M come Mia – Friederich Ani



Friederich Ani
M come Mia
Emons
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Un taxista cinquantenne scompare. Ha una compagna, la giornalista Mia Bishof che, inquieta per l’improvvisa sparizione, si rivolge all’agenzia investigativa Liebergesell perché ritrovi l’uomo. A indagare sono, oltre la proprietaria Edith Liebergesell, Tabor Süden – ex commissario capo della polizia –, la giovane Patricia, che con questo impiego spera di affrancarsi dal bar dove lavora la sera, e Leonhard Kreuzer, un ex cartolaio amico della titolare. Mia spiega che Sigfried Denning, questo il nome dello scomparso, nell’ultimo periodo era cambiato: era diventato silenzioso. Forse aveva paura di qualcosa o… di qualcuno?
Tabor inizia la sua ricerca interrogando un greco, proprietario dell’azienda di taxi dove lavora Denning, e questi gli racconta che il suo dipendente, che doveva assentarsi solo per un paio di giorni non era più tornato; e aggiunge che se lo trova può avvisarlo che è licenziato. L’ex commissario prosegue andando a controllare la residenza del taxista scomparso. Ma l’appartamento è chiuso e può chiedere informazioni soltanto a un’anziana vicina che però, almeno all’inizio, non gli è di nessun aiuto.
Un nulla di fatto mentre su Monaco inizia a cadere la neve e la città si incupisce come l’animo di coloro che sono coinvolti nella vicenda. Persone che parlano spesso con i loro morti, come Tabor che quando è giù di corda va al campo degli anonimi dove c’è la cassetta con i resti di suo padre. O come Edith che, da dieci, anni conversa con il figlioletto Ingmar, rapito e mai tornato a casa; per lui accende candele e non si rassegna a pensarlo morto.
Vi è nella scrittura di Friedrich Ani una rara capacità di trasformare i personaggi in persone e il lettore non può fare a meno di sentirsi coinvolto nelle loro vite. Così, dell’ex commissario, veniamo a sapere che è un uomo che “non dà occhiate ma tributa solo ombre di sguardi, che beve per divertirsi o per distruggersi o perché si dimentica di smettere…”
Continuando a dipanare l’ingarbugliata vicenda, la figura della giornalista loro cliente inizia a offuscarsi e ben presto si scopre che racconta bugie e, quel che è peggio, ha forse una seconda vita oscurata da una passione politica, che non può essere né condivisa e neppure nominata senza un brivido di raccapriccio e terrore. Ma invece di confessare questa sua colpa, Mia accusa lo scomparso taxista di nutrire simpatie per certi ambienti di “destra”, una destra che in Germania ha subito il sapore della tragedia storica. La ricerca si allarga coinvolgendo anche la polizia che si occupa di crimini politici, ma nei loro documenti, tra i segnalati, non vi è traccia di Sigfried Denning.
Chi è in realtà quest’uomo? Di lui si sa pochissimo, solo che prima di diventare taxista aveva un negozio di abiti, poi fallito. Poco, troppo poco perché questo non generi dei sospetti nell’ex commissario e nei suoi colleghi dell’agenzia, che per cercare di vederci più chiaro decidono di indagare anche sulla loro cliente. L’anziano Leonhard Kreuzer riceve proprio da Tabor stesso l’incarico di pedinare Mia Bishof, e finisce in un bar che ha una clientela di estremisti di destra e neonazisti, e quando tenta di andarsene…
Lascio ai lettori curiosi il piacere di scoprire, capitolo dopo capitolo, il dipanarsi di questo splendido romanzo nel quale la trama, davvero da noir, è sostenuta dal disegno realistico e umano dei protagonisti che sono, a dir poco , indimenticabili. Conducono vite appartate, chiusi in loro stessi, in luoghi dove spesso serrano dolore e disperazione, in “una stanza nella quale a nessuno è permesso di entrare”. Vite nelle quali può succedere che uno o l’altra si trovino impegnati in una discussione al tavolo della propria “locanda interiore”, là dove però c’è spazio solo per “un accavallarsi di voci buie”.
Se qualcuno, in questo libro, viene pestato di botte o muore, non vi è alcuna somiglianza con quanto accade nelle scontate e banali pagine della fiction alla quale da tempo siamo avvezzi. L’autore, Friedrich Ani, ha la rara capacità di scrivere come se stesse fotografando la realtà. È una realtà dura e poco fotogenica, ma lui sa farlo con estrema sensibilità, fino al punto di scomparire dalla scena. Il palcoscenico è solo per i suoi personaggi e, dopo poche pagine, il lettore dimentica di essere impegnato nella lettura di “un romanzo”, che dietro a quei fatti vi è la mano di uno scrittore, ed ha la netta impressione, anzi, di trovarsi a seguire gli avvenimenti di vicende realmente accadute, a Monaco, in questo tempo di inizio secolo. Un secolo che non riesce a superare le tragedie della follia di quello che l’ha preceduto.
Dice uno di loro: «Un’indagine che raccoglie solo sabbia. Sabbia tra le dita. Domani sparirà e saremo a mani vuote. Come quasi sempre nella vita.» E poco dopo un altro aggiunge: «Sperare in una consolazione nell’aldilà? Non c’è, sono tutte  illusioni. Se non trovi nessuno che  ti  consoli, resti infelice fino alla fine dei tuoi giorni, nei secoli dei secoli, amen.»

unnamedFriederich Ani sarà uno dei grandi ospiti presenti al Krimi Festival  del giallo tedesco di Roma 23- 25 giugno  Cinema Nuovo Sacher
https://www.facebook.com/events/292702604516994/

Flaminia P. Mancinelli)

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