L’ultimo respiro – Robert Bryndza



Robert Bryndza
L’ultimo respiro
Newton Compton
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Ritroviamo, e non ci spiace, per la quarta volta Erika Foster, protagonista cult della serie di Bryndza, una donna forte, testarda, decisa, che sa farsi rispettare e continua a combattere per affermarsi professionalmente. Sempre la Foster? Beh, ragazzi miei, carta vincente non si cambia e Robert Bryndiza infatti, dopo l’indubbio successo di La donna di ghiaccio, La vittima perfetta e La ragazza nell’acqua fa risalire in scena la sua protagonista seriale, l’ispettore capo Foster, slovacca di origine, bionda, molto alta, una donna sola benché sia ancora giovane. Erika è vedova, suo marito Mark, poliziotto come lei, è morto con quattro colleghi durante una tragica retata antidroga con proprio lei al comando. Erika Foster ha perso molto, non solo un marito ma anche quello che aveva rimandato troppo a lungo e cioè un futuro per lo due insieme, dei figli. Ha dovuto battersi per riprendersi nel fisico e nel morale, per tornare al lavoroe riesce sia in qualche modo a mascherare la sua fragilità emotiva anche se per ora non ce la fa ad accettare l’idea di un altro uomo nella sua vita. Insomma non è ancora riuscita a metabolizzare il lutto fino in fondo. Ma dopo aver risolto brillantemente l’ultimo caso, non essendo stata promossa sovrintendente (e lei credeva di meritarlo) è finita alla sezione di polizia di Bromley, bella cittadina di origini medievali e oggi fulcro portante del borgo più esteso della Grande Londra a sud della capitale, con un piede nel Kent e ampie zone residenziali dotate di splendidi giardini. Tuttavia quando il corpo di una ragazza, barbaramente straziato, viene ritrovato in un cassonetto poco lontano da casa sua, sarà Erika Foster, in compagnia del detective James Peterson, tra i primi a raggiungere la scena del crimine, dove trovano il detective Kate Moss che ha già lavorato in squadra con lei. Ma il problema è che Erika non è più in forza alla Omicidi, la sua presenza è fuori posto e viene allontanata. Il fatto la fa arrabbiare anche perché vorrebbe tornare a far parte della sezione investigativa distaccata alla centrale di West End. Ciò nondimeno quel delitto la intriga e il suo istinto di detective e la sua innata testardaggine l’hanno portata a inquadrarne le caratteristiche. Si è trovata di fronte a una vittima giovane e carina, il cassonetto dove è stata lasciato il suo cadavere massacrato e che presentava segni evidenti di torture, crudelmente inflitte e protrattesi per giorni, prima di essere uccisa con una fatale incisione dell’arteria femorale, saranno particolari che le fanno scoprire il possibile collegamento con un omicidio mai risolto, avvenuto quattro mesi prima. Come stavolta anche allora il cadavere di un ragazza, di vent’anni appena, era stato rinvenuto abbandonato come spazzatura in un cassonetto, straziato allo stesso modo e con un’identica orrenda incisione della’arteria femorale. Secondo Erika l’assassino potrebbe essere lo stesso. Dovrà riuscire a ogni costo tornare a far parte della squadra Omicidi, anche se per farcela vorrà dire ingoiare il suo orgoglio e scusarsi con l’uomo che, superandola nella carriera l’ha costretta a trasferirsi in periferia: il Soprintendente Sparks. Ma quando una drammatica svolta del destino le darà l’opportunità di condurre le indagini, la coglierà al volo e si ritroverà ancora una volta a lavorare gomito a gomito con James Peterson e Kate Moss. Le loro minuziose indagini fanno individuare qualche traccia. Si comincia a parlare di assassino seriale ma la definitiva conferma verrà dal fatto che un’altra ragazza, la terza, viene rapita. Come le altre era andata a un appuntamento con qualcuno aveva conosciuto solo via web. L’assassino infatti, di volta in volta adotta una falsa identità e studia e intreccia su Face Book amicizia le sue vittime, giovani donne carine che vogliono farsi strada nella vita, costruendosi attorno con diabolica abilità una falsa personalità, talmente ben calcolata da ingannarle e farle cadere in trappola. Non basta studia, prima i percorsi per i suoi delitti e riesce a coprire le sue tracce. Robert Bryndza come aveva fatto con il suo spaventoso Cannibale di Nine Elms (I cinque cadaveri), mette subito il lettore faccia a faccia con l’assassino e il suo punto di vista. Fin dall’inizio conosciamo il suo nome, le sue idee e le sue mosse. E sappiamo anche che non ha nessuna vera giustificazione. É solo un essere spietato e malvagio, uno psicopatico, privo di ogni morale e possibilità di redenzione, insomma un mostro. Nessun trauma subito nelle sua infanzia può giustificare l’aberrazione delle sue azioni. Ma un mostro ohimè estremamente lucido e determinato o almeno pare. Come faranno Erika e la sua squadra a catturare un’ombra che sembra inafferrabile? Storia avvincente e piena di tensione che mette anche in evidenza certi pericoli legati ai social. Non vuole allontanare le persone dalle loro app o impedire loro di interagire online, ma vuole farle pensare e riflettere bene, prima di accettare una richiesta di amicizia da qualcuno che in realtà non conoscono. Perché la cosa più rischiosa e da evitare su Internet sono i falsi profili online che rubano la vita altrui. Mai dimenticare che il tuo profilo e quanto pubblichi sono sempre una vetrina aperta a tutti. Due parole sui personaggi: Erika Foster è senz’altro in ascesa. Sempre ruvida, sempre chiusa a riccio, ma in fase positiva e sicuramente più accomodante. Sta imparando? Fatto sta che stavolta riesce a gestire diverse spinose situazioni, a barcamenarsi con la rete di politiche e gelosie sul posto di lavoro e persino superarle ! Nonostante alcune emozionali incertezze, il suo rapporto personale con Peterson, uomo valido ed equilibrato, si sta facendo più intimo e solido. Reale? Tra gli altri personaggi ho apprezzato Kate Moss, divertente come sempre e poco preoccupata del peso e dai commenti e battute dei colleghi sul suo posteriore e l’affascinante agente John, attento, pronto sul lavoro e che vorrebbe diventare sergente. Un thriller, L’ultimo respiro, che mischia equamente momenti di intensa suspence ad accurate e coinvolgenti descrizioni ambientali e concede spazio e punto di vista a un serial killer molto insidioso che riesce a rendersi quasi trasparente o meglio invisibile come un fantasma e sceglie con maniacale cura le sue vittime.

Patrizia Debicke

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