Intervista a Maurizio Blini: scrittore e cavaliere errante.

download (1)Ciao Maurizio, innanzitutto grazie della disponibilità. Sei pronto per l’interrogatorio? Siccome sei stato un poliziotto, voglio togliermi una piccola soddisfazione: può favorire i documenti? Sai com’è, non mi capita tutti i giorni di chiedere i documenti a uno “sbirro”. Mentre li cerchi, raccontaci chi sei.
Nel mio sito www.maurizioblini.it continuo a descrivermi così:
Scrittore, cavaliere errante, attraversa dimensioni temporali e visita mondi fantastici. Apprendista stregone, funambolo dell’arte, ama raccontare e suonare storie e sogni…
In realtà, queste poche parole, racchiudono perfettamente il mio mondo. Un mondo forse imperfetto, eppure magico, proprio perché alimentato dalla fantasia. Negli anni ho sperimentato attraverso molte forme di arte appunto, la pittura, la musica, la letteratura, il mio bisogno di comunicare. E nel farlo, per fortuna, sono riuscito persino a divertirmi. Ho sempre avuto una sorta di doppia vita, una istituzionale, in cui ho svolto, e penso bene, la mia professione di poliziotto, l’altra dedicata alla parte di me che invece intendeva varcare e superare nuovi confini, contaminarsi con esperienze diverse, conoscere mondi, culture, persone. Esperienze che mi hanno arricchito molto e che mi hanno permesso poi, da scrittore, di raccontare e descrivere storie spesso paradossali, ristrette in angusti coni d’ombra.

Crediamo nell’adagio che non ci sia miglior presentatore dell’autore dell’opera. Parlaci de La ragazza di Lucento, di Alessandro Meucci e Maurizio Vivaldi e, mi raccomando, svelaci gustosi retroscena che nessun’altro può – e magari deve – sapere.
Era il 2016. Quasi per gioco, partecipai a un concorso letterario indetto dalla rivista Polizia Moderna e dedicato ai cosiddetti narratori in divisa. Il racconto era Giulia e si classificò secondo ex equo. L’allora presidente della giuria, Carlo Lucarelli lo premiò con questa motivazione: Tre amici, un biglietto trovato per caso e una scommessa. Un giallo che affonda le sue radici nel passato e sancisce con malinconia e amarezza una tardiva perdita dell’innocenza. L’emozione fu indiscutibilmente grande e alimentò in me il desiderio di pubblicare. Per la prima volta. Il libro andò in stampa con Ennepilibri l’anno successivo con il titolo Giulia e altre storie. Con La ragazza di Lucento, ispirato proprio a quel racconto, ho deciso, per così dire, di chiudere il cerchio, riportando i due protagonisti che mi seguono ormai da oltre dieci anni, Alessandro Meucci e Maurizio Vivaldi, nel passato, alla loro prima indagine. In un viaggio che li condurrà ancor più a ritroso, in un caso irrisolto appunto – che oggi chiameremmo cold case – quello di una giovane ragazza scomparsa nel nulla. Un viaggio colmo di insidie che metterà a dura prova i loro limiti e le loro fragilità. Anche in questo caso, il pubblico sembra aver apprezzato. E’ di dicembre 2018 la seconda ristampa per le edizioni Fratelli Frilli Editori. Meucci e Vivaldi.

Due cognomi importanti e non credo che siano scelte casuali; cosa hanno in comune Alessandro e Antonio Meucci e Maurizio e Antonio Vivaldi.
Entrambi questi grandi uomini racchiudono do Meucci e Maurizio Vivaldi, amici fraterni sono uno alter ego dell’altro. Due facce della stessa medaglia, complementari e speculari. Si integrano persino nelle loro imperfezioni, fragilità, limiti. Le loro discussioni in trattoria sono spesso il filo conduttore di indagini intricate e apparentemente irrisolvibili.

Difficile non notare l’omonimia tra te e il protagonista. Siete solo due amici che condividono lo stesso nome oppure uno è di carta quello che l’altro è nella realtà?
Ovviamente nei miei romanzi c’è molto di me. Ho voluto però suddividermi in entrambi i personaggi, come in una ricetta di cucina, con quel Q.B. che rende armonioso un qualsiasi piatto. Un equilibrio delicato di virtù, passioni, esuberanze, ma anche di sofferenza, dolore e inquietudine. Meucci e Vivaldi sono figli del loro tempo e forse prigionieri del loro passato, uomini alla vecchia maniera, che sanno essere sì, pragmatici, ma che sanno restare comunque romantici e idealisti. Una coppia ormai legata indissolubilmente da più di dieci anni.

La letteratura è semplice intrattenimento oppure c’è di più?
Scrivere è un modo come un altro di interpretare la vita, di raccontarla, descriverla, sognarla, proiettarla altrove, nel tempo e nello spazio. Libera, indiscutibilmente, tant’è che molti ritengono lo scrivere terapeutico. Per me è però soprattutto un piacere, perché rappresenta un viaggio nella fantasia. E tutto trova un senso quando siamo immersi nella nostra dimensione. Sono pigro e non metodico. Pertanto scrivo quando ne ho voglia, quando ne sento l’esigenza. E quando accade, sono un fiume in piena, privo di argini. Esondo e non riesco a trattenermi, riuscendo a scrivere tantissimo, quasi fossi un assatanato. Poi, seguono magari pause di mesi, in cui l’oblio, o semplicemente, altre mie passioni prevalgono e mi rapiscono. E non ne sento la mancanza. Corrente alternata. Sono fatto così. In compenso leggo molto e di tutto. Altro vero piacere della vita.

Sei stato poliziotto, chi più di te può parlarci della differenza che c’è tra indagatori di carta e tutori dell’ordine?
Oggi i personaggi di carta che interpretano ruoli di poliziotti, investigatori eccetera eccetera, sono infiniti. Molti di questi sono affascinanti, particolari, spesso border line, ma purtroppo lontani dalla realtà. Al pubblico piacciono proprio perché fuori dalle regole, non omologati. Esiste un profilo di personaggi amati in virtù di alcune peculiarità che sono per lo più personali, legate al carattere, al modo di essere, di porsi, spesso anacronistico. La professionalità, in questi casi, scivola in secondo piano. Soprattutto se poi questi personaggi prendono forma nei film o nelle serie televisive. Purtroppo si amano ancora vecchi cliché e i poliziotti magari bravi ma ordinari possono risultare troppo noiosi. Forse è normale sia così. In ogni caso non c’è che l’imbarazzo della scelta. L’importante è che si legga.

Dai, te la sei cavata bene e hai anche un alibi, quindi sei libero di andare ma ricorda: la redazione di MilanoNera ti tiene d’occhio!
D’accordo. Cercherò di fare il bravo… Grazie.

MilanoNera ringrazia Maurizio Blini per la disponibilità.
Qui la nostra recensione a La ragazza di Lucento

Mirko Giacchetti

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