Portanova e il cadavere di un prete



Alberto Minnella
Portanova e il cadavere di un prete
Frilli
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E tre! Torna in scena Paolo Portanova, commissario, l’acqua cheta che nasconde il vulcano, mezz’età, capelli rossi, siciliano, incallito fumatore di sigari, vittima sacrificale dei temporali, per una nuova trama imprigionata da ritmi e consuetudini siciliane consolidate.
Siracusa fine settembre 1964. La solita mala jurnata per Portanova, a notte inoltrata infatti, mentre nell’ufficio del commissario a Ortigia non resta che a ammazzare il tempo, dal mangiadischi portatile, quasi un clandestino balocco del commissario e dell’ispettore Gurciullo, escono le note di: A foggy day dei Gershwin, un pezzo malato, confuso, con la voce urlata di Charles Mingus che si mischia in sottofondo ai rumori di San Francisco. Unica ancora di salvezza per far scorrere le lunghe ore di una notte in servizio.
L’ispettore Gurciullo stappa l’ultima bottiglia di birra delle poche scorte e Portanova di “malo umore” accende malinconicamente il suo ennesimo sigaro quando, dal centralino, arriva una chiamata: è stato ritrovato un morto in via dei Mergulensi 15. Arrivati sul posto, una specie di piccolo cortile con uno spiazzo sul fondo che allarga la visuale, trovano il cadavere sfracellato di un uomo nudo precipitato dal secondo piano dell’appartamento vuoto di Natale Scimeca, un pregiudicato, da giorni in stato di fermo per l’omicidio del maresciallo Agrò. Il morto è tale Padre Mariano Moscuzza, e la faccenda di un “parrino spugghiatu” (pretino nudo) morto in mezzo al selciato sembra piuttosto strana? Che ci faceva in quella casa e poi… Si tratta di un suicidio? Oppure di un delitto?
E continuiamo a leggere, ritrovando nella nuova avventura di Portanova un’altra irrinunciabile occasione per conoscere (taliare?) i segreti dell’isola di Ortigia.
L’arrivo in ufficio di un nuovo vicecommissario, grato ai superiori ma troppo diverso dal rimpianto Diliberto, aggiungeranno malinconia a un periodo già difficile. Il commissario dovrà scontrarsi con i brutti misteri di un delitto, se delitto è, che pare inspiegabile e con le tante zone buie dai troppi perché. Perché padre Mariano è morto? In che modo Scimeca potrebbe essere coinvolto? Si potrebbe pensare a torbidi giochi passionali?
Con addosso qualche acciacco che gli fa paura, Carla sua moglie ancora a Catania dal padre, allontanata dalla reciproca e crudele incomprensione, e la vedova Scollo, pericolosamente a tiro, tra un mezzo toscano dietro l’altro per Portanova saranno solo giorni duri, cazzi acidi insomma con la tristezza che ammorba la gola. L’arrivo di un vecchio amico venuto dal Ministero dell’Interno, farà solo crescere i suoi pensieri. Cosa sta succedendo a Roma? E, come dice sempre il suo ispettore Gurciullo, “Se qualcosa può andare male, allora andrà anche peggio”. E, se Paolo Portanova non ha più voglia di far parte delle schiera dei commissari perdenti, qualche volta al peggio purtroppo non ci sono limiti.
Una Siracusa, che pare di toccare tanto è minuziosamente descritta, per un bel giallo ma che lascia la bocca amara e fa intravedere lo scenario di subdoli e fatali intrighi di potere.

Alberto Minnella, nato ad Agrigento il 12 novembre 1985, ha lavorato come cronista per il “Giornale di Sicilia” e il “Corriere di Sicilia”. Ha studiato musica moderna a Parigi all’accademia di batteria Dante Agostini. Ha pubblicato con Fratelli Frilli Editori il suo romanzo d’esordio Il gioco delle sette pietre (2013) e Una mala jurnata per Portanova (2015) ambientati nella nostalgica Siracusa degli anni sessanta e con protagonista il malinconico commissario di polizia Paolo Portanova.

Patrizia Debicke

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