Attentato al papa



Ferdinando Imposimato e Sandro Provvisionato
Attentato al papa
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L’immaginazione ha i suoi limiti

Chi scrive thriller, noir, spy story deve sempre muoversi dentro i confini del possibile. E’ uno dei fondamenti della scrittura creativa: se si perde di vista la realtà, i lettori si disorientano e cala l’interesse. In altre parole: la storia cade.

La realtà invece è senza confini.

La realtà è dispettosa e cammina sempre un passo avanti. Nessuno potrebbe inventare quello che accade nel mondo reale e chi non ci crede legga per favore questo libro-inchiesta, scritto da un magistrato e da un grande giornalista: ne avrà una dimostrazione inconfutabile.

Il 13 maggio 1981 il pontefice Giovanni Paolo II viene colpito in pieno petto da un proiettile sparato dal terrorista turco Alì Agca. Il colpo sarebbe stato mortale se una serie di circostanze fortunate non avesse permesso al papa di arrivare sul tavolo operatorio del policlinico Gemelli in pochissimi minuti.

Sono trascorsi trent’anni da quell’attentato compiuto sotto gli occhi delle migliaia di fedeli che riempivano Piazza San Pietro. L’attentatore è stato catturato immediatamente e non ha mai negato la propria responsabilità. Anzi, ha riversato a più riprese sugli inquirenti fiumi di rivelazioni che se fossero state adeguatamente riscontrate avrebbero aperto molte porte permettendo, forse, di arrivare alla verità.

A tutta la verità.

Invece ancora oggi, nonostante siano stati celebrati processi sfociati in condanne, siamo ben lontani dall’aver appreso cosa sia realmente accaduto quel pomeriggio e perché il papa fosse un bersaglio. Tantomeno conosciamo gli scenari in cui si sono mossi l’attentatore, i suoi complici, i fiancheggiatori dentro il Vaticano e fuori.

A Ferdinando Imposimato, uno dei magistrati che si sono occupati del grande intrigo internazionale culminato con l’attentato a Karol Wojtyla, il 15 gennaio 2002 è arrivata una lettera anonima dal contenuto oscuro e inquietante: “Caro giudice, lei deve continuare a scavare nel pozzo di San Pietro, dove troverà il filo rosso che collega tra loro tutti i misteri vaticani”.

Come dire che tutto ha avuto origine lì, dentro le mura Leonine e che quel “filo rosso” non è mai stato veramente cercato.

Scava scava, giudice. Vedrai che alla fine troverai le spiegazioni che cerchi proprio lì, dove meno te le aspetteresti.

A questo proposito bisogna dire che Ferdinando Imposimato non è stato scelto a caso come destinatario dall’anonimo mittente. Infatti è uno dei magistrati che hanno lavorato di più sui misteri italiani, dal caso Moro ai sequestri di persona, dal terrorismo alle stragi di mafia e camorra.

Come giudice del Tribunale di Roma ha istruito importanti processi, compreso quello a Michele Sindona ed è sua la prima sentenza-ordinanza contro la banda della Magliana del 1981. Questo significa che le sue indagini hanno cercato di penetrare i segreti delle organizzazioni criminali più feroci.

Segreti collegati fra loro come vasi comunicanti.

Segreti pericolosi.

Segreti mortali.

Infatti, nel 1983 il fratello del giudice, Francesco Imposimato, fu fatto assassinare da Cosa nostra per una vendetta trasversale.

Ma perché oggi, dopo trent’anni, si continua a sospettare che non tutto, di quella lontana vicenda, sia venuto alla luce? Perché episodi oscuri come il rapimento di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana, e quello di Mirella Gregori, romana, vengono accostati all’attentato? Cosa c’entrano le due ragazzine con Karol Wojtyla?

Molte cose sono state scoperte ma il nucleo centrale della vicenda è ancora ben lontano dall’essere penetrato e i misteri che lo avvolgono, se risolti sino in fondo, potrebbero spiegare anche molti accadimenti oscuri. Come, per esempio, il ruolo della banda della Magliana nell’attentato al papa e nei rapimenti, i rapimenti stessi e gli accorati appelli del papa per la liberazione degli ostaggi: veri e propri messaggi rivolti ai sequestratori e, infine, l’omicidio del comandante delle guardie svizzere Alois Estermann e di sua moglie, trucidati insieme con un giovane vice caporale a cui venne frettolosamente attribuito il crimine. Un episodio, quest’ultimo, tanto sconcertante quanto inspiegabile.

Altro che spy story! Nell’attentato al papa, in tutto ciò che lo precedette e lo seguì, minuziosamente ricostruito in questo libro-inchiesta da Ferdinando Imposimato e Sandro Provvisionato giornalista d’indagine di grande valore e dalla magica penna, furono coinvolti sei Paesi: Francia, Bulgaria, Russia, Germania,Turchia, Polonia. A sparare fu un killer turco tanto scaltro da riuscire a sopravvivere a un complotto internazionale grazie alla sua capacità di dire e non dire, di fingersi visionario e perfino pazzo. A ordire l’intrigo e a proteggere i congiurati, che furono più d’uno, fu un gruppo eterogeneo di insospettabili: monsignori, cardinali e persino guardie svizzere. Spie infiltrate fin nelle stanze private del pontefice, un monaco che viaggiava in Cadillac e due giudici bulgari che in realtà giudici non erano mai stati e che oggi sono sospettati di aver organizzato il sequestro di Emanuela Orlandi nel 1983. E se non basta, nel guazzabuglio ci sono, infine, un finto morto, due italiani finiti nella ragnatela dei servizi segreti bulgari e imprigionati senza processo, solo per ritorsione nei confronti del governo italiano, un malavitoso sepolto nella basilica di Sant’Apollinare con gli onori riservati a un principe della Chiesa. Un giallo infinito. Un giallo con fosche connotazioni noir che lancia un messaggio molto chiaro: chi si avvicina alla verità nel nostro Paese ancora pieno di menzogne e misteri, muore.

adele marini

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