Nelle mani di Dio



Gianni Biondillo
Nelle mani di Dio
guanda
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Immagino la lettura del racconto di Biondillo, presentato da Guanda in cartaceo dopo una prima pubblicazione da parte del Corriere della Sera in digitale, durante un tragitto da dover percorrere nel vagone della metropolitana. Di Milano, preferibilmente, città sfondo delle indagini dell’ispettore Ferraro. La narrazione è rapida. Rallenta giusto il necessario per consentire l’entrata nello scompartimento di un nuovo personaggio e accelera, poco dopo, con misurata precisione. Sfrutta così il tempo obbligato tra una stazione e l’altra per presentarlo e collegarlo al percorso che porterà dalla partenza all’arrivo. L’avvio della storia e la risoluzione del caso. La morale del racconto sembra essere: mai accettare un passaggio in auto da un collega. Soprattutto se si lavora nella polizia come ispettore. O come commissario. La differenza tra i due ruoli, ci spiega Ferraro, è che il primo “guadagna di meno e cammina di più”. Se avesse mantenuto fede alla sua affermazione, e avesse camminato per tornare da Quarto Oggiaro a casa propria, anziché salire sulla volante, non avrebbe dovuto interessarsi della morte di Loretta: professione maestra elementare, appena quarantenne, un accenno di rughe sul volto e poco più. Trovata morta nel luogo di lavoro, una scuola. Per il medico legale è stata uccisa da poco, strangolata. Sul corpo, segni di percossa ripetuti. Tre deposizioni parlano di due maschi da sospettare, pelle olivastra, magrebini. Il pubblico ministero è spicciolo nel dettare le linee guida dell’indagine. Lo stabile si trova al confine tra due quartieri molto distanti tra loro, se il metro di giudizio fosse la classe sociale dei propri abitanti. Da un lato, Via Padova, zona popolare e multietnica. Dall’altro, Città Studi, borghese e bianca. Invece, sono esattamente uno la continuazione dell’altro. “Secondo lei, dove cercare i ladri di polli?”, domanda ironicamente il piemme. Ovviamente, l’ispettore Ferraro non si lascia guidare dalle carte apparentemente già scoperte e non ci mette molto a “sbirreggiare”, arte che maneggia da anni di esperienza. Se gli avessero detto di scovare due filippini, sarebbe andato in una chiesa avventista. Due peruviani, in parrocchia. Mentre per due musulmani cerca la verità in un capannone reso moschea. La troverà, ma non sarà certo così prevedibile come gli indizi facevano intendere. Il viaggiatore arriverà a destinazione senza intoppi, la lettura lascia soddisfatti del prezzo del biglietto.

Francesco Ravioli

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