Non guardare nell’abisso



Massimo Polidoro
Non guardare nell’abisso
Piemme
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Dopo il fortunato “Il passato è una bestia feroce“, vincitore anche del Premio Nebbiagialla, torna con un nuovo thriller, Massimo Polidoro. Il protagonista è ancora Bruno Jordan, un giornalista che si trova invischiato, suo malgrado, in indagini che non ha cercato. Sono sempre i guai a trovare lui, ne farebbe volentieri a meno, ma solo a parole. Perché, una volta che ci finisce dentro, non riesce proprio a lasciarsi alle spalle situazioni irrisolte.
Ancora una volta è il passato che torna per chiudere i conti. Se nel primo libri la vicenda era più personale, una lettera di una compagna di scuola arrivata con decenni di ritardo, qui la vicenda fa riferimento agli anni bui della recente storia italiana, agli anni di piombo, al periodo del cosiddetto ” complotto borghese”. Un’indagine raccontata usando la prima persona, dando così ritmo e credibilità alla storia, e una spruzzata di ironia sono gli ingredienti di questo thriller che è legato da un misterioso fil rouge al primo e rimanda già a un probabile e auspicato proseguo.
Massimo Polidoro è uno che col mistero ci sa fare e che, ancora una volta, ha saputo raccontare una bella storia storia che è il giusto mix tra un thriller incalzante ricco di colpi di scena, l’analisi di un periodo storico e quel po’ di leggerezza (nell’accezione più positiva del termine) che rende ancora più piacevole la lettura.
In un recente incontro per la presentazione del libro, Massimo, con la sua solita affabilità, ha risposto a qualche domanda.

Massimo , come è nata l’idea di ” Non guardare nell’abisso”? Perché sempre il passato che torna?
Il passato è qualcosa che mi intriga, sono affascinato dall’idea di trovare oggi una soluzione a qualcosa che è rimasto irrisolto. Mi piace il mistero, calato però in contesti realistici. Non scrivo di occulto o horror, almeno per ora. Mi piace affrontare nei romanzi temi che non posso trattare nei miei saggi e soprattutto cerco di scrivere quello che mi ha appassionato e ancora mi appassiona come lettore. Quando scrivo saggi ho la possibilità di approfondire ciò che mi interessa, di studiare, faccio docu-fiction. La narrativa invece mi dà la possibilità di creare qualcosa che prima non c’era. La molla di tutto, quello che mi muove, è la passione per il mistero, la curiosità per l’ignoto.

Ecco, da lettore, quali sono gli autori che per primi ti hanno fatto appassionare al genere?
Beh, i primi nomi che mi vengono in mente sono King, soprattutto Misery per il ritmo, Thomas Harris, il dragone rosso e poi Connelly, Crais, Deaver, Lehane.. Ho letto molto e ho cercato di capire cosa mi tenesse legato alle loro pagine, perché prima di scrivere è essenziale impadronirsi degli strumenti giusti, non si può improvvisare. Quando ho pensato di poterlo finalmente fare, ho scritto tutto il libro sino alla fine, senza farlo leggere a nessuno, solo una volta finito l’ho dato a un gruppo fidato di lettori per un parere.

Quando hai creato Bruno Jordan, lo pensavi già come personaggio seriale?
Sì, lo speravo in effetti. Certo tutto dipendeva dal successo del libro. “Il passato è una bestia feroce” e anche ” Non guardare nell’abisso” sono auto conclusivi, ma hanno tuttavia degli elementi ancora da chiarire che ricorrono e li legano. Io ho già chiara in mente l’evoluzione del protagonista e sto tracciando un percorso che proseguiremo insieme.

La notizia di un terzo libro con protagonista Bruno Jordan è ghiotta e farà felici i suoi appassionati lettori. Perché, quando un personaggio funziona, quando possiede così tante sfaccettature da volerne sapere di più, crea dipendenza. Attesa. Perché ci sono tante storie ancora da raccontare e Polidoro ha la voce giusta per farlo. Allora, aspettando la prossima avventura di questo strano, ma affascinante investigatore, ringraziamo di cuore Massimo Polidoro.

 

 

Cristina Aicardi

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