Riccardino – Andrea Camilleri



Andrea Camilleri.
Riccardino
Sellerio
Compralo su Compralo su Amazon

Sembra alquanto arraggiato Camilleri per qualche critica che ha ricevuto e certo non lascia correre: qua e là, lancia battutine contro chi lo considera solo autore di genere, che si vende nei supermercati, un prodotto mediatico, che scrive sempre e solo storie sul rapporto mafia-politica, roba fritta… È stanco anche di scrivere, ha ormai ottant’anni.
Siamo nel 2005 e Camilleri decide che la fortunata serie di Montalbano finirà con questo romanzo. “Riccardino” invece rimarrà ben custodito dalla casa editrice Sellerio, in attesa di darlo alle stampe dopo la morte dell’autore, secondo la sua volontà. Negli anni successivi, per nostra fortuna, Montalbano continua a vivere in altri romanzi e solo ora, a un anno dalla morte, possiamo leggere come Camilleri aveva deciso di “eliminare” il commissario.
Salvo è diverso dal solito, nervoso, stanco, oppresso dalle vecchiaglie,in affanno e confuso: lo sdoppiamento tra lui, Persona reale e il Personaggio letterario e televisivo è diventato un peso, anzi, una sfida surreale tra lui e l’Attore. Il Montalbano reale si pente di aver raccontato, tanti anni prima, una sua indagine a un autore locale che subito aveva arracamato un romanzo, poi un altro e un altro ancora… grandi successi arrivati fin in televisione. Addirittura Salvo per strada viene scambiato per il Personaggio, e si chiede spesso come si comporterebbe il Montalbano Attore: una continua lotta col doppio di letteraria memoria
“… ‘No scassamento di cabasisi ‘nsupportabili, che pariva nisciuto paro paro da ‘na commedia di ‘n autro autore locali, un tali Pirandello.”
L’Autore invade la sua vita con continue telefonate, che lo fanno sentire pigliato da’ turchi. Del resto l’indagine è un vero guazzabuglio e sembra che Montalbano stia boicottando se stesso.
Il Professore-Autore sente di intervenire pesantemente
“…tu mi vuoi solo sputtanare, Montalbà. Vuoi fari tirreno abbrusciato torno torno a mia. Vuoi che i miei romanzi su di te diventino illeggibili.”
C’è un’insolita vena comica in questo romanzo che va di pari passo con la malinconia. Il teatro dell’opera dei pupi è più movimentato e contraddittorio che mai: tra Sua Eccellenza, l’ambiguo Piscopo, e i suoi parrini, sottosegretari e onorevoli in odore di mafia, amici che forse amici non sono, storie di cornuti e povirazzi, i preoccupati poliziotti del commissariato di Vigata e un Catarella sempre più chiassoso e scentrato.
Che succederà quando l’Autore vorrà imporre il finale più semplice dell’indagine al Montalbano-reale?
Una serie di ventisette romanzi, cominciata nel 1994 con “La forma dell’acqua”, da leggere e rileggere, per assaporare e lasciarsi affascinare, affatare, dal Vigatese, la lingua musicale inventata dal Maestro, che intreccia, in trama e ordito di magia pura, il dialetto siciliano e la lingua italiana. Tutti possono capirla se si lasciano condurre dalla sua trascinante musicalità e dal suo ritmo che ci trasporta nei canti della terra e del mare di Sicilia.
Non solo gialli, i libri di Camilleri, ma testimonianze di una non mai sopita infuocata passione sociale, civile e politica, come c’è sempre nelle grandi anime dei saggi e dei grandi Maestri d’umanità.
Indimenticabile Camilleri, ci resterai sempre nel cuore.

Tiziana Viganò

Potrebbero interessarti anche...