Piero Colaprico – Anello di piombo



Piero Colaprico
Piero Colaprico
Mondadori
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Un’indagine dell’ispettore Bagni
“Il maggiolino è sul marciapiede in corrispondenza del civico 5. La portiera è aperta. Sul sedile del guidatore “giaceva il corpo privo di vita di un uomo poi identificato come Eleuterio Rupp con la testa reclinata sul sedile lato passeggero e con il piede sinistro ancora appoggiato all’esterno. Si accertava che la vittima, medico psichiatra molto conosciuto e apprezzato, residente in quella piazza Fratelli Bandiera, era uscito quella mattina come di consueto alle ore 6:45 per condurre il proprio cane alla passeggiata mattutina di circa mezz’ora; quindi aveva riportato in casa il cane e, ridisceso, si apprestava a salire o stava salendo sul proprio Volkswagen Maggiolino quando veniva affrontato dall’omicida”. Inizia in modo brusco la giornata di Sebastiano Nesi, ispettore di polizia, meglio conosciuto come Tanone o Tano da morire, che deve indagare su questa morte, apparentemente inspiegabile. Un’indagine che tenterà di inghiottire Tanone e i suoi colleghi, di farli precipitare in un vortice, in quell’anello di piombo dal quale sarà difficile prendere le distanze.
A uccidere Eleuterio Rupp sono stati quattro proiettili, entrati e usciti da una calibro 38. “L’assassino, un uomo con occhiali a specchio, naso sottile, la faccia larga ha quasi poggiato il revolver sulla guancia dello psichiatra, che stava salendo sull’auto, o che aveva appena aperto la portiera, e ha premuto il grilletto. Quattro volte”. La vedova dispone che tutti i pazienti catalogati “sotto la lettera Y, o forse YY”, devono essere avvisati, tuttavia la macabra scoperta che Nesi fa nello studio di Rupp è che dallo “schedario di legno, quartultimo cassetto”, sono scomparsi tutti i fascicoli contenuti proprio sotto la lettera Y/YY. Sarà, quindi, fra questi fascicoli scomparsi che si cela il nome dell’assassino? El’omicida si fermerà ad Eleuterio Rupp oppure individuerà nuovi soggetti da eliminare? A peggiorare la situazione arriva la notizia, da parte dei periti, che l’arma usata per il delitto potrebbe non trovarsi in commercio, perchè potrebbe essere un ibrido: un oggetto trasformato in un’arma pronta per uccidere, in mano a qualcuno che “sembra conoscere Milano”. Milano, intorno ai protagonisti di questo romanzo di Piero Colaprico, sta cambiando volto rapidamente, dalla bomba in piazza Fontana, dagli anni di Piombo in cui “si finiva ammazzati per il solo fatto di indossare una divisa”, alla Milano da “bere”, quella degli anni Ottanta, sembra trascorsa un’eternità, le divide un abisso, ma la ferita che si è formata nel cuore del capoluogo lombardo sembra non riuscire a rimarginarsi.
Piero Colaprico, caporedattore de La Repubblica di Milano, ideatore del termine “tangentopoli”, dedica il romanzo ai colleghi della redazione di Milano e ad Antonio Iosa, “vittima del terrorismo, che mai ha perso la voglia di stare in piedi e di rompere le scatole a chi se lo merita” e segue il racconto da vicino, come attraverso una lente di ingrandimento che avvicina fra loro i decenni cruciali. I capitoli si susseguono e alternano fra loro, sarà una sorta di diario, lasciato in eredità da uno degli ispettori che indagava sul caso Rupp, a finire nelle mani di Francesco Bagni, ispettore, chiamato a indagare, a riaprire quella ferita, quel caso ricoperto di polvere, e a cercare di dare un volto a quell’assassino ancora impunito. Il passato per Colaprico sembra essere ancora un enigma da risolvere, una serie di nodi da districare in cui è rimasta imbrigliata la storia del nostro Paese e intorno alla quale ci sarebbe ancora molto da dire.

Paola Zoppi

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