De Michelis: “Costantini è lo Stieg Larsson italiano”

Esce oggi Tu sei il male di Roberto Costantini, un romanzo che ha già fatto molto parlare (all’estero l’hanno già venduto in cinque paesi) ancora prima di uscire.
MilanoNera ha incontrato  Jacopo De Michelis, responsabile della narrativa per Marsilio, che ci ha raccontato i retroscena di questa “scoperta” letteraria.

Allora Jacopo avete trovato lo Stieg Larsson italiano?

Ricordo quando, più o meno un anno fa, il nostro editor per la narrativa italiana Marco Di Marco e io eravamo ancora gli unici ad aver letto Tu sei il male, e per cercare di trasmettere tutto il nostro entusiasmo sia all’interno della casa editrice che fuori avevamo coniato questo slogan un po’ scherzoso e un po’ no, “lo Stieg Larsson italiano”, che sbandieravamo ai quattro venti. Ogni tanto ci guardavamo e mormoravamo: “Se questo libro non fa il botto dovremo andare a nasconderci per il resto della nostra vita…” Adesso cominciamo a sentirci un po’ più tranquilli!
In realtà, anche se le affinità con Stieg Larsson nell’approccio al genere ci sono davvero, come ha sottolineato anche Antonio D’Orrico nell’incredibile articolo che ha dedicato al romanzo sul “Corriere della Sera”, non abbiamo scoperto lo Stieg Larsson italiano, ma di meglio: abbiamo scoperto Roberto Costantini, un autore di enorme talento e assoluta originalità.
E comunque, certo, per quanto riguarda gli esiti, prima di poter cominciare anche solo lontanamente a paragonare il romanzo di Costantini alla Millennium Trilogy, abbiamo ancora parecchio da pedalare…

Come mai secondo te il romanzo di Costantini è piaciuto subito all’estero? In cosa di discosta dagli altri gialli italiani?

Una delle ragioni della sua affermazione all’estero credo sia che è un romanzo italianissimo quanto all’ambientazione e ai personaggi, ma assolutamente internazionale per il tipo e il livello della costruzione narrativa. Inoltre è un libro che, proprio come le migliori crime novel internazionali, non solo risulta estremamente avvincente – una di quelle letture che ti fa fare le ore piccole perché proprio non puoi staccarti dalle pagine – ma riesce anche a trattare temi importanti e ad affondare il bisturi nei mali della società contemporanea. Giusto qualche giorno fa su Facebook Luca Briasco, editor di Einaudi che tra l’alto stimo molto per cui il suo giudizio mi fa particolarmente piacere, consigliava caldamente di leggere Tu sei il male accostandolo ad autori come Larsson e Nesbo. Ma la ragione principale è sicuramente che, al di là di tutte queste considerazioni, è davvero un grande romanzo! Quello che posso dire io, da lettore ancora prima che da editor, è che si tratta del thriller che più mi ha appassionato dopo Uomini che odiano le donne.

Quella di Costantini sarà una trilogia: quanti sono i misteri che svelerà e fino a quando arriverà?

Il quadro completo non l’abbiamo ancora nemmeno noi, e comunque non vogliamo rivelare troppo così in anticipo. Di sicuro al centro dell’intera trilogia ci sarà il commissario Balistreri, un personaggio complesso e affascinante, davvero riuscito, che sono sicuro conquisterà i lettori, e torneranno anche altri dei personaggi di Tu sei il male. Poi, a partire dal secondo volume, a cui l’autore sta attualmente lavorando, comincerà a venire gettata un po’ di luce sul passato misterioso e oscuro di Balistreri, la turbolenta giovinezza in Libia, la militanza nei movimenti di estrema destra, il coinvolgimento coi Servizi segreti…
Ma i primi a morire dalla curiosità di scoprire come si evolverà esattamente la saga siamo proprio noi della casa editrice!

Costantini è un esordiente: quanto lavoro di scouting c’è dietro un libro (anzi tre) come questi che ancora prima di uscire risevgliano l’interesse dei media e degli editori stranieri?

Lo dico senza esagerare, tanto ma tanto lavoro. E non parlo solo della fatica di leggere e valutare centinaia se non migliaia di testi per scovarne uno che si ritiene di valore. La cosa più difficile è mantenere sempre tese le antenne in modo da cogliere ogni minimo segnale, di qualsiasi genere sia e da qualsiasi direzione giunga, non perdere mai la curiosità e l’entusiasmo per una possibile scoperta, anche quando il solo pensiero delle pile di dattiloscritti in attesa di giudizio che occupano costantemente le nostre scrivanie e ormai anche i nostri hard disk ci dà un senso di vertigine.
Quando è arrivato in casa editrice, il romanzo di Costantini era un malloppone di circa 800 pagine senza titolo, scritto da un signore sconosciuto che fino a quel momento nella vita aveva fatto tutt’altro. Insomma, poteva sembrare il classico parto di uno scrittore della domenica di cui liberarsi nella maniera più veloce e indolore possibile. Le probabilità di scartarlo dopo un’occhiata superficiale o di lasciarlo giacere indefinitamente nel limbo delle letture arretrate erano altissime. Eppure qualcosa ha attirato Marco Di Marco, che ha incontrato l’autore, si è fatto raccontare la storia e si è incuriosito. Dopo aver cominciato a leggerlo mi ha chiamato dicendomi che gli pareva assai promettente, così mi sono tuffato anch’io nella lettura e quando ne siamo riemersi a entrambi brillavano gli occhi: certo, non era ancora perfettamente a punto, presentava alcuni difetti e ingenuità tipici degli esordi, ma eravamo già allora consci di esserci imbattuti in qualcosa di eccezionale.

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