Nebbiagialla – Suzzara 2/4 febbraio. Gli ospiti: Intervista a Gianluca Ferraris – Shaboo

downloadGianluca, in tre anni tre capitoli di una trilogia nerissima dedicata a Milano, e alle pieghe di una città piena di fascino ma anche di grandi contraddizioni. Tu sei milanese d’adozione, come hai visto cambiare la città, in questi anni?
Questa città non riesce ancora a fare i conti col suo passato e fatica a disegnare per sé un futuro, nonostante gli investimenti, i grattacieli e le rassegne, nonostante la linfa che affluisce qui da ogni parte d’Italia. Non è detto che diventare come Londra o Berlino contenga in sé solo dei vantaggi, ma Milano sembra avere questo chiodo fisso senza però esserci riuscita. È per questo che ho coniato il termine «presunta metropoli»: mi sembrava la fotografia più efficace della situazione. In compenso rimane, anche per questi motivi, un’ottima ambientazione per i noir. Una delle migliori al mondo, secondo me, come dimostra anche la prolificità degli autori che si esercitano sul tema.

Hai qualche titolo da suggerirci?
A parte i maestri sacri come Scerbanenco e Olivieri, ti faccio i titoli di due noir freschissimi di stampa: Cartoline dalla fine del mondo di Paolo Roversi, per Marsilio, e Il caso Kellan di Franco Vanni, per Baldini e Castoldi. Raccontano due Milano molto diverse, e questo è il bello della fiction in fondo. Ma hanno un tratto comune tra loro e anche con i miei libri: il protagonista è un giornalista che si trova suo malgrado coinvolto in indagini molto più grandi di lui.

Sei partito con Expo, hai approfondito la questione rom e ora in Shaboo tratti il tema delle droghe sintetiche. Il rimando, costante, è quello al mondo della criminalità organizzata. Qual è l’urgenza di raccontare queste storie?
La denuncia del fenomeno mafioso sembra non bastare più. Ormai sono decine i libri che ne parlano: saggi, romanzi, cose illeggibili a metà fra saggi e romanzi. Per non parlare delle fiction. Praticamente ormai è un genere letterario a sé. Ma l’urgenza resta, soprattutto se si tratta di raccontare la penetrazione ormai totale della criminalità organizzata a Nord: lo spaccio di stupefacenti, di cui mi occupo in questo libro, è ancora un settore fra i più redditizi ma con il quale camorra e ‘ndrangheta quasi non si sporcano più le mani, proprio come accade con i cantieri edili che ormai sono quasi tutti puliti. Il loro humus, adesso, sono le società di servizi, la Borsa, le banche, le startup, i salotti buoni. Una crescita resa possibile dalla enorme liquidità di cui dispongono e dalla sottovalutazione, autentica o interessata, che è stata il miglior alleato delle cosche a Milano. Senza intestarci missioni sociali, l’urgenza è anche questa: costruire una contronarrazione che parta dalla realtà, per quanto cruda.

16472917_1242384629129921_6151981814491870987_nIn Shaboo Gabriele Sarfatti – lo strafatto Sarfatti – si trova invischiato in una guerra di camorra, e forse per la prima volta diventa davvero cosciente dei pericoli che corre costantemente nel suo lavoro di giornalista d’inchiesta prestato all’investigazione. Come si è evoluto il personaggio? Avevi chiaro fin dal primo libro, quello che gli sarebbe capitato?
Soltanto in parte. Quello che volevo era fornire una chiave di lettura di alcuni fenomeni criminali attraverso gli occhi di un personaggio nuovo, più vicino agli schemi della mia generazione. Sarfatti è un cronista di nera, un tossicodipendente, un single e un quasi quarantenne: in pratica tiene insieme le quattro categorie che più di tutte tendono a vivere, a volte con certo compiacimento autoassolutorio, in un eterno presente. Essendo il protagonista di una trilogia,come ogni serial charachter che si rispetti doveva però mettere in mostra un’evoluzione: mentre scrivevo non sapevo cosa gli sarebbe capitato negli episodi successivi, però lavoravo per renderlo via via più riflessivo ma anche più disincantato: una specie di uscita tardiva dall’adolescenza.

Che tipo di scrittore sei? Metodico o indisciplinato?
Metà e metà. Per gran parte dell’anno sono indisciplinato: appunti sparsi, scalette lasciate a metà, post-it e file chilometrici… Quando però ho in testa una trama più o meno completa del prossimo romanzo, divento metodico ai limiti del serial killer: cerco di scrivere, anche se poco, ogni giorno, fisso dei traguardi temporali e non rileggo quasi nulla fino al termine della stesura. Di solito parto da un’idea di prologo e di finale, anche se del resto del libro ho solo in mente gli snodi principali. So quasi sempre dall’inizio chi è l’assassino, visto che parliamo di gialli, ma la maggior parte degli altri elementi li inserisco strada facendo.

Shaboo è, come dicevamo, il terzo capitolo della tua trilogia. È davvero l’ultimo o si può immaginare un sequel?
E perchè non un prequel? La verità è che l’ho sempre immaginata come una serie a tre, ma mi è piaciuto così tanto scriverla e ho ricevuto così tanto affetto che ci sto pensando. Perché l’alchimia si ripeta devo però trovare un’altra storia che colpisca me, prima ancora di un editore e di un lettore. Fortunatamente gli spunti non mancano.

Milanonera ringrazia Gianluca Ferraris per la disponibilità

download (1)L’appuntamento con  Gianluca Ferraris e Shaboo
è a Suzzara (Mn) al Festival Nebbiagialla
venerdì 2 febbraio ore 21
Tutte le info al link Nebbiagialla 

Eva Massari

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