Pesca con la mosca



Gianni Simoni
Pesca con la mosca
tea
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Ritorna sempre per la TEA Gianni Simoni con le sue ‘avventure’ della felice accoppiata Petri – Miceli, un serial intelligente, un po’ vecchia maniera e mai surclassato da sesso e violenza, che ormai è diventato un appuntamento con i lettori. Anche stavolta un romanzo ‘normale’ che introduce con discrezione una storia anormale a rompere l’operosa routine provinciale della questura bresciana. In Pesca con la mosca ritroviamo tutti i personaggi nati dall’inventiva di Gianni Simoni: l’ex giudice Petri, sempre mattatore sulla scena, affiancato e sostenuto da Grazia Bruni e Maccari, reduci da una disavventura sentimentale, dal commissario Miceli un po’ più vicino alla pensione, dagli altri poliziotti della compagnia ma anche dal bizzoso procuratore Martinelli, il quasi nemico di Petri inquadrato in un cliché un po’ scontato, oggi ammorbidito dal passare degli anni. E le mogli di Petri e Miceli, presenze insostituibili con il loro innato buon senso.

Come recita l’aletta di copertina: Tavernole sul Mella, val di Ledro, Brescia sono i vertici di una macabro triangolo all’interno del quale si consuma una catena di omicidi sconcertanti… Chiariamo: non solo omicidi! Il romanzo prende l’avvio proprio da Tavernole sul Mella. Il cadavere di una bella ragazza, che affiora dalle acque in un tiepido mattino di settembre, coinvolge in prima persona l’ex giudice Petri mentre risale il torrente, tentando di pescare. Omicidio? Suicidio? L’autopsia leva subito ogni dubbio. Si tratta di suicidio. Ma un suicidio strano, con un retroscena amaro e che apre la strada a una catena di delitti inquietanti che, almeno all’inizio, sembrano avere un plausibile colpevole e un comune denominatore: le vittime erano tutte preti. Vendetta? Catarsi? Ma niente in realtà è come appare. Le uccisioni proseguono, il bersaglio cambia inesplicabilmente e confonde le acque dell’indagine. Un caso irrazionale che impantana l’inchiesta e fa infuriare Petri. Solo sfogliando le pagine di un vecchio romanzo di Ed MacBain: L’assassino ha lasciato la firma si riuscirà finalmente a intuire la soluzione. Il marcio ha infangato, scavando tracce indelebili. Le vittime si sono ribellate e qualcuno si è eletto a magistrato e carnefice, ma, volente o nolente, la giustizia deve andare avanti e intervenire senza accettare compromessi con il lato oscuro dell’uomo.

patrizia debicke

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