James Patterson – Qualcosa di personale



James Patterson
James Patterson
Longanesi
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Non è facile essere un detective FBI: perché, quando lo sei, sei in servizio ventiquattro ore al giorno, anche fuori dalla  tua giurisdizione, soprattutto fuori dalla tua giurisdizione,
Il ritorno alle origini nella città natale di Starksville, nel North Carolina, nasce dal desiderio di una vacanza che subito si rivela in realtà il peggiore degli incubi, per Alex Cross.
Con Qualcosa di personale  Patterson ha scritto un  thriller orchestrato intorno a storie che investono la costellazione familiare: da un lato il cugino  Stefan schiacciato da accuse pesantissime: la tortura e l’uccisione di un suo studente, cui si aggiungono le dichiarazioni di un’altra  studentessa che lo accusa di averla stuprata.
Dall’altro una situazione personale che mette a dura prova lo psicologo detective, ponendolo a confronto con le proprie dinamiche familiari, con segreti custoditi da trent’anni.
La sua personalissima ricerca/indagine mette a nudo tutte le sue doti di umanità e profondità ma lo pone più volte e seriamente in pericolo, soprattutto quando collabora con la polizia locale,  che non riesce a smascherare autore e mandanti di una serie di brutali omicidi, perpetrati tra le “persone bene” di Starksville.
Sia pure su piani diversi il thriller ci porta a contatto con situazioni avvincenti sia dal punto vista “giallistico”, in senso stretto, che da quello squisitamente psicologico.
Restano impresse le figure dei padri, caratterizzate con maestria, approfondite con pochi ma efficaci tratti  che ci mostrano i personaggi ed il declinarsi delle loro personalità, piegate dall’educazione (o cattiva educazione), dall’imprinting, dalla necessità contingente.
E poi  c’è di più: i segreti nascosti della famiglia, in un disperato tentativo di tenere al riparo gli altri componenti, fuoriescono  come un’esplosione. Ci sono domande (e pesanti verità) che mettono in seria discussione le convinzioni di Alex Cross.
Lo stesso Cross ne aveva avuto un presentimento quando già, all’ingresso in Starksville, aveva ricordato un romanziere del  North Carolina – Thomas Wolfe – secondo cui non si può tornare a casa.
Poteva essere un modo di dire, inteso come il non poter tornare dopo che sei stato abituato a vivere in una metropoli, ma mai come in questo caso è suonato profetico.
La memoria di fatti passati, ormai , è diventata presente. Un presente drammatico e difficile da accettare.

 

Marinella Giuni

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