MilanoNera incontra Olen Steinhauer

Olen Steinhauer è nato a Baltimora, nel Maryland, cresciuto in Virginia, ha vissuto in diversi stati americani e in alcune nazioni europee, Germania, Croazia, Repubblica Ceca, Romania e Italia. Dal 2003 vive in Ungheria, a Budapest. Il Turista è il secondo libro pubblicato in Italia dopo Il ponte dei sospiri

Leggendo la tua biografia, ho notato che hai vissuto in parecchie nazioni. Come mai
Quando ero alle scuole superiori ero stato a Colonia per un soggiorno di studio e mi ero innamorato dell’Europa. In seguito ero tornato per un altro scambio scolastico più lungo, un semestre, a Zagabria. In quei sei mesi avevo imparato a bere e fumare, avevo deciso di diventare scrittore e il muro di Berlino era caduto. Questo periodo fu decisivo per me, identificavo l’Europa con la mia libertà personale, ero andato via da casa, dai miei genitori e cercavo di costruirmi una vita. Non sono mai completamente soddisfatto di me stesso, trasferirmi in una nazione dove nessuno mi conosce dà la possibilità (che viene raramente colta) di ricominciare da capo, di rinnovarmi.

Hai vissuto anche in Italia?
Avevo vissuto a Firenze con la mia prima moglie che collaborava con una scuola d’arte, la SACI (Studio Arts Centers International). Firenze è una città così bella da mozzare il fiato, anche se in estate il caldo è opprimente. In quel periodo ho deciso di vivere in Europa.   Sono rimasto a Firenze fino a che è durato il matrimonio.

Svolgi qualche altra attività oltre sa scrivere?
No. Mentre ero a Firenze avevo firmato il mio primo contratto editoriale negli Stati Uniti e nel contempo lavoravo alla biblioteca delle Syracuse University. Era un lavoro molto interessante, ma una volta pubblicato ho deciso che per avere successo dovevo dedicare tutto il mio tempo alla scrittura. Lasciato il lavoro mi sono trasferito a Budapest dove non conoscevo nessuno. Da allora non ho più smesso. Mi sono trovato senza soldi parecchie volte negli ultimi sei anni, ma non ho mai pensato di cercare un altro lavoro.

Perché hai scelto di scrivere racconti di spionaggio? Perché ti piacciono o perché hai esperienza personale nel settore?
Di sicuro il mio editore vorrebbe che dicessi che ho esperienza diretta, ma sfortunatamente non ne ho. La mia ispirazione in materia deriva dalle opere del genere in particolare John Le Carrè con  La spia che venne dal freddo e La Talpa. Mi sono ispirato anche a Len Deighton e Charles McCarry. Lo spionaggio sembra offrire grandi possibilità di spaziare in senso letterario. Soprattutto l’ho scelto perché non c’è nulla di meglio per me di un buon romanzo o film di spionaggio, scrivo quello che vorrei leggere.

Ne Il turista ti sei ispirato a fatti veri o è tutto frutto di fantasia?
Un po’ veri e un po’ inventati, l’ho fatto per dare maggior credibilità alle invenzioni. Per esempio ho descritto un tentativo sventato di colpo di stato in Sudan che è accaduto veramente, ho trovato la notizia su un sito di informazione cinese.  Quando parlo invece di un mullah estremista che vuole organizzare la rivoluzione in Sudan è un’invenzione. Senza un pezzetto di verità alle spalle l’invenzione perde di credibilità. Ho fatto diverse operazioni simili nella trama del libro. Anche la Sezione Turismo è completamente inventata ma come ogni buona bugia, è molto verosimile.
 
Sei stato in tutti i posti che hai descritto?
Nella maggior parte, non in tutti. Conosco bene Venezia, è una delle mie città preferite. La località più importante che ho descritto senza conoscere è Parigi. Proprio Parigi, uno dei luoghi chiave della vicenda! Le mie ricerche però sono state accurate e sono stato felice quando il mio editor francese, un parigino purosangue,  mi ha scritto dicendo che gli era piaciuto il libro e che avevo descritto fedelmente la città. E’ rimasto colpito (e forse un po’ sconcertato) quando gli ho detto di non esserci mai stato. Naturalmente, dopo che è uscito il libro in Francia, ci sono andato. 

Il protagonista, il turista, Milo Weaver è un uomo intelligente e abile, ma a volte dimentica il tesserino della CIA negli indumenti da lavare o racconta alla moglie troppe cose del suo lavoro. Perché lo hai descritto così?
Perché gli uomini che lavorano per il governo, persino quelli della CIA, non sono superuomini. A volte li immaginiamo come infallibili o onniscienti, ma raramente è vero. La storia del mio paese dopo l’11 settembre ne è la prova. Non sanno tutto, hanno pregiudizi e compiono gli stessi errori dei comuni mortali. Era importante per me mostrare che Milo, al di là di tutte e sue virtù, non è migliore di qualsiasi altra persona normale. E’ un essere umano ed è  pura verità che ogni organizzazione, non importa quanto efficiente sia, è fatta di esseri fallibili, per questo anche le migliori possono sbagliare.  

Nel tuo libro i cattivi sono uomini mentre i tre personaggi femminili importanti, la collega Angela, la moglie Tina e l’investigatrice Janet Simmons sono gli unici forti e positivi del romanzo. Perché questa scelta?
E’ una domanda interessante. Qualcun altro mi ha fatto notare che le mie donne sono molto maschili. Ma sono veramente positive? Janet è una persona profondamente imperfetta, la sua psichiatra la definisce megalomane. Angela sembra forte e positiva in superficie ma mente continuamente a Milo per proteggere la propria carriera – un errore che le sarà fatale. Tina è irascibile, a volte persino troppo. Ma è la sola persona al di fuori dell’ambiente dello spionaggio, forse la migliore, una donna qualunque inserita in questo mondo che con occhi puri è in grado di vederne il male. La sua forza viene dal senso di maternità e dal desiderio di proteggere la figlia. Non ho creato nessun personaggio come buono o cattivo, il lettore può notare che anche i cattivi in realtà cercavano di rendere il mondo più sicuro facendo gli interessi del proprio paese. Non si tratta di decidere chi è buono o cattivo, ma qual è l’idea giusta di mondo più sicuro. Si tratta solo di persone che in buona fede credono di agire per il meglio.  

Il turista è il primo libro di una trilogia, quando usciranno in Italia gli altri due?
Non ne ho idea, bisogna chiedere al mio editore italiano. Il Turista è il mio sesto libro, tra Il ponte dei sospiri e il Turista ci sono quattro libri che vorrebbero fare  uscire prima di continuare la trilogia. Finora nessuno tranne il mio editore americano ha letto il secondo libro, stiamo terminando la revisione.

In quante nazioni è stato tradotto Il Turista?
Almeno in 20. Forse sono anche di più, non conosco il numero esatto.

E’ vero che George Clooney ha comperato i diritti e sta realizzando un film?
Sì, lo sceneggiatore sta già lavorando alla revisione della sceneggiatura. Finora non mi hanno chiesto di collaborare, se me lo chiedessero ne sarei felice. Gli scrittori non vengono considerati bravi sceneggiatori, soprattutto se sono gli autori di ciò che si adatta. Io però muoio dalla voglia di dare un’occhiata.

Tornerai in Italia?
Si può pensare di non tornare in Italia? Non ho progetti precisi, ma entro un paio di anni tornerò sicuramente. La adoro.

Cosa stai scrivendo adesso?
Sto finendo un racconto per un’antologia di racconti di spionaggio curata da Otto Penzler che uscirà negli  Stati Uniti con racconti anche di Robert Wilson, Charles McCarry, Dan Fesperman, James Grady, Lee Child, e altri nomi importanti. Sono molto contento, dovrebbe essere una raccolta splendida. Sto anche terminando la revisione del secondo libro con protagonista Milo Weaver e nel contempo sto scrivendo il terzo. Ho parecchio da fare. Questo è il ritmo a cui si deve lavorare quando non si ha anche un altro lavoro con cui mantenere la famiglia!

ambretta sampietro

Potrebbero interessarti anche...