto corto.

Corrado Ori Tanzi

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