Il nemico che gioca coi nomi – Blogtour

Blogtour_imprimatur (1)-page-001Il nemico che gioca coi nomi in tour . Seconda tappa
Dopo la prima tappa di ieri su thrillernord.it ,  ecco un estratto del libro  e il booktrailer.
Il prossimo appuntamento è per domani su contornidinoir.it per l’intervista all’autore Paolo Negro.

 

 

Da “Il nemico che gioca coi nomi” di Paolo Negro
Come un’automa John si alzò dirigendosi al piccolo bagno che si apriva alla sua sinistra. Non accese nemmeno la luce: si spogliò lentamente, aprì l’acqua della doccia sedendosi sullo sgabello di plastica bianca sistemato vicino al lavandino e attese pazientemente che scendesse calda. Quando, qualche istante dopo, il primo getto d’acqua gli sferzò il viso, stava ancora tentando di mettere un po’ d’ordine in ciò che era accaduto. Tutto era sparso alla rinfusa, eppure tutto in qualche modo era collegato, doveva essere collegato. Insaponandosi riprese ad elencare silenziosamente ogni cosa tracciando per ciascuna una riga di schiuma sulle piastrelle.
I due fratelli Allevi morti in circostanze sempre più dubbie e un perito della Cia in qualche modo coinvolto nell’inchiesta: tre righe di schiuma.
Una loggia di rito egiziano sullo sfondo e una chiesa a migliaia di chilometri di distanza trasformata in un murales di simboli massonici: due righe e parecchi segni a destra e sinistra.
Gli strani collegamenti con un’antica loggia napoleonica chiamata Isis: una riga enorme.
Un vecchio appartenente alla loggia che se ne era andato molti anni prima dalla loggia di New York perché in disaccordo con Manson, morto ammazzato insieme alla moglie e alla cameriera. Tre righe di schiuma e un segno per indicare la lotta con i Rosacroce.
Due vecchie foto svanite nel nulla in una casa disabitata da anni e due spartiti rubati: quattro righe.
Un biglietto con sette righe dell’Ode di Guido d’Arezzo e un messaggio segreto in codice indirizzato a Natalie, un dossier sparito dalla cassaforte: undici righe.
Sì, era più o meno tutto lì. Anzi, no.
Jason e Maria erano stati uccisi e poi spostati ricreando quasi la scena di un macabro concerto familiare: non fece in realtà nessuna riga ma disegnò un enorme punto interrogativo di schiuma che odorava di sandalo e spezie.
John solo allora fece mezzo passo indietro sentendo l’acqua scorrergli sul petto e osservò quell’enorme reticolo di schiuma che lentamente stava scivolando dalle piastrelle: ora c’era tutto ed era un tutto veramente grande. Senza dimenticare che, ad essere precisi, ne mancava un pezzo: non aveva ancora deciso dove e come collocare le pagine del diario di Umberto Allevi che aveva letto sino a notte fonda.In ogni caso un risveglio così,  nel suo primo giorno di vacanza, non sarebbe riuscito ad immaginarlo nemmeno nel peggiore degli incubi. Questo, almeno questo,  era ben chiaro. Insieme all’unica certezza che per essere ricordata non aveva bisogno né di schiuma, né di piastrelle: in quel pinzimonio di morti ammazzati qualche boccone avrebbe potuto strozzarlo.

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