Sangue Nero – Intervista a Andrea Ferrari

Nei giorni scorsi è uscito in libreria, per Novecento Editore, Sangue nero, il nuovo romanzo giallo/noir del giovane ma già affermato scrittore milanese Andrea Ferrari.

51ywzhwpf7l-_sx345_bo1204203200_ Andrea, parlaci un po’ di te… Chi è Andrea Ferrari e di cosa si occupa quando non si dedica alla scrittura?
Quando non mi occupo di scrittura, mi occupo di scrittura, ma solo in modo diverso. Lavoro nel sociale, coordino un grosso centro anziani e centro giovani nel quartiere Corvetto, a Milano. Un lavoro vicinissimo alla letteratura contemporanea!!!
Ultimamente cambio anche un sacco di pannolini.

Quando hai capito di aver qualcosa da esprimere attraverso i tuoi libri?
Prima è venuta l’esigenza di raccontare la città di Milano, poi quella di fare noir “civile”, per dir così. Le due cose ora si compenetrano e in Sangue Nero, il libro uscito per Novecento Editore, ho abbandonato Milano per dedicarmi alla provincia bergamasca.

Difficile trovare editori che credano nelle qualità di un giovane autore e decidano di investire su di lui?
Non so se sia difficile o meno, a me è sempre andata bene. Novecento è stata molto coraggiosa a scommettere su un romanzo particolare come Sangue Nero. Se parliamo dei grandi gruppi editoriali è  un altro paio di maniche, ma io sono abituato a rimboccarmele e a lavorare, il resto è filosofia.

Parliamo del tuo nuovo romanzo, Sangue nero, ambientato in una ricca e un po’ cupa provincia bergamasca. Come mai questa scelta, direi piuttosto originale?
Per prima cosa avevo, poeticamente, bisogno di andarmene da Milano. In secondo luogo avevo voglia di parlare di un tema come il razzismo che necessitava, a mio avviso, di una collocazione particolare come quella della provincia bergamasca. Poi ho aggiunto Seattle e la sua musica e un po’ di birra trappista.

26998_1355244157132_4512228_nIl tuo protagonista, l’investigatore privato Angelo B. Bossi, è certamente uno dei personaggi più singolari che si possano trovare in un romanzo gallo/noir come Sangue nero (e le ragioni le ho in parte già anticipate nella mia recensione). Angelo è anche, francamente, uno dei personaggi più simpatici, oserei dire “empatici”, che mi sia capitato ultimamente di incontrare fra le pagine di un libro. Ce ne vuoi parlare un pochino e spiegare come è nato?
Angelo B. Bossi è nato perché, come ho detto prima, volevo parlare di un tema delicato come il razzismo e, per non farlo in modo canonico e retorico, ho deciso di ribaltare la situazione.
Angelo è nato in Senegal, è nero ed è alto due metri. Lo hanno adottato quando aveva solo due mesi ed ha vissuto sempre e solo in val Brembana. Il suo cognome Bossi non è valligiano, ma di Varese perché suo nonno paterno era un emigrante arrivato in valle per lavorare e “naturalizzato” per amore. Insomma Angelo è straniero due volte, perché in val Brembana uno con origini varesine lo chiamano furesté!!!

Tu avevi già creato in precedenza altre figure di detective, diciamo un po’… anomale. Pensiamo ad esempio ad Andrea Brandelli di Milano A. Brandelli. Come mai hai sentito l’esigenza di creare questo tuo nuovo “personaggio”?
Amo utilizzare i canoni del genere e allo stesso tempo ribaltarli. Nella serie di Milano A. Brandelli, giunta al quinto episodio e per la quale va dato merito da Eclissi editrice di averci scommesso, era la figura figura del detective privato “classico” ad essere messa in discussione, oltre che l’impostazione stessa del noir (non ci sono morti su cui indagare). In Sangue Nero è la mentalità di chi è abituato a leggere un noir ad essere messa sulla graticola. Poi ho voluto scivolare un po’ anche nell’Hard Boiled, mio vero amore da sempre.

Domanda banale ma di prammatica. A parte la passione per il calcio, cosa c’è di Andrea Ferrari in  Angelo B. Bossi?
Certamente la passione per la musica di Seattle degli anni ’90, quella che il grande pubblico conosce come Grunge, ma che era molto di più di questa triste parola. Poi c’è il mio lato più romantico e anche quello intransigente. Diciamo che ho utilizzato Angelo per buttare fuori tutto quello che, per pudore e senso civico, mi tengo nel gozzo nella vita vera.
Angelo invece mi ha attaccato la sua passione per la birra trappista. Io parto astemio, ma per documentarmi a fondo ho dovuto assaggiarne un po’ e diciamo che alcune parti del libro mi sono venute un po’ brille!!!

Possiamo sperare di ritrovare presto Angelo in una nuova, divertente avventura?
Mi sto documentando su Varese e sul Senegal, che Angelo la prossima volta andrà all’estero…vi basta così o mi dilungo ancora un po’?

Secondo te, c’è ancora spazio nel panorama editoriale italiano per qualche giovane talentuoso, e che consigli ti sentiresti di dargli?
Intanto ti ringrazio per il giovane, anche se alla soglia dei quarant’anni e con una decina di romanzi pubblicati fra quelli da solo e quelli che scrivo con i miei soci Francesco Gallone e Riccardo Besola, comincio ad avere qualche callo sul culo. Non ho consigli, né per i giovani né per i vecchi, ma nel panorama editoriale nostrano c’è un grande bisogno di genuinità!!!

Un errore che un giovane scrittore non dovrebbe mai fare?
Non scrivere sarebbe l’errore peggiore.

Il tuo editore ti premia per il successo di Sangue nero con una crociera intorno al mondo. Tre oggetti e tre libri che non vorresti mai dimenticare di mettere nel tuo trolley?
Lettore mp3 gigantesco, spazzolino da denti e dentifricio. Libri imprescindibili direi Fame di Knut Hamnsun, Il Grande Sonno di Chandler e Cuore di tenebra di Conrad.

Il sogno nel cassetto di Andrea Ferrari?
Nessun sogno nel cassetto, perché se stanno chiusi i sogni non si realizzano.

Per concludere, cosa direbbe l’Angelo B. Bossi di questa intervista?
Tròpa filosofia in questa intervista qui, eh. Adèss mi ci vuole un’altra birretta per lavarla via tutta. Salute!!!

 

 

Gian Luca A. Lamborizio

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