Più lontano di così – Lucrezia Lerro



Lucrezia Lerro
Più lontano di così
La Nave di Teseo
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Più lontano di così non è propriamente un giallo. Pur basandosi su un fatto di cronaca nera realmente avvenuto, Lucrezia Lerro  crea un mondo con personaggi di invenzione che cercano di ridare vita e senso al passato. La protagonista, Leda Linzio, è una nipote della vittima, Luigi Linzio un giovane militare ucciso in piazza dell’Indipendenza a Roma il 4 dicembre 1951. I contorni della vicenda non sono chiari e la famiglia custodisce il dramma nascondendone particolari e modalità. Tutti sono rimasti in qualche modo segnati dall’accaduto: la madre che ha smarrito la ragione e che descrive la morte del figlio come un incidente, il fratello che rifiuta di parlarne, i parenti lontani che ricordano la vittima come un infame e poi la nipote, Leda appunto. “Spetta a me narrare la tua storia, dopo quel disordine dentro e fuori casa, dopo il sangue e le lacrime versate in silenzio.”
Cresciuta con la foto dello zio sempre davanti agli occhi, quasi come un santino, vuole conoscere la verità e non si accontenta delle mezze parole che i familiari con fatica le comunicano. Così, una volta divenuta adulta e andata via di casa, inizia la sua personale ricerca. È uno scavo lungo nel passato della famiglia ma soprattutto all’interno di se stessa per rintracciare nomi, volti, particolari della vita di quel giovane, tanto distante da lei nel tempo eppure così vicino. Anche lui aveva abbandonato la sua casa natale che gli andava stretta e si era trovato, uomo del Sud, in una fredda Milano, ospitato da parenti. E proprio all’interno delle dinamiche familiari ha inizio il dramma. Sarà la moglie di suo zio, infatti, a raggiungerlo a Roma, dove si era appena trasferito, per ucciderlo con più colpi di pistola.
Leda con pazienza cerca di mettere insieme tutti i tasselli della storia andando a rivangare dissidi e tradimenti, paure ed emozioni che hanno attraversato per decenni la famiglia. La frattura creata tra Nord e Sud, tra menzogna e verità. Chi era veramente Luigi e soprattutto chi era Francesca, la zia. Perché lo aveva ucciso, senza rimorsi e indecisioni? I documenti giudiziari offrono solo scarne deposizioni e i testimoni di allora sono pochi. Tornare sul luogo dell’evento aiuta a Leda a capire, a rendere vivo quel giovane che aveva tutta il futuro davanti e che in un solo attimo ha perduto tutto.
È un lungo viaggio nel tempo e nella memoria, nel detto e soprattutto nel non detto, nelle paure, nelle ansie quotidiane. Leda nelle sue peregrinazioni agisce quasi in trance, cercando di superare la sua avversione per il mondo, per la gente, i suoi timori di essere spiata e aggredita da malintenzionati in agguato. La morte dello zio l’ha segnata per sempre, ne ha in qualche modo diretto il destino e ridargli voce è un modo non solo per rendergli giustizia ma anche per liberare lei, in prima persona, da inquietanti fantasmi.

 

Cristina Bruno

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