Rosy & John – Pierre Lamaitre



Pierre Lemaitre
Rosy & John
Mondadori
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Fate conto di stare seduti su un dolly con una cinepresa in mano. Vi muovete sulla seggiola dall’alto, ruotando, seguendo primi piani e panoramiche di quello che vi accade intorno, sotto, ai lati, sopra la vostra testa. E’ questa la sensazione che si ha leggendo l’ultima fatica  di Camille Verhœven, impegnato in un’indagine che lo vede fin da subito fare i conti con un colpevole che si è costituito, con una caccia a granate della prima guerra mondiale (sei) disseminate in tutta Parigi e pronte a mietere vittime se la polizia, e più in alto il governo francese, non saranno in grado di soddisfare le pretese del giovane “…chiamiamolo Jean. In effetti si chiama John, ma è una lunga storia, si fa chiamare Jean dall’adolescenza, su questo torneremo dopo. Per il momento diciamo pure Jean…”.
Il buon Jean ha pianificato tutto, vuole la madre libera (accusata di omicidio e oltre che pazza pure “scema”, parafrasando Camille), un biglietto di sola andata per l’Australia e ovviamente una borsa stracolma di banconote. Una granata da 140 mm (“…come non se ne vedevano da tempo a Parigi…”) pronta ad esplodere ogni giorno, una lotta contro il tempo sia per trovarle sia per capire qual è la connessione tra il giovane Jean e la madre e il motivo, il perché di quel piano diabolico e folle.
Si vive Parigi nel suo stato di allerta perenne, si sta dalla parte di questo poliziotto che sembra l’unico a capirci qualcosa, l’unico che può sbrogliare la matassa ed evitare che quelle dannate granate mietano vittime innocenti. E’ un impegno che costa fatica al nostro protagonista visto che dovrà rinunciare a un tot di appuntamenti galanti con la sua donna e placare le ire della sua gatta che reclama attenzioni.
Un finale a sorpresa, un romanzo adrenalinico che si gioca sul filo del tempo, un’ottima prova del buon Lemaitre.

Marco Zanoni

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