Sara la vendicatrice – Intervista a Maurizio de Giovanni

A pochi giorni dall’uscita di Una lettera per sara, terzi capitolo di una fortunata serie, Maurizio de Giovanni ha risposto a qualche nostra domanda
Questo libro doveva uscire a fine marzo ma nel frattempo è arrivata una catastrofe epocale che ha imprigionato tutti coloro che miravano a sopravvivere. Come hai vissuto questo periodo? Cosa ti è mancato e cosa ti ha ferito di più in questi lunghi mesi?
La reclusione forzata non mi è pesata più di tanto. Vivo in una casa panoramica. Mi bastava affacciarmi per prendere fiato. Ho sfruttato la situazione soprattutto per leggere, permettendomi incursioni che di solito non ho il tempo fare, costretto come sono a leggere essenzialmente il materiale che mi serve per scrivere i miei libri e i romanzi che mi capita di dover recensire.

Ovviamente mi è mancato il contatto fisico con il prossimo, con i miei lettori. Oggi farò la prima presentazione di Una lettera per Sara sul web, e questo mi addolora, ovviamente. Ho cercato di sopperire alla forzata mancanza di incontri firmando circa tremila copie che sono state distribuite alle librerie che le hanno chieste, ma ovviamente non sarà la stessa cosa.

Oltre alla innegabile tragedia che ha ferito tutti, il luogo comune come al solito ha colpito i miei conterranei. Siamo stati accusati di non saper rispettare le regole. I fatti e l’andamento del contagio hanno dimostrato che i napoletani hanno invece affrontato la chiusura in modo ancor più responsabile di quanto si potesse sperare.

Ma siamo qui per parlare del tuo libro: Una lettera per Sara? A conti fatti, ci puoi dire di cosa si tratta in questa lettera?
E’ una lettera che arriva dal passato, dalla vicenda di Graziella Campagna, cui peraltro il libro è dedicato. Avevo letto la storia da qualche parte, tempo fa: una storia impossibile, come solo la vita vera riesce a essere. Il classico caso del trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato. Poi il ricordo della Campagna è tornato prepotente, ha messo radici, foglie e fiori e scriverne è diventato per me imprescindibile. Naturalmente la realtà dei fatti ha costituito solo uno spunto, ma sono contento dell’omaggio fatto alla memoria di una persona dolce, troppo presto dimenticata dai più e che invece ha costituito l’unico motivo di vita per pochi altri.
Ecco in breve la lettera alla quale Sara dovrà rispondere.

Io avrei dato i Bastardi pari e patta con la serie di Sara, se si parla di genere noir. E invece mi pare che tu giudichi la serie su Sara la più nera tra le tue. Perché?
I Bastardi, pur con tutte le loro imperfezioni, le loro tristezze, il loro passato più o meno oscuro, hanno un obiettivo comune: mantenere in essere il Commissariato di Pizzofalcone. Questo scopo li motiva, li amalgama e in qualche modo li aiuta a reagire alle intemperie cui sono stati e sono più o meno esposti.
Nel mio immaginario, Sara è conclusiva. Massimiliano non c’è più e la sua vita è quella di una vendicatrice.

In questo romanzo Davide Pardo assume un ruolo più definito, da membro del trio abbastanza neutro si trasforma in causa scatenante, ma entra anche in mezzo al romanzo con una sua storia personale e importanti prese di posizione. Non mi dispiace. Pensi di concedergli maggiore spazio anche in futuro?
Pardo, dopo Boris, è uno dei miei personaggi preferiti, come lo è, tra i giornalisti, quello di cui ho utilizzato il nome. E’ quella che definirei una persona perbene. Paterno senza essere padre, è addolorato dal pensiero di non riuscire a mantenere la parola data. Forse non brillante, ma di certo scrupoloso, testardo e affidabile.
Di sicuro sarà una delle colonne del prossimo romanzo della serie.

Il “trio” Sara, Pardo e Viola, ormai dopo tre romanzi pare collaudato. Quale definizione daresti al ruolo di ciascuno dei tre alleati?
L’inesperienza di Viola e l’indolenza di Pardo trovano una guida fondamentale in Sara, che con la sua essenzialità unita alla profonda conoscenza dell’animo umano potenzia l’intero team.

Metti Sara di fronte a domande provocate dall’affiorare di un nome che rischia di offuscare l’immagine o meglio l’aureola del suo Massimiliano? Un fantasma? Una precisa scelta che mi piace. Cosa ti ha spinto a farla?
La vita è così. Nessuno, anche il più adamantino, è al riparo da crepe. Soprattutto uno come Massimiliano, che nella mente di Sara per trent’anni ha rappresentato la perfezione.

Quanto peso avrà ancora nel futuro di Sara la presenza di Andrea Catapano, il vecchio amico cieco, il geniale e intuitivo luogotenente di Massimiliano?
Non ci ho ancora pensato, ma credo di sì, visto che mi piace molto, con il suo deficit e il suo superpotere. Senza spoilerare troppo, credo però che il lato oscuro di Massimiliano di cui Andrea ha scelto di non mettere Sara al corrente cambierà necessariamente il rapporto tra i due.

Un libro che più degli altri rimanda al passato a ricordi che fanno male. Fino a dove si può arrivare in nome di una memoria collettiva, che la costringe accettare un ruolo diverso ma umanamente comprensibile?

Sara accetta l’imperfezione di Massimiliano perché è parte di lui e dunque per questo solo fatto va amata. Ma scoprire che il suo uomo era diverso da quello che pensava rappresenta un tradimento. Lo supererà ma la cosa la cambierà necessariamente.

Riuscirà Sara e combattere e riuscire a vincere l’altrui male fisico che da tanto troppo tempo la circonda e l’opprime?
Non lo so.

Ma e soprattutto riuscirà Sara e scegliere di vivere per un possibile futuro?
L’unica speranza è rappresentata dal piccolo Massimiliano. Ma è solo una speranza, non una certezza.

Sei intervenuto via web al salone Extra di Torino. A parte gli scontati commenti sul nome scelto per quest’anno “Altre forme di vita”, puoi regalarmi le tue impressioni a caldo e cosa e come immagini un prossimo futuro del “mondo dei libri”?
E’ stata una maniera alternativa, l’unica possibile, per evitare di saltare l’edizione 2020. Ma per me senza l’odore della carta, le strette di mano, il vocio costante, i colori delle Sale, il Salone non ha senso. Non tornerà mai quello di prima, ne sono consapevole, ma l’edizione virtuale dovrà essere in fretta accantonata.

E domanda d’obbligo, prossimi progetti?
La pandemia ci costringe a vivere alla giornata.
Aspetto di sapere quali attività riprenderanno, quando e soprattutto come, per riprogrammarmi come autore teatrale.
Per ora di certo c’è l’uscita del prossimo romanzo di Mina Settembre, stavolta per Einaudi, che dovrebbe essere in libreria il primo. Settembre, è ovvio!

MilanoNera ringrazia Maurizio de Giovanni per la disponibilità.

Patrizia Debicke

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