Mia o di nessuno



Ugo Mazzotta
Mia o di nessuno
Todaro
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Da sempre La vita del vice commissario Pelagia Corsi è stata segnata dal suo nome di battesimo. Un nome che la perseguita da sempre, impossibile dimenticare l’incubo delle risate dei compagni di scuola alle elementari. Poi sono arrivati quelli delle superiori che, sfogliando la Treccani, scoprivano che sì era esistita una Santa Pelagia, forse due, ma la più famosa prima di assurgere alle vette della beatitudine avrebbe esercitato la vecchia “ehm professione”, per cui da quel momento rischiava di farsi chiamare “santa zoccola”. Non basta, oltre tutto Pelagia è un nome che praticamente nessuno riesce a dire in modo giusto, malmenato spesso dagli amici in Pilli, Pel o roba del genere. In realtà la nostra povera vice commissario, complessata dal piedistallo concesso ai genitori, padre grande pittore, madre francese di gran classe, è afflitta da sempre e nei momenti sbagliati del suo lavoro da una petulante voce interiore che, con il baritonale timbro paterno l’accusa di fare stupidi errori, di non capire un acca perché logicamente non può supinamente accettare le sue scelte di vita e di lavoro. Eh già! Comprensibile dite voi, forse? Certo come avrebbe potuto un grande artista, eccellente pittore, anzi un genio acclamato dal mondo intero, morto qualche anno prima lasciandola erede di cospicue sostanze, accettare con gioia che l’unica figlia, alla quale aveva dato una perfetta educazione internazionale, arricchita da svariate conoscenze linguistiche invece di seguire un’altra strada o che so magari provare a seguire le orme paterne, avesse scelto di diventare un ufficiale di polizia? Ora però ricominciamo da capo, torniamo al giallo e ricapitoliamo per i lettori. Dunque la vice commissario Pelagia Corsi (romanesca d’origine) vive a Napoli in una splendida villa Liberty sul Vomero con, tocco di stramberia,come animale di compagnia Milky, un piccolo serpente del latte, innocuo ma la copia sputata del corallino, si serve creativamente dell’ arte giapponese del “kintsugi”, e fatica parecchio ad avere stabili relazioni affettive. È in forza al commissariato napoletano del Vomero agli ordini dell’anziano commissario Del Vecchio ma da un giorno all’altro si trova coinvolta in una complessa indagine che preannuncia connivenze tra camorra, prostituzione e malavita cinese. Come può un supermarket cinese collegarsi ad un noto avvocato, diventato famoso su quotidiani e in televisione, per aver denunciato la scomparsa della moglie? Beh sì, perché nel corso delle indagini sul caso, coordinate da una spiccia magistrato, salterà fuori un possibile legame con la sparizione, qualche giorno prima di una bella ginecologa napoletana, sconvolta vittima di un misterioso stalker. Eh già, perché sul cellulare segreto della donna, che da mesi si scoprirà aveva una relazione, poco prima della scomparsa era arrivato il messaggio: “Mia o di nessuno.” La donna si è allontanata per sua scelta? È stata rapita? È morta, vittima di una mano omicida? Il marito, l’avvocato,Adolfo Tommasi, ben ammanicato in alto loco, non la racconta giusta. È lui coinvolto nella faccenda? La povera Pelagia ha per le mani una brutta gatta da pelare, un’indagine tutta in salita costellata di ordini e richiami anche per i cavilli e gli ostacoli, imposti dai suoi superiori. Insomma proprio lei che i paletti non li sopporta, non può muoversi come vorrebbe, ma vada come vada, nessuna stolta burocrazia le impedirà di mettersi lo stesso non ufficialmente sulle tracce dello stalker. Uno stalker e possibile assassino? Eh no! Niente e nessuno potrà fermarla. A ogni prezzo! Perché, caschi il mondo, in virtù della sua testardaggine, districandosi dalla false piste e mettendo persino la propria vita a rischio, il vice commissario Pelagia Corsi riuscirà alla fine a far combaciare tutti i pezzi di un puzzle da paura e sbrogliare il caso. Mi piace Pelagia Corsi, nuova e indovinata protagonista di Ugo Mazzotta per una storia densa di humour, come non citare la sofferenza del vice ispettore nel redigere i rapporti di routine nei consueti gergalismi questurini. E comunque una storia azzeccata con per degna cornice viva, verace e palpabile una grande Napoli da cartolina.
Ugo Mazzotta, medico, figlio del musicista Bruno Mazzotta, esordisce nel 2002 con il romanzo Commissariato di Polizia “La Bella Napoli”, col quale vince la sezione opere inedite del premio Tobino; lo stesso romanzo, nel quale compare la figura del commissario Andrea Prisco da quel momento protagonista di gran parte dei lavori di Mazzotta, viene pubblicato lo stesso anno. Le sue storie si inseriscono nel filone del noir all’italiana di ambientazione prevalentemente provinciale: le trame si svolgono infatti perlopiù in un’immaginaria valle appenninica, che corrisponde nella realtà all’Alto Sangro. Oltre a diversi romanzi, l’autore ha visto suoi racconti pubblicati in diverse antologie; ha collaborato come soggettista e sceneggiatore alle fiction televisive R.I.S. – Delitti imperfetti e R.I.S. Roma – Delitti imperfetti

Patrizia Debicke

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