Terzo film di Enrique Rivero, 32 anni, messicano che vive a Madrid, ha vinto il Pardo d’Oro per il miglior film, 90’000.- franchi svizzeri da dividere con il produttore, e il premio FIPRESCI al Festival del Film di Locarno 2008 .
Quasi interamente ambientato all’interno di una villa a Città del Messico, si ispira alla storia vera di Nolberto Coria, di origine india, che da circa dieci anni custodisce una casa disabitata in cui aveva lavorato in precedenza per una ventina di anni come maggiordomo. Coria interpreta Beto (sé stesso) nel film.
Vengono descritte minuziosamente le giornate di Beto, lo vediamo alzarsi, insaponarsi sotto la doccia, stirarsi gli abiti, pulire la casa, rastrellare le foglie del giardino nel silenzio più completo e nella totale assenza di suoni provenienti dall’esterno. Il film è privo di dialoghi per più di tre quarti, l’azione è lenta. Beto, abituato a vivere nel silenzio guarda di tanto in tanto la TV. Unici contatti umani estremamente formali con la anziana padrona di casa e, più intimi, con Lupe, una donna india che balla a pagamento nei locali di salsa e di tanto in tanto trascorre la notte con lui.
La casa viene messa in vendita e Beto è preso dallo sconforto. Si è talmente abituato a vivere in questa specie di prigione che persino accompagnare la padrona al mercato tra la folla e i rumori gli riesce insopportabile. Non può immaginare una vita diversa e cercherà il modo di vivere una nuova vita simile. Il caso gli viene in aiuto, e Beto servendosi di una vanga ne saprà approfittare dopo aver consegnato tutte le sue cose a Lupe.
Film intimista, quasi totalmente privo di azione se non nel finale, è da consigliare solo a un pubblico fortemente appassionato in grado di apprezzare la lentezza dell’azione e i lunghi silenzi.
Per la cronaca, Nolberto Coria, che ha accompagnato il film a Locarno, continua a custodire la casa disabitata a Città del Messico, che non è stata messa in vendita.
Regia, sceneggiatura e co-produzione (con Paola Herrero) di Enrique Rivero – durata 86′