Quel brutto delitto di Campo de’Fiori



Letizia Triches
Quel brutto delitto di Campo de’Fiori
Newton Compton
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Un cold case con i fiocchi e infatti questo è il quadro d’insieme che circa vent’anni dopo, nel 1987 accoglie il professor Giuliano Neri, fiorentino esperto restauratore, spedito a Roma proprio su richiesta del vecchio amico e giudice Lapo Treschi – che è un appassionato collezionista e possiede un’opera del celebre pittore Matteo Baltusi – per intervenire su un suo affresco della chiesa di Sant’Angelo in Porta Paradisi, (chiesa di fantasia e brillante tocco inventivo dell’autrice).
L’affresco è legato a qualcosa di terribile, a quel brutto delitto di Campo de’ Fiori (come recita il titolo del romanzo) che accadde in quella zona nella tarda primavera del 1967 quando Arianna Baltusi, una ragazzina di dieci anni, figlia di Matteo Baltusi e di Iole del Gelso, membro di una grande famiglia romana, dopo essere uscita per recarsi a una lezione di musica, non fece più ritorno.
Ma già da quattro anni Matteo era andato a vivere con l’artista e modella Tiziana Liso. Avevano avuto una bambina, Nina, e tra lui e la moglie c’erano stati scontri e tensioni legati anche alla figlia Arianna.
La sua inspiegabile scomparsa seminò l’angoscia nel quartiere, provocando indagini affrettate e frenetiche che portarono all’arresto di un amico di famiglia: il pittore Ottavio Conti, un bon vivant con passione per le adolescenti, che fu incastrato dalla debole testimonianza di una portinaia. Conti s’impiccò poco dopo in prigione, ma senza avere confessato. E pochi giorni dopo la scomparsa di Arianna, il suo parroco, latinista e grecista illuminato, fu vittima di un mortale incidente in Sant’Angelo in Porta Paradisi, che contiene anche la cappella della famiglia Del Gelso e cinque anni dopo suo padre Matteo Baltusi, perse la vita in un drammatico incidente di macchina.
Ma il cadavere di Arianna non è mai stato ritrovato e sua madre Iole Del Gelso continua a illudersi di vederla ricomparire un giorno.
Giuliano Neri, che risente ancora delle conseguenze psicologiche, per il suo coinvolgimento nel precedente caso, (Giallo di Ponte Vecchio) che l’ha messo per giorni alla gogna dei fiorentini e ha provocato la rottura dei rapporti con moglie e figlia, arriverà a Roma e intraprenderà lo studio dell’opera gravemente danneggiata.
Ma, cominciato il restauro, Neri si accorge di qualcosa di strano, individua un indizio rivelatore e, con un giovane amico e critico d’arte Anand Pietracola, farà una macabra scoperta, sotto l’altare barocco, dedicato a Santa Cecilia, viene casualmente ritrovato un ripostiglio segreto sotto l’altare che contiene il corpo mummificato di una bambina… Che poi è proprio Arianna, la cui morte non era mai stata accertata e di cui era stato accusato un innocente?
Questo è solo l’inizio di un’indagine ad alta tensione. Che cosa accadde davvero in quel lontano pomeriggio di marzo? Chi può aver ucciso veramente Arianna e perché? Cosa contengono i diari di Tiziana? Neri comincia a fare ipotesi e a cercare soluzioni in un’altalena di supposizioni, interrogando l’ambiente e i vari personaggi della storia.
Ma una trama gialla si può solo accennare, soprattutto questa che inanella un colpo di scena dopo l’altro. Un romanzo, che ha l’indubbio pregio di introdurci in un importante e forse misconosciuto periodo storico-artistico italiano, e che regala una colta e minuziosa ricostruzione della vecchia Roma con le sue strade, chiese e palazzi nobiliari. Pittura e delitto, hanno squassato gli animi dei due nuclei familiari e di chi stava loro vicino.
Un romanzo denso di mistero, che aleggia anche nella chiesa, e che sembra permeare tutti i personaggi che man mano, salgono in scena: il critico Anand Pietracola, la pittrice Tiziana Liso, sua figlia Nina, la mamma della bambina scomparsa Iole del Gelso, la maestra di musica Evelina, il musicista Giulio Roti…

Letizia Triches è una docente e storica dell’arte, da dieci anni autrice di racconti e romanzi , capace di dipingere con la penna rapporti relazionali e individuali e scelte criminali del suo mondo. Gli aspetti psicologici, per lei, sono sempre basilari. Roma è sempre Roma, la trama, articolata e molto complicata, ci porta spesso per strade traverse, la soluzione sembra a portata di mano ma…

Ho chiesto a Letizia:

A quale pittore si è ispirata?
Al grande Balthus e il quadro che s’indovina nella ultime pagine è il suo capolavoro erotico: Lezione di chitarra.

 

Patrizia Debicke

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