Nebbiagialla Suzzara 2/4 febbraio . Gli ospiti – Intervista a Riccardo Bruni – La notte delle falene

Riccardo Bruni, giornalista, blogger scrittore, autore di La notte delle falene. Prima l’uscita con Amazon Publishing, di là un balzo fino alla candidatura allo Strega nel 2016 e ora, da novembre del 2017, pubblicato su carta e nelle librerie per La nave di Teseo.

E qui ti tocca subito una prima domanda, scontata ma doverosa. La notte delle falene non è stato il tuo primo approccio al self publishing.  Cosa pensi di questa esperienza e quindi del futuro letterario via web?
Partiamo da una cosa che mi sta a cuore specificare. La notte delle falene non è un romanzo prodotto in selfpublishing. Come dicevi l’editore è Amazon Publishing, un soggetto diverso dagli editori tradizionali, ma solo per il fatto che i libri (che comunque sono tutti pubblicati sia in formato digitale sia in formato cartaceo) sono distribuiti esclusivamente attraverso i negozi online. Per il resto è un editore come lo intendiamo da sempre, con i suoi editor e tutto il resto. Il mio primo romanzo prodotto in selpublishing è stato Zona d’ombra, che definirei un thriller politico, una storia di eversori, giornalisti e trame oscure nell’Italia repubblicana. È stata un’esperienza formidabile. Ho indossato i panni dell’editore e ho cercato di garantire alla mia storia tutta la cura che avrebbe avuto in un contesto tradizionale. Il libro, poi, è stato acquistato da un editore che lo ha ripubblicato. E questo conferma che il web e il digitale non sono un mondo a parte, ma sono soltanto strumenti in più, a disposizione di tutta l’editoria e di chi vuole raccontare una storia.

Quali sono le differenza nei confronti del pubblico se si parla di  promozione di un romanzo telematico, rispetto a un romanzo di carta?
Credo che il pubblico sia lo stesso. Quando si parla di libri ci si rivolge ai lettori, tutti quanti. Diciamo semmai che oggi per promuovere un libro ci sono moltissimi canali, quelli tradizionali e quelli nuovi introdotti dal web. Giornali e riviste (sia di carta sia in digitale), blog, gruppi di lettura, social network, i consigli del libraio, un algoritmo, gli amici. Ci sono, cioè, infiniti luoghi dove un lettore può incontrare il suo prossimo libro, e starà poi a lui scegliere in quale formato acquistarlo e leggerlo. Io frequento librerie in cui mi piace perdermi tra gli scaffali e curiosare tra i titoli e frequento con altrettanto gusto la libreria virtuale del Kindle store. E sono la stessa persona. Poi ci sono quelli che “per carità gli ebook mai e poi mai” e quelli che “io leggo solo sul mio telefono”, ma sono posizioni estreme che hanno l’unico risultato di precluderti a priori qualcosa che invece potrebbe rivelarsi una cosa buona. In realtà, credo che in generale dovremmo considerare il tutto in una visione più organica, iniziando con il guardare a digitale e cartaceo in un’ottica di complementarietà. Alla fine, il libro è lo stesso a prescindere dal formato che lo contiene, ma siamo noi lettori ad avere molte più soluzioni per leggerlo.

Ma ora parliamo del tuo romanzo: La notte delle falene. Un noir senz’altro più che un giallo, con la storia di una  bella ragazza di venticinque anni, Alice, assassinata anni prima in un bosco vicino alla costa tirrenica, e di Enrico, quello che si considerava il suo fidanzato, che un decennio dall’omicidio  torna in quei posti, in cui non rimetteva piede da allora e si trova nuovamente immerso in quel dramma del passato.  Sarà il suo ritorno a buttare per aria le tessere di un puzzle? Oppure la morte di Alice aveva fatto traballare tutti gli equilibri e il paese non l’ha mai veramente superata?
La morte di Alice e quello che ne è seguito hanno sicuramente segnato in modo indelebile la vita del piccolo paese in cui i fatti si sono svolti. Questo perché ciò che è stato raccontato di quella notte ha consentito a molti segreti di rimanere nascosti, impedendo qualsiasi tipo di elaborazione di quanto avvenuto e tutto è rimasto come immobile. Come se i protagonisti della storia, a partire dal gruppo di amici di cui Alice ed Enrico facevano parte, non fossero mai realmente usciti da quella notte. È chiaro che nel momento in cui arriva qualcuno che decide di rispolverare quei fatti, ciascuno di quei segreti si sente nuovamente messo a rischio. E questo, come il classico sasso nello stagno, mette in movimento tutta una serie di cose.

A ben guardare i tuoi personaggi, dopo la morte di Alice, sembrano quasi trasformati nei burattini di una tragicommedia. C’è un vento di follia che cova sotto le ceneri? O è valido l’assioma che applico oltre che alle bugie anche ai segreti: hanno le gambe corte?
Il fatto è che i segreti sono materia delicata. Complessa. Come racconta Alice all’inizio del libro, puoi illuderti di possedere dei segreti, ma saranno poi loro, i veri segreti, a possedere te. È un concetto di Jung, e credo che sia esattamente quello che succede in questo romanzo.

Un panel di protagonisti, contornati da comprimari descritti con vibranti toni macchiettistici, che sembra vivere solo in un mondo di facciata. Una tua scelta questa loro rappresentazione priva di particolare empatia? E perché?
Credo che fondamentalmente siano tutte persone sole. Forse a causa dei loro segreti, forse perché oggi le cose in generale vanno così. Alla fine, uno degli aspetti più terrificanti delle piccole comunità di oggi è proprio la solitudine. Anche in una piccola comunità, quelle dove ci si conosce per nome, i vicini di casa, i parenti, c’è a volte un profondo isolamento. È una condizione che in certe circostanze dai quasi per scontata. La grande città, ambienti estesi, ci sono posti in cui sentirsi soli viene naturale e un po’ te lo aspetti. Ma in un piccolo paese quella sensazione diventa più profonda, mette radici nelle persone. E allora dietro il volto che mostrano, in realtà, si nasconde una devastante inquietudine, quando non vera e propria disperazione. Ed è qui che nasce il grottesco.

Possiamo trovare nella pagine di La notte delle falene una velata condanna di certe, magari ben più d’una, debolezze della nostra società attuale?
L’isolamento, forse. L’incomunicabilità. I nostri muri. È un tema sul quale sono tornato, anche in altre storie. Nascondere segreti, affidarsi a una soluzione individuale, una via di salvezza individuale, produce sempre più individui e sempre meno comunità. La nostra società è sfilacciata, i nostri legami sono percepiti come un’oppressione. Il risultato è che siamo soli. E questo produce rancore.

A tuo vedere ci sarebbe un qualche rimedio?
Non saprei. Bisognerebbe prima riuscire a capire cosa sia stato a produrre tutto questo. Ma non è semplice.

E ora per forza la solita ultima domanda. Programmi futuri di vita e altro?
All’inizio dell’estate dovrebbe uscire un nuovo romanzo, che in qualche modo completerà questo trittico di storie nere, ambientate nella profonda provincia, che ho raccontato con La notte delle falene e il successivo La stagione del biancospino, uscito a marzo. E poi c’è un nuovo progetto che sta prendendo forma. Quindi, credo… che mi metterò a scrivere.

 

download (1)L’appuntamento con  Riccardo Bruni e La notte delle falene
è a Suzzara (Mn) al Festival Nebbiagialla
venerdì 2 febbraio ore 21
Tutte le info al link Nebbiagialla 

Patrizia Debicke

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