Tutto quel buio – Intervista a Cristiana Astori

downloadTutto quel buio segna il ritorno di Susanna Marino, il personaggio creato da Cristiana Astori già protagonista di tre storie e di altrettanti misteri legati a pellicole scomparse e al mondo del cinema, ma non quello convenzionale sempre sotto la luci dei riflettori. Piuttosto un mondo sommerso, avvolto nel mistero e abitato da personaggi accomunati dalla passione/ossessione per la celluloide. Al centro di questa nuova avventura, il “Drakula Halàla” film ungherese degli anni venti. Una pellicola introvabile, scomparsa durante la prima guerra mondiale, antecedente il “Nosferatu” di Murnau e di conseguenza molto probabilmente la prima trasposizione cinematografica del personaggio di Dracula inventato da Stoker. Per ritrovarla Susanna Marino si trasferisce a Budapest e dovrà fare i conti con uno spietato assassino che sembra voler impedire che il film venga ritrovato, uccidendo tutti coloro che cercano di entrarne i possesso. Una storia che si snoda con un ottimo impianto narrativo, più d’atmosfera che d’azione e che si divide su due differenti sequenze narrative, quella con al centro la cacciatrice di pellicole scomparse e quella animata dai protagonisti del film e ambientata nei primi decenni del secolo scorso.

Cinema e immagini. Scrittura e parole. Come si possono amalgamare le due cose? A volte si sente parlare di scrittura cinematografica, quali sono i tratti che la contraddistinguono?
La mia sfida era proprio questa, riuscire a coniugare la scrittura con il cinema, ma non come accade in un soggetto o in una sceneggiatura, ma in un vero e proprio romanzo. L’effetto ho cercato di ottenerlo con uno stile molto visivo, il far vedere ripetuto anziché lo spiegare, l’uso di frasi brevi per un montaggio serrato, e di periodi lunghi per imitare il piano sequenza cinematografico, la soggettiva dell’assassino ispirata ai film di Argento, la cura visiva delle location e simili. L’intento era quello di dare l’impressione a chi legge di trovarsi seduto in una poltrona di cinema come spettatore, e in diversi casi capita che mi venga detto “ho visto il tuo libro” anziché “ho letto il tuo libro”… il lapsus mi fa molto piacere, ammetto!

Tutto quel buio segue la trilogia della serie dei colori, completandola. Quale era il tuo intento iniziale? Il progetto che variazioni ha subito di libro in libro?
In realtà non avevo progettato affatto una trilogia, “Tutto quel nero” doveva essere un romanzo unico, funzionale a raccontare la ricerca di una pellicola realmente scomparsa che conteneva il presagio della misteriosa morte dell’attrice Soledad Miranda, musa del regista spagnolo Jess Franco. Susanna Marino, la protagonista di Tutto quel nero, era una studentessa in cinema squattrinata incaricata da una oscura organizzazione a cercare tale film: non è un caso che le iniziali del suo nome siano le stesse della Miranda, e che lei vi somigli fisicamente, tutti dettagli che avranno uno sviluppo all’interno della trama. Poi i lettori si sono appassionati a Susanna, mi hanno scritto numerose mail chiedendomi di vederla tornare in altre avventure, e così è nata la Trilogia dei Colori, in seguito Tutto quel buio. Ogni storia è autoconclusiva e può essere letta indipendentemente dalle altre, e ognuna catapulta il lettore nell’atmosfera e nel genere del film perduto che Susanna viene incaricata di trovare. Per esempio Tutto quel rosso ricalca gli anni Settanta e le atmosfere del cinema di Dario Argento, in quanto tratta di una versione perduta di Profondo rosso, e Susanna si troverà a essere testimone di un omicidio identico a quello della medium, proprio come accade a David Hemmings nel celebre film.

drakula_halala2In questa nuova avventura, Susanna Marino si sposta a Budapest. Cosa regalano al libro le atmosfere della capitale ungherese? Ci sei andata prima di scrivere e con che occhi l’hai guardata?
Mi piaceva l’idea di ambientare il romanzo a Budapest, perché rispetto a Praga è una città meno esplorata dal punto di vista cinematografico e letterario, pur essendo ricca di fascino e di mistero. Inoltre il Drakula Halala, il film muto che Susanna ricerca, è girato da un regista ungherese, e la capitale ungherese mi pareva il posto migliore per rendere le atmosfere espressioniste della pellicola. Inizialmente per la scrittura mi sono documentata con una guida tursitica, poi studiando la guida mi è venuta voglia di vedere quei posti, dai monumenti ai palazzi, fino ai locali notturni e ho prenotato al volo un aereo. Vedere dal vivo i posti che mi ero figurata per la fiction è stato strano, quasi surreale, e nelle descrizioni quei luoghi della mente hanno assunto tridimensionalità ma anche mistero. Avevo immaginato Budapest come una città solare e luminosa di giorno, ma oscura e ricca di segreti non appena calano le ombre appuntite della notte, proprio come nelle atmosfere dei film espressionisti, e quando l’ho vista dal vivo con mio stupore si è presentata proprio così.

La storia si svolge su due piani temporali differenti, che difficoltà presenta questo tipo di narrazione?
Vero, Tutto quel buio è ambientato sia nel presente a Budapest, durante la ricerca della pellicola da parte di Susanna, e contemporaneamente nel 1920, sempre a Budapest, durante le riprese del “film maledetto”. In realtà ci saranno anche excursus storici successivi che non rivelo per non rovinare la sorpresa. Tale forma narrativa del montaggio parallelo tra epoche diverse l’ho utilizzata anche negli altri romanzi di Susanna, e la trovo efficace perché permette di mostrare fatti e personaggi del passato nella contingenza del momento, e non attraverso la narrazione retrospettiva che li rende meno umani e più remoti. Tale narrazione permette anche di creare similitudini tra personaggi di epoche diverse, uniti da un unico vissuto, che è una delle particolarità delle mie storie, non raccontare semplicemente i fatti ma individuare un misterioso fil rouge che li lega. Le difficoltà? Be’ ovviamente tale metodo richiede parecchia documentazione e la capacità di sapersi calare in un determinato periodo storico rendendolo credibile per l’epoca ma anche moderno, per facilitare l’identificazione di chi legge. È poi fondamentale l’uso di una scaletta per dosare con attenzione l’alternarsi delle scene e la rivelazione di determinati snodi di trama in cui passato e presente si contaminano e influenzano a vicenda.

drakula-halalaDi Dracula, nel tempo, si è scritto tanto e probabilmente ancora si scriverà. Perché il Signore delle tenebre non perde mai il suo fascino e non sembra risentire delle mode? Cosa si nasconde dietro la sua leggenda che piace così tanto?
Credo che i concetti più forti legati al mito del vampirismo siano l’aspetto della seduzione e dell’immortalità: Dracula è affascinante, e lo sarà per sempre, in eterno. In fondo sono queste le tematiche evidenziate in tanta letteratura paranormal romance di moda qualche anno fa, ma che purtroppo non ha tenuto conto dell’altro lato della medaglia: il vampiro è un predatore che non può amare ma seduce gli umani per impossessarsi del loro sangue e avere identità e vita. Senza le sue vittime Dracula non sarebbe né fascinoso né immortale, sarebbe morto: per questo non si può vedere riflesso nello specchio, perché in realtà non esiste. Siamo infatti noi che scegliamo di far entrare in vampiro nelle nostre vite, perché se non gli aprissimo la finestra il Conte resterebbe fuori, nella notte. Tutto quel buio racconta proprio di quest’altra faccia della medaglia, che è il nostro oscuro desiderio di fari vampirizzare.

Susanna è sicuramente un personaggio accattivante, con le sue debolezze, ma anche con la sua determinata ostinazione. In cosa Susanna è un personaggio moderno? Come sono cambiate le protagoniste dei libri noir?
Susanna Marino era una studentessa fuori corso e ora è una laureata in cinema che si mantiene con lavoretti precari, costretta a cercare pellicole assurde cacciandosi in situazioni al limite, tra trame di collezionisti avidi, sparatorie e inseguimenti, tutto questo per colpa della disoccupazione che affligge il nostro Paese… già questo aspetto mi pare decisamente contemporaneo! Inoltre le sue avventure non sono il classico giallo con il commissario dal passato oscuro e che sa usare bene la pistola, ma la protagonista è appunto una ragazza inesperta che non sa sparare anzi, soffre di narcolessia ed è parecchio distratta. Un po’ mi sono rifatta alle protagoniste innocenti perseguitate dai killer dei thriller argentiani, ma anche e soprattutto alla vita vera: proprio perché Susanna è una qualunque, fa più impressione sapere che sta rischiando la vita, che è accusata ingiustamente di omicidio o deve avere a che fare con un pazzo assassino e correre sui tetti innevati durante un pericoloso inseguimento: potrebbe accadere anche a noi, non a un commissario navigato, e noi come reagiremmo? Preciso che la mia caratterizzazione di Susanna non si riferisce alla figura della donna in particolare, ma a un vero e proprio mutamento nella concezione del detective che indaga, ha molto di femminile, certo, ma soprattutto si tratta della demolizione della figura del poliziotto superuomo per avvicinarsi a figure più ironiche e paradossali, e per questo è stata avvicinata a personaggi come Dylan Dog.

foto2Cosa vede nel buio Cristiana Astori? E perché il buio affascina?
Il buio ci affascina per lo stesso motivo per cui lo temiamo, ovvero perché lascia ampio spazio all’immaginazione, e quello che si immagina quando si pensa al Buio è sempre il lato oscuro, ciò che viene nascosto perché inconfessabile. La paura si basa proprio su questo, il non far vedere, il mostrare il meno possibile perché dare corpo ai propri mostri, portarli alla luce, è il primo passo per provare a sconfiggerli. Per questo in Tutto quel buio non nomino quasi mai la parola vampiro, perché per evocarli non c’è bisogno di citarli per nome, quello che inquieta è proprio la loro invisibilità unita al larvato sospetto della loro esistenza. Inoltre il Buio si lega al periodo più oscuro della nostra storia, quello dell’Olocausto, perché la banale mediocrità del Male non può essere descritta da nessun colore.

Come sei incappata nei misteri della storia del cinema? Come hai scoperto queste pellicole dimenticate?
Sono da sempre un’appassionata di film, ma la mia vocazione di “cacciatrice di pellicole” mi è stata suscitata da due fatti. Il primo è stato l’incontro filmico con l’attrice Soledad Miranda nella sua interpretazione di Lucy nel Dracula di Jess Franco: il suo fascino vampirico e la sua morte sfortunata e misteriosa mi hanno fatto entrare in contatto con la leggenda del documentario scomparso “Un giorno a Lisbona” che si diceva contenesse il presagio della sua fine. In seguito a diverse ricerche per il romanzo Tutto quel nero la pellicola è venuta alla luce grazie al mio amico e critico di cinema madrileno Carlos Aguilar, e tale scoperta mi ha ancora più incoraggiato a raccontare di film perduti. Inoltre l’altra colpevole del “misfatto” è la rivista “Nocturno Cinema” e in particolare lo speciale Misteri d’Italia: la leggo da anni e ho sempre trovato geniale l’idea di andare sulle tracce di pellicole mai viste o di ricostruirle attraverso testimonianze di chi vi aveva lavorato o attraverso brevi spezzoni o sceneggiature venute alla luce.

Di cosa andrai a caccia nel prossimo libro? Ci sarà un nuovo colore o se la serie si è conclusa con il buio che ne certifica l’assenza ?
In realtà ancora non ho deciso che cosa scriverò, ho una pallida idea che mi vaga per la mente, ma devo ancora compiere ricerche e raccogliere indizi. In ogni caso è probabile che prima o poi Susanna tornerà, sia perché me ne sono affezionata, sia perché non vorrei ci fosse qualche simpatica Annie Wilkes a leggere quest’intervista..!

MilanoNera ringrazia Cristiana Astori per la disponibilità e la casa editrice Elliot per averci dato i fotogrammi del fil che vedete nell’intervista

La foto di Cristina Astori è di Lucrezia Simmons.

Cristina Aicardi

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