Sbirritudine



Giorgio Glaviano
Sbirritudine
Rizzoli
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Il primo libro di Giorgio Glaviano – siciliano che vive e lavora a Roma come sceneggiatore per Rai, Mediaset e Sky – è un thriller notevole, ispirato a fatti accaduti che, oltre a spiegarci a chiare lettere una certa realtà che rivela l’inciucio Stato-mafia, narra contemporaneamente con dati inconfutabili la condizione in cui molti poliziotti, “veri e leali” servitori dello Stato (che bisogna definire eroi), sono costretti a operare. Un thriller condotto in prima persona, con la possente voce narrante, determinata ma allo stesso tempo disincantata, di lui, il protagonista, lo sbirro che non sopporta mai di piegarsi davanti al crimine. Vent’anni della vita di uno scomodo e retto poliziotto siciliano di provincia, per ricordare quanto, cosa ha fatto e ciò che ha omesso. Un poliziotto, uno sbirro che non ha mai accettato compromessi. Così malato di sbirritudine, che in nome della giustizia è stato pronto ed è ancora pronto a mettere in gioco tutto: carriera, amore, la sua vita, la sua famiglia.
«Conosce le loro regole, ma non è uno di loro. Sopporta notti insonni e lunghi appostamenti, inseguendo segreti antichi come l’Italia. La gente lo guarda da lontano, con sospetto. Perché un poliziotto siciliano, in Sicilia, è quasi un controsenso…» recita l’aletta della copertina per poi spiegare: «Un uomo destinato a restare solo. Forse per questo ha qualcosa che gli altri poliziotti non hanno: un vero e proprio sesto senso per la mafia. Gli uomini d’onore la chiamano ‘sbirritudine’, e lui ce l’ha all’ennesima potenza: a capo di una squadra investigativa speciale, da anni cerca di scardinare il clan di Fifi Bellingeri, che sta insanguinando le strade di Prezia. Inchiesta dopo inchiesta si avvicina al suo obiettivo, ma ogni volta la cattura sfuma all’improvviso. Interessi personali, collusione, falsi incidenti, truffe: gli ostacoli sono sempre nuovi e arrivano soprattutto dall’alto, perché nel sistema sono tutti d’accordo, come ai tempi del Gattopardo. Ma per lui lottare contro Cosa Nostra non è una scelta, è la vita. Per arrivare fino in fondo dovrà sfidare la legge, i superiori, i mafiosi stessi, disobbedendo agli ordini e vivendo nell’attesa, nascosto e braccato come un predatore. O come un latitante. Perché in una terra di nessuno, in cui Stato e mafia si confondono, assomigliare ai propri nemici è molto più facile di quanto non si pensi».
Stanco e scoraggiato, durante un’eterna notte insonne, in cui dovrebbe decidere cosa rispondere a una telefonata la mattina dopo, esce di casa, sale in macchina e chilometro dopo chilometro ripercorre mentalmente e fisicamente i luoghi delle sue battaglie. E ricordando i compagni, gli agguati e gli uomini d’onore, farà il giro dell’intera Sicilia. Un ideale viaggio nel cuore nero della mafia, della politica e della continua abnorme trattativa tra stato e criminalità. La memoria di vent’anni passati in quella terra di confine dove non esistono amici, alleati o leggi, ma solo connivenza, corruzione e prevaricazione. Questo libro è un thriller, una fiction che si rifà a una storia vera, ma allo stesso tempo deve diventare un grido forte e sincero di denuncia, contro l’inettitudine, la prevaricazione e certi gravi, imperdonabili errori. E quindi un grido di rabbia, liberatorio a cui dobbiamo unirci. Per il protagonista e per tutti coloro, troppi, che sono morti combattendo e per quelli ancora vivi, convinti che ci sia qualcosa per cui valga a pena di combattere.

 

 

 

Patrizia Debicke

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