Motivi di famiglia



Aldo Pagano
Motivi di famiglia
Piemme
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Un attacco molto intrigante e coinvolgente che descrive subito una ragazza, ancora un’adolescente in realtà, sdraiata nuda, bocconi vicino al bordo della piscina comunale, con il volto coperto da una cascata di capelli biondi. Sembra profondamente addormentata, oppure potrebbe essere ancora sbronza o sotto l’effetto di una qualche droga… O almeno così pensa Rosario, anziano custode della piscina con scomodi precedenti penali per molestie e stupro. E… e insomma la tentazione è troppo forte. Quando mai gli ricapiterà un’occasione come questa? Non si trattiene, si sdraia vicino a lei, si eccita… ma a quel punto scopre inorridito che la ragazza è morta. Poi, se non bastasse, è stata uccisa e, peggio del peggio, non ricorda assolutamente cosa ha fatto la notte prima, perché probabilmente era ubriaco fradicio. È evidente che per la polizia sarebbe il perfetto colpevole. Non gli resta che tagliare la corda. Sparire. Cosa che fa immediatamente. Il caso, la ragazza uccisa è Alessia Abbrescia, bellissima e di buona famiglia di costruttori, viene subito affidato a Emma Bonsanti, pubblico ministero presso la Procura della Repubblica. Lei magistrato, cinquantenne, donna piena di fascino, senza figli, che fa parte a pieno titolo dell’alta società locale, sia per denaro che per censo è, la figlia maggiore della duchessa Latilla di Montralupo, con la quale ha un difficile rapporto conflittuale e dell’industriale siderurgico milionario milanese, Pietro Bonsanti. Ha un fratello minore, Francesco, intelligentissimo giramondo gay, al quale è molto legata e i loro genitori sono separati civilmente da anni. Emma dopo una sofferta e drammatica adolescenza pugliese, frutto degli scontri giovanili politici di allora, ha trascorso la seconda giovinezza e la maturità a Milano dove si è sposata e ha lavorato con successo, ma da due anni si è fatta trasferire a Bari, al sud, e vive da sola con un cane in una vecchia cascina di famiglia restaurata. La stanchezza di un rapporto ormai logoro e le incertezze della vita l’hanno portata a separarsi dal marito. E lei, a conti fatti, è tornata con piacere a far parte della cerchia barese della sua giovinezza e ha stabilito un rapporto di amore/amicizia con Simone, imprenditore e pittore, fratello della sua migliore amica d’infanzia. La sua vita e alcune dolorose esperienze che l’hanno tormentata, hanno regalato a Emma Bonsanti una notevole capacità di empatia tanto che, da subito, l’uccisione di Alessia Abbrescia, la scuote nel profondo. E non basta perché fin dal primo impatto dell’inchiesta il suo fiuto le suggerisce che la facile soluzione di delitto per stupro non quadra. Intanto intuisce che c’è qualcosa di eccessivamente roseo in ciò che dicono della giovanissima vittima sia i genitori che gli amici. Alessia avrebbe dovuto essere una figlia e una studentessa modello, senza rivali, senza grilli per la testa? Nessuna delle tante né piccole, né grandi debolezze o colpi di testa che caratterizzano l’attuale vita degli adolescenti? Strano davvero, perché questa ricostruzione fa a pugni con il luogo e la modalità con cui è stata ritrovata. E infatti andando a guardare più sotto, presto compaiono le prime crepe della vita della ragazza: il difficile rapporto con un padre succube plagiato e con una madre molto ingombrante e con la mania del controllo. Insomma bisogna scavare a fondo, frugare sotto l’ottusa od offuscata superficie delle testimonianze per scoprire chi era realmente la vittima, cosa faceva e come si comportava davvero, per trovare il colpevole. Portando alla luce, uno dopo l’altro, i tanti sordidi segreti di una società ipocrita e accecata dal potere della politica e della finanza, dove tutto e tutti sono sempre sacrificabili, Emma si troverà di fronte a una drammatica soluzione che, forse, non avrebbe voluto trovare. Un romanzo duro e crudo che mette in piazza i tanti scheletri nell’armadio di una famiglia perfetta. Quegli scheletri che, se portati in superficie, possono distruggere tutto e tutti. Un abile giallo noir che si avvale di una calibrata ambientazione nell’alta borghesia italiana e allegati, con uno scenario bello, forse talvolta difficile da decifrare e che risente di un tocco leggermente decadente.

Patrizia Debicke

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