Mr.Mercedes



Stephen King
Mr.Mercedes
Sperling & Kupfer
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Mr. Mercedes di Stephen King è una storia atroce, che lascia insoddisfatto il lettore affezionatosi nel tempo al re dell’horror.
La crisi affligge le economie mondiali e i disoccupati affollano il City Center per partecipare alla fiera del lavoro. Ma sui malcapitati si abbatte una Mercedes ed è strage di innocenti. L’incidente – attuato da “uno sbieco criminale” che nel suo delirante messaggio “confonde bieco con sbieco” – ha una liturgia sinistra: quando la macchina viene ritrovata, “sul sedile di pelle era appoggiata una maschera di gomma… Ciuffi di capelli arancione da clown spuntavano dalle tempie come un paio di corna… senza nessuno a indossarla, il sorriso color ciliegia si era trasformato in una smorfia.”
L’indagine è compiuta in modo irrituale da Kermit William Hodges, “il vecchio Det. Rip.”, sbirro pensionato, che rappresenta con la sua figura malinconica e vitale (“un vecchio che è rimasto là seduto dopo che il suo commensale se n’è andato da tempo”) l’unica nota positiva del romanzo.
Il male è incarnato dal giovane Brady Hartsfield: doppiamente occupato (“Addio negozio di articoli elettronici. Addio, camioncino dei gelati”), ha notevoli abilità informatiche che utilizza per mettere a punto una serie di crudeli delitti e attentati, oltre che per attirare Bill in chat (“Sotto l’ombrello Blu di Debbie è una chat dove i vecchi amici possono ritrovarsi e i nuovi hanno la possibilità di conoscersi con la garanzia del più totale anonimato”) con fini delittuosi.
La storia è aggressiva, alcune scene inducono sdegno e repulsione. Lo stile al quale King ci ha abituato (“Elegante come un’equazione di cui sono state risolte tutte le incognite”), e che in questo libro sembra subire una battuta d’arresto, non risolleva le sorti di un’opera troppo omologata alle regole del trash americano.
A mio modesto parere, il romanzo potrebbe essere tranquillamente bypassato da chi non voglia contaminare la propria ammirazione per il King.

Bruno Elpis

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