Nessun dorma…fuori



Pasquale Sgrò
Nessun dorma…fuori
Mauro Pagliai Editore
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In procinto di partire per le vacanze estive, l’ispettore Felicino si trova a dover far luce su due misteriose morti, solo apparentemente scollegate tra loro. Ma chi già conosce il caparbio ispettore del lavoro sa bene che non riuscirà a godersi pienamente le meritate ferie se prima non sarà stato in grado di dare una risposta anche al dubbio più insignificante. E in Nessun dorma…fuori,  secondo capitolo della saga creata da Pasquale Sgrò, i nodi da sbrogliare sono davvero tanti. A partire dal presunto suicidio di Riccardo Bassi, giovane attore trasferitosi in Versilia per recitare in una rappresentazione di avanguardia. Ma qui, in scena, troverà la morte. Un infortunio sul lavoro, il gesto volontario di un ragazzo inquieto o un omicidio ben orchestrato? E proprio mentre l’ispettore Felicino comincia a indagare, dalle acque di un canale emerge il cadavere di un altro ragazzo che pochi giorni prima si era rivolto preoccupato alla sindacalista Lella Pieri, amica di lunga data dell’ispettore. A Felicino toccherà l’arduo compito di scoprire il sottile filo che lega queste due morti, ammesso che esista, perché solo risalendo all’origine può scoprire cosa si cela dietro.
In Nessun dorma…fuori, Pasquale Sgrò guida il lettore in una indagine complessa, dove si accavallano sordidi sospetti, testimonianze falsate, segreti inconfessabili. Abbastanza scorrevolmente, tra piste sbagliate e rivelazioni inaspettate, si arriva alla verità, nella consapevolezza che la soluzione così cercata è sempre stata lì, sotto i nostri occhi. Sarebbe solo bastato accorgersene: d’altronde “se vuoi nascondere qualcosa perché nessuno la veda mettila in un posto visibile, tutti cercheranno altrove”.
Coprotagonista di Nessun dorma…fuori è la Versilia del canale Burlamacca e della Darsena, illuminata dai colori dell’estate, soffocata dall’afa, coi suoi porti, le sue trattorie, i suoi tramonti. Nel tratteggiarne il carattere, Sgrò la trasforma quasi in una confidente spirituale per Felicino: a essa il detective affida i propri pensieri, le sensazioni e i ricordi, anche i più dolorosi, suscitati dall’indagine. Così come prepotentemente emerge l’attualità: i riferimenti al disastro ferroviario di Viareggio o alla Concordia ancorano la narrazione a una dimensione più reale, in cui è impossibile non riconoscere le contraddizioni socioculturali che persistono ancora oggi nella provincia italiana.
Arrivati all’ultima pagina, mentre Felicino si prepara finalmente ad andare in ferie, viene già voglia di conoscere quale nuova indagine coinvolgerà l’ispettore. Altre avventure che magari possano metterne in luce anche gli aspetti finora meno esplorati, i lati più introspettivi del carattere, il passato, le fragilità. Perché quel che è certo è che Felicino ha ancora molto da dire al lettore.
Giulio Oliani

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