Saggio su Jean-Claude Izzo – 3.1 Marsiglia: il mondo è di chi lo vive

Izzo, che oltre ad essere stato romanziere ha esercitato la
professione di giornalista per diversi anni, sa bene che la cronaca è
una cartina tornasole della salute di un Paese.
La sua Marsiglia, invece, per la particolare posizione geografica e
per la commistione di etnie che la contraddistingue, è un laboratorio
d’osservazione a cielo aperto per l’Europa intera.
A Marsiglia la convivenza di culture, di usi e costumi differenti è
nata decenni fa; in altre città europee (che siano dell’est o
dell’ovest, con ovvie discrepanze) tale condizione è emersa da soli
pochi anni. Marsiglia, in un certo senso, è la città europea del
presente e del futuro.
A proposito merita di essere citato per intero un passo di Casino
totale
, in cui Montale parla con Ange, francese di origine algerina,
proprietario del bar Treize-Coins in cui avviene la discussione:

«“Come va?” chiese, un po’ preoccupato. “A meraviglia! Mai stato così
bene”. E gli tesi il bicchiere. Lo ripresi e andai a sedermi sulla
terrazza, vicino a un tavolo di arabi. “Ma siamo francesi idiota.
Siamo nati qui. Io, l’Algeria, neppure la conosco”. “Se i francesi non
ti vogliono, che fai? Aspetti che ti sparino? Io me ne vado”. “Ah, sì?
E dove vai, idiota, eh? Smettila di vaneggiare”. “Io, me ne frego.
Sono marsigliese. Voglio rimanere qui. Punto. E se mi cercano mi
troveranno”.
Erano di Marsiglia. Più marsigliesi che arabi. Con la stessa
convinzione dei nostri genitori. Come lo eravamo noi, Ugo, Manu e io a
quindici anni. Un giorno Ugo aveva chiesto: “A casa mia e da Fabio, si
parla napoletano. Da te, si parla spagnolo. A scuola impariamo il
francese. Ma, in fondo, cosa siamo?”. “Arabi” aveva risposto Manu.
Eravamo scoppiati a ridere. […]. Mio padre mi aveva detto: “Non
dimenticarlo. Quando arrivammo qui, con i miei fratelli, non sapevamo
se, a pranzo, avremmo avuto da mangiare, e poi si mangiava comunque”.

Questa era la storia di Marsiglia. La sua eternità. Un’utopia. L’unica
utopia del mondo. Un luogo dove chiunque, di qualsiasi colore, poteva
scendere da una barca o da un treno, con la valigia in mano, senza un
soldo in tasca, e mescolarsi al flusso degli altri. Una città dove,
appena posato il piede a terra, quella persona poteva dire: “Ci sono.
È casa mia”.
Marsiglia appartiene a chi ci vive».

Marsiglia, ma anche Genova, Roma, Barcellona, Oslo, Berlino, Monaco,
Vienna: il mondo è di chi lo vive.
L’obiettivo di un’Europa unita, in cui i cittadini si sentano
depositari di diritti e doveri che vadano oltre i confini politici,
che sappia accogliere i figli lontani di uno stesso mare-madre
Mediterraneo -come chiede Braudel-  è anche il sogno di Izzo; anzi
l’autore marsigliese anela  un’utopia di dimensioni ancora maggiori,
cosmopolita.

Continua…

giancarlo briguglia

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