Non salvarmi – Livia Sambrotta



Livia Sambrotta
Non salvarmi
SEM
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Niente di più distante da noi. E niente di più vicino a noi. In “Non Salvarmi” Livia Sambrotta dipinge una realtà lontana, a cui spesso si guarda con invidia senza pensare al marcio che può nascondersi dietro. Hollywood, lo showbiz. Fama e soldi facili. Il lusso sfrenato. Il “tutto e subito” come stile di vita, da impartire anche ai figli. 
“Tutto e subito” anche per soffocare quei demoni che non guardano in faccia a nessuno, men che meno al conto in banca. La solitudine. Il senso di inadeguatezza. L’insoddisfazione che diventa depressione. In un mondo di eccessi e di carenze affettive basta pagare per aprire ogni porta. E ottenere “tutto e subito”. 
Ma la felicità no, non si può acquistare. E accettarlo può essere ancor più difficile. Soprattutto se ci si trova davanti a un dolore immenso, senza strumenti per affrontarlo. Lì affogare nell’alcool, nelle droghe, nel sesso compulsivo è un attimo.  
Lo ha vissuto sulla propria pelle Deva: il suicidio della madre quando era ancora adolescente, la dipendenza dagli psicofarmaci, il burrascoso rapporto col padre che ha preferito allontanarla e rinchiuderla in un centro di riabilitazione in Arizona che ospita esclusivamente i figli di grandi personalità del cinema e cura le loro dipendenze con l’ippoterapia. 
È la sua misteriosa scomparsa ad aprire “Non Salvarmi”: Deva è stata vista per l’ultima volta all’aeroporto di Phoenix dove sarebbe dovuta partire per l’Italia. Non un semplice viaggio, ma una vera e propria fuga dalla comunità. Il giorno dopo in un fiume non lontano dal ranch il ritrovamento del cadavere di una giovane ragazza con il viso bruciato dall’acido sembra far crollare anche la più flebile speranza. 
Sembra. Perché è solo dopo averlo letto fino all’ultima riga che ci si rende davvero conto di quanto l’autrice si sia divertita a giocare non tanto con il lettore quanto con il thriller e, sovvertendone in parte i canoni, a costruire un intreccio che dire arzigogolato è dire poco, spiazzante e ipnotico allo stesso tempo. 
Non è nella ricerca della verità il cuore di “Non Salvarmi”, quanto piuttosto nella verità in sé, nella sua essenza. “La verità non ha nulla a che fare con i fatti che accadono. La verità è ciò che ti permette di diventare chi sei”: ogni personaggio qui ne ha una sua, inesorabilmente legata alle altre. Una verità che lo condanna oppure lo assolve per l’eternità. Sia essa in un malessere soffocato per troppo tempo. In un amore non corrisposto. O in uno sfrenato senso di onnipotenza che crolla scontrandosi con la fallibilità. Con la caducità della vita. 
Verità che non necessariamente devono conoscere tutti ma solo chi, da quella verità, può trarre qualcosa: un insegnamento, un incoraggiamento, una nuova ragione per amare o, perché no, per odiare. 
Nessuna prevale sull’altra: tutte sono sullo stesso piano. Perché su ogni verità pende il destino, unico supremo regolatore di esistenze perdute per sempre e di altre redente. Di esistenze sopravvissute all’inferno della vita, al male nella sua dimensione più profonda. “Non Salvarmi”, nelle sue forti attinenze con il reale, è intriso di quell’esistenzialismo che oggi, nella nostra quotidianità, sembra non essere mai abbastanza. Qualcosa di apparentemente distante. Ma anche di terribilmente vicino. 

Giulio Oliani

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