Musica sull’abisso



Marilù Oliva
Musica sull’abisso
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Dopo “Le spose sepolte”arriva Musica sull’abisso,  secondo indovinato capitolo della saga con come interprete una cazzuta Micol Medici, ispettore di polizia poco più che trentenne che, in virtù del suo contributo alla soluzione del caso di Monterocca, ha chiesto il trasferimento alla Squadra Mobile di Bologna ed è stata accolta a braccia aperte dal vicequestore, il bellone Giuseppe D’Aquila dirigente della sezione Omicidi e dal suo numero due, il commissario Attila Tarantola, piccolo di statura, zoppicante ma cervello fino. Indubbiamente un successo professionale ma il suo lavoro non è facile e la costringe a confrontarsi ogni giorno con un mondo abbastanza maschilista, peggiorato anche dall’arrivo in squadra della sua invidiosa mosca tze-tze, il sovrintendente Jacobacci. Ma la nostra Micol non si demoralizza, tira dritto e, pur sottoposta al costante e sfibrante stalking di una madre invadente, va avanti per la sua strada forte della sua risoluzione e di un puntuale e rigoroso metodo scientifico che vede la ripetuta stesura di una serie di “pittini” specie di schemi e di appunti, aggiornati e modificati di volta in volta. La sua vita privata ha subito un’interessante svolta sentimentale e ora è coinvolta in una soddisfacente relazione con un ricercatore di origini rumene che lavora per l’Azienda Farmaceutica di Monterocca ed è proprio al ritorno da un felice week end con lui in collina che viene convocata dal commissario Tarantola che si è appena trovato tra capo e collo una precisa denuncia da parte della signora Smeralda Nanni, sullo strano caso di sua sorella Gwendalina Nanni, giovane imprenditrice bolognese, residente a Padova, scomparsa a febbraio dell’anno prima (2018). L’ultima volta che Gwendalina era stata vista viva, era mattina presto e stava correndo come al solito lungo gli argini del Bacchiglione prima di andare in ufficio.  Un mese dopo il suo cadavere era stato ritrovato straziato dall’acqua in un’ansa del fiume. La sua morte era stata archiviata come un suicidio dalla polizia di Padova ma secondo la famiglia la ragazza non aveva alcun motivo di togliersi la vita e anzi, secondo la sorella, Gwendalina è solo l’ultima vittima di un omicida che secondo lei ha eliminato in qualche modo tante altre persone, tutti allievi della stessa classe di un liceo storico di Bologna, il Marco Tullio Cicerone, frequentato solo dalle famiglie bene della città. E in effetti la quinta superiore, la vecchia classe di Gwendalina Nanni, sembra implacabilmente condannata da un infausto destino. Dopo l’incomprensibile sparizione, il 21 febbraio 2004, del primo degli allievi Lorenzo Bentivogli, c’era stato appena quattro mesi dopo lo spaventoso incidente in cui aveva perso la vita una compagna, Alice Molteni, precipitando dal settimo piano durante una gita scolastica in Polonia. Il 21 febbraio dell’anno dopo si era suicidato James, il miglior amico di Lorenzo, poi il 21 febbraio del 2006 Adelaide, una ragazza ammalata di cancro, Un intervallo di nove anni poi via via sempre alla stessa data gli altri: nel 2015 le due gemelle Visconti, poi nel 2016 Galena, un’altra compagna morta per over dose e infine penultimo nel 2017 Karim Zaki, di origini magrebine, morto in Calabria. Insomma di una classe di tredici allievi ne sono sopravvissuti appena cinque… E tutti salvo Alice Molteni, sono morti alla stessa data. Possibile che si tratti solo di maledetta jella o invece…? Cosa c’è dietro? Se per ipotesi si trattasse di delitti, cosa li lega? E com’è mai possibile che una canzone, scritta dai più bravi tra loro in latino e che Galena cantava, abbia potuto prevedere in anticipo come alcuni sarebbero morti? Micol, avvalendosi del suo intuito e della sua propensione a fare sogni rivelatori deve riuscire a frugare in quel pericoloso passato. La data del 21 febbraio che corrisponde ai Feralia, festività romana in onore dei morti, sembra un dato importante. Lo è? Perché quegli allievi, così appassionati di latino da arrivare persino a parlarlo tra loro, erano tanto ossessionati dalla morte. O magari si trattava di un mitico duello, di una costante adolescenziale sfida, magari aggravata dalla sconsiderata assunzione di droghe, alla morte stessa. Man mano, mentre l’orizzonte si apre mostrando le sue nuvole nere collegate ai tanti fantasmi del passato che modellano oscenamente una storia di soprusi e crudeltà, Micol deve indagare a fondo e sondare ogni ipotesi per arrivare alla verità. In “Musica sull’abisso” Marilù Oliva stuzzica di proposito il lettore con quel zic di velato esoterismo che, che tu ci creda o no, non guasta mai. Sempre molto sfiziosa la Circassa, la misteriosa erborista con poteri quasi divinatori, già incontrata in Le spose sepolte, che ha stabilito un inossidabile rapporto e un efficace tema collaborativo sulla gemmologia con l’ingombrante madre di Micol Medici e che compare in un nuovo imperdibile cameo anche in questa storia. Ed è indubbio, anche per sua suggestione, che la nostra brava ispettore continui soprattutto ad affidarsi all’istinto in ogni caso. Insomma, a conti fatti sogni, sensazioni, e illuminanti sprazzi di premonizione per qualcuno contano e possono contare. Dunque alzi la mano chi, per esempio, non ha mai sbirciato l’oroscopo di un settimanale… Molto intrigante la scelta narrativa di far rievocare in prima persona alle diverse vittime, nell’avanzare della trama, le ore o i minuti vissuti prima della morte, trasformandole quasi in mitiche offerte al sacrificio. Ma Marilù Oliva va anche molto oltre con la sua avventura gialla e non si fa scrupolo di trattare alcuni temi scomodi, quali il senso di inadeguatezza che può frenare, l’importanza attribuita a certe scelte comportamentali, il sempiterno valore dell’arricchimento fornito dalla cultura e dell’istruzione, purché non utilizzato per prevaricare gli animi altrui. Temi magari nascosti dietro l’angolo ma reali e che non devono mai essere separati dall’essenza umana. Certo è, e sia detto comunque a valere per tutti noi, che quanto e ciò che siamo oggi sia la logica conseguenza di ciò che abbiamo – o non abbiamo – ricevuto.

Patrizia Debicke

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