L’uomo dello specchio – Lars Kepler



Lars Kepler
L’uomo dello specchio
Longanesi
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Una ragazza uccisa di notte in un parco, il commissario Joona Linna e l’ipnotista Erik Maria Bark che indagano, Stoccolma e dintorni sullo sfondo. E, naturalmente, una caccia al mostro che dura per 550 pagine. Sono gli ingredienti dell’ultimo thriller di Lars Kepler “L’uomo dello specchio”, edito come gli altri da Longanesi, la stessa casa editrice di Bjork, Carrisi, Cole e Zilahy, tutti calibri da novanta. Un buon romanzo, diciamolo subito, non il migliore della serie. I due scandinavi, marito e moglie che utilizzano, come noto, lo pseudonimo di Lars Kepler, rappresentano ormai da anni una garanzia per chi è alla ricerca di un certa gamma di emozioni: adrenalina, paura, colpi di scena. E’ anche la più americana degli scrittori, la coppia svedese, perché, ambientazione a parte che ovviamente differisce di molto, utilizza tutti gli stereotipi di genere, compreso il poliziotto tormentato e poco incline alle regole. Lars Kepler tutto ciò lo conosce e lo sa fare bene, e questo è uno dei motivi del suo successo a livello mondiale (anche cinematografico). Con “L’uomo degli specchi” gli autori tirano forse un po’ troppa la corda, alla ricerca magari di qualche espediente per colpire l’attenzione del lettore. Mi spiego meglio. C’è un filo sottile che differenzia il thriller dallo splatter/horror. Un filo che, se oltrepassato, rende il romanzo -come è accaduto questa volta- meno verosimile. E, per quanto mi riguarda, meno interessante. “L’uomo dello specchio” oscilla tra i due poli e spesso ricorre all’artificio macabro. Ciò nonostante, quest’ultima prova di Lars Kepler, l’ottava della serie Linna/Bark -ma nel nostro Paese i libri tradotti e pubblicati sono in realtà nove, compreso “Il porto delle anime”, uno dei migliori-, si lascia leggere fino alla fine. Il meccanismo è infatti ben rodato, il commissario è in grado, quasi da solo, di tenerci incollati alle pagine, e l’ipnotista non gli è da meno. Le parti più convincenti e coinvolgenti del romanzo sono quelle che si svolgono all’interno di una fattoria semi isolata, quelle meno riuscite riguardano, invece, i rapporti intimi di Linna: qui figlia e compagna giocano un ruolo meno importante di altre volte, ed è un peccato perché sono personaggi ben tratteggiati che in precedenza ci avevano suscitato emozioni. Se fosse una canzone “L’uomo dello specchio” suonerebbe come “Heaven Or Las Vegas” dei Cocteau Twins. Voto: 7 e mezzo.

Alessandro Garavaldi

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