Pulvis et umbra



Antonio Manzini
Pulvis et umbra
Sellerio
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Scrivere libri con personaggi seriali è complicato.
C’è il rischio di adagiarsi, di continuare a percorrere il solco del successo già tracciato e di ripetersi. La bravura di uno scrittore si misura,quindi, anche nel trovare ogni volta una trama intrigante e nel riuscire a far crescere i personaggi, cambiando e osando.
Manzini osa, cambia e Rocco cresce.
Pulvis et umbra è una storia di cambiamenti e tradimenti, di voltafaccia e nuove scoperte, di ombre e di polvere.
Ombre sono quelle che spiano e seguono Rocco. Ombre sono quelle da catturare del suo passato ancora non chiuso. Come pieno di ombre e angoli bui è il caso di cui si deve occupare.
Rocco si sente solo come non mai. Marina appare sempre più raramente. Anche lei è un’ombra che però se ne sta andando, perché anche il dolore più grande, pur non svanendo, si trasforma permettendoti di andare avanti, a volte tuo malgrado.
Perché la vita e gli affetti si insinuano tra le pieghe: possono avere l’aspetto di una cagnolina, che ama senza chiedere nulla in cambio, “l’amore piccolo”, o quello di un ragazzino brufoloso che probabilmente ignora di cercare un padre, come Rocco non sa che forse sta cercando un figlio.
Pulvis et umbra.
La polvere è quella che rimane dopo un crollo, quelle briciole di materia che sono quasi inconsistenti ma fastidiose, che entrano dentro e sedimentano. Impalpabili ma pesantissime. I resti di un amore, di una storia, di un’amicizia, le macerie dopo un tradimento.
Resti da cui ripartire. La fenice in copertina non è casuale.
Polvere e ombra sono quello che rimane quando, ancora una volta, Rocco dovrà rendersi contro che giustizia e verità non coincidono.
Con Pulvis et umbra Manzini si è concentrato sulla figura di Rocco, lasciando momentaneamente in secondo piano le clark, relegate in prima pagina, il loden e Aosta. Anche i due giullari D’intino e Deruta sono defilati.
Il focus sono le indagini e Rocco, che sta cambiando, e forse sta diventando anche più poliziotto di quanto non sia mai stato, perché la vita e le esperienze lasciano il segno e non ci si può far nulla.
Se da un lato alcune delle figure storiche sono relegate in secondo piano, dall’altro Manzini ne inserisce di nuove, come il commissario della scientifica fissata con le teorie del complotto; un nuovo e interessante personaggio che dona brio e divertimento,anche se l’unico che per ironia e cinismo compete alla pari con Schiavone è il medico legale Fumagalli. Più Rocco e Fumagalli per tutti!!
Trama, personaggi, profondità, malinconia e umorismo: Manzini azzecca tutto e ci combina un altro guaio. Sarà difficile aspettare un anno per il prossimo che prevedo avrà grosse novità.

Cristina Aicardi

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